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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Per "un nuovo Rinascimento": il progetto per rigenerare il territorio dalle aree produttive

Si tratta del progetto “Capannoni OnOff”, promosso da Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso e sottoscritto anche da Provincia di Padova e Camera di Commercio di Padova

Trasformare aree produttive, capannoni industriali oggi dismessi o degradati, figli dell’economia pre-crisi, da costo ambientale, sociale ed economico a patrimonio da rivitalizzare (stimato in 3,9 miliardi) attraverso il recupero, riconversione o demolizione per un nuovo Rinascimento. È questo il punto non più rinviabile, in un Veneto che conta più di 92mila capannoni industriali (32mila a Padova e Treviso), sparsi in 5.679 aree produttive (per 41.300 ettari di terreno), che coprono il 18,4% della superficie "consumata". Molti dei quali (11mila, il 12% del totale) dismessi e inutilizzati. E ciò può avvenire solo attraverso un’azione di indirizzo e di policy che faccia cultura, urbanistica, progettuale e amministrativa, e che incida nel medio-lungo periodo. Un risultato che passa (anche) da un’efficiente gestione dei "big data". È questo il fulcro del progetto “Capannoni OnOff” promosso da Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso e sottoscritto venerdì 8 marzo nella sede di rappresentanza di Palazzo Giacomelli a Treviso dal Presidente Massimo Finco e dal Presidente Vicario Maria Cristina Piovesana. Con loro i rappresentanti degli Enti istituzionali partner dell’iniziativa: le Province di Padova e di Treviso, rappresentate dai rispettivi Presidenti Fabio Bui e Stefano Marcon, le Camere di Commercio di Treviso-Belluno e di Padova, con i Presidenti Mario Pozza e Antonio Santocono, e il Consorzio Bim Piave, con il Presidente Luciano Fregonese.

"CapannoniOnOff"

“Capannoni OnOff” punta alla rigenerazione e riassetto di un territorio che ha conosciuto il decollo economico in passato (grazie alla disponibilità di aree produttive) ma anche a un’occupazione estensiva e spesso frammentata del territorio. Obiettivo: un nuovo modello di insediamento, attrezzato e vicino ai grandi assi infrastrutturali, a un sistema più razionale e sostenibile di gestione del suolo, per le attività produttive ma anche per la residenzialità e le altre funzioni economiche sociali (commercio, turismo, mobilità, educazione, cura e assistenza). Sulle aree produttive e i capannoni l’attenzione di Assindustria è stata particolarmente presente, fin dalla redazione a inizio anni ’90 del primo Atlante delle aree industriali, poi nel decennio successivo il progetto Quap (Qualità Urbana Aree produttive) fino agli ultimi appuntamenti dedicati alla rigenerazione, riuso (o demolizione) degli spazi produttivi. “Capannoni OnOff” parte da questa esperienza e propone, per Padova come per Treviso, una grande opera di ricognizione, conoscenza di aree ed edifici produttivi presenti nel territorio delle due province, caratteristiche, stato, sottoservizi, infrastrutture. Si tratta di censire circa 32mila capannoni (il 34,8% del Veneto) per una superficie di 14.200 ettari, raccogliendo, omogeneizzando e mettendo a fattor comune le banche dati di enti (Comuni, Province), catasto, ma anche dei fornitori di utilities e altri soggetti (come Anas, gestori di reti/infrastrutture come Telecom, Enel ma anche Google Maps) per creare un unico data base condiviso e accessibile, di facile lettura, attraverso un portale internet dedicato (Atlante telematico). Dalla cartografia alla geolocalizzazione, dalla dispersione all’interoperabilità dei dati, sempre aggiornati, per la ricerca online. Disponibile ad enti ed amministrazioni pubbliche, progettisti, imprese, alla multinazionale che ricerchi un’area in cui insediarsi (o da riqualificare) o alla Pmi che voglia ampliarsi.

«Primo progetto simile in Italia»

«Crediamo sia il primo progetto in Italia che mappa aree ed edifici produttivi, proprietà, stato, utilizzo attuale, tanto più in un territorio così esteso - dichiara Massimo Finco, Presidente di Assindustria Venetocentro -. L’obiettivo è molteplice: supportare le Amministrazioni pubbliche nelle loro politiche urbanistiche e infrastrutturali secondo standard comuni e condivisi, favorire le scelte di possibili investitori interessati al riutilizzo di edifici, promuovere un modello urbanistico meno rigido nelle destinazioni d’uso. Infine, anche un controllo degli spazi dismessi. Il Veneto ha tutte le caratteristiche per ambire ad essere un modello di rigenerazione, recupero e riuso del territorio e dei capannoni, dismessi o inutilizzati. Se a una buona Legge regionale, sapremo aggiungere una cultura nuova, che riguarda le nuove traiettorie dell’economia digitale, la flessibilità normativa per le imprese che vogliono crescere e restare sul territorio, la diffusione delle migliori tecnologie edificatorie. E anche un forte investimento pubblico e meccanismi premiali, come crediti edilizi, incentivi fiscali o contributi pubblici di Regione ed enti locali, per stimolare gli investimenti privati e la trasformazione del nostro territorio. Una rinascita che cambi in meglio le aree produttive e urbane, e una straordinaria opportunità per il Veneto di reagire a una fase economica difficile e alla recessione».

Tre fasi previste

«Prevediamo di arrivare a regime entro l’inizio del 2020 - afferma Maria Cristina Piovesana, Presidente vicario di Assindustria Venetocentro - in tre fasi: ricognizione delle aree produttive nelle province di Padova e di Treviso, individuazione dei singoli edifici e dei lotti liberi con costruzione della banca dati, elaborazione dell’atlante telematico, che sarà poi costantemente aggiornato. Per quanto riguarda Assindustria Venetocentro, consentirà di valorizzare il ruolo delle otto Delegazioni di territorio nella relazione con le Amministrazioni comunali e degli altri soggetti pubblici e privati. L’obiettivo è promuovere politiche di medio-lungo periodo nella programmazione dello sviluppo del territorio, incentivando la riqualificazione, la rigenerazione, il riuso e, se necessario, l’abbattimento degli edifici non più idonei. Consentirà anche di mettere ancor meglio in rete gli imprenditori che operano in una stessa area per elaborare possibili collaborazioni su progetti e servizi comuni (infrastrutture, mense, asili per i collaboratori e le loro famiglie). Crediamo infine che aree produttive di qualità siano attrattive anche di nuovi investimenti e insediamenti produttivi, con creazione di nuova occupazione. E anche questo verrà favorito dal nuovo ‘atlante’ telematico che andremo ad elaborare».

«Grande opportunità»

«È un progetto - sottolinea Fabio Bui, Presidente della Provincia di Padova - che prende in considerazione un problema importante, ma che può trasformarsi in grande opportunità. Partendo da una puntuale ricognizione del territorio, potremo davvero favorire i processi di rigenerazione, valorizzazione e riqualificazione ambientale. Dobbiamo far fronte al cambiamento in modo dinamico, ma tenendo in considerazione un'attenta pianificazione urbanistica. La Provincia di Padova ha avuto la coraggiosa intuizione di far entrare nella sua pianificazione l’idea di un uso equilibrato del suolo, vero indicatore di qualità di vita. Ecco, credo sia importante continuare a sederci attorno a un tavolo con tutte le categorie interessate per pensare al bene del territorio, perché il suolo è qualcosa che nessuno mai ci potrà restituire. Questo protocollo d’intesa  traccia la via per guardare alla modernità senza rinunciare alla difesa dell’ambiente e della bellezza del contesto rurale e turistico che ci circonda».

«Da problema a punto di forza»

«Investire nella riqualificazione delle aree produttive dismesse - dichiara Antonio Santocono, Presidente della Camera di Commercio di Padova - significa trasformare un problema in un punto di forza e restituire al territorio nuovi spazi di valore, incrementandone l’attrattività. Con questo protocollo d’intesa la Camera di Commercio di Padova vuole porre l’attenzione sull’importanza di mappare in maniera efficace le aree da rigenerare per creare nuove opportunità per l’industria e lo sviluppo competitivo del territorio, e sulla necessità che il territorio interessato sia dotato di un sistema infrastrutturale utile alla ulteriore valorizzazione dell'iniziativa. Non dimentichiamo che le industrie sono strettamente intrecciate ai cicli di vita del territorio in cui sorgono. Ciò rende queste aree e strutture ancora più importanti e assolutamente meritevoli di poter vivere una “seconda vita”, ancor meglio se al servizio di quello stesso territorio».

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