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Rai, nuova richiesta del canone alle aziende che hanno un pc

Il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin: “Solita richiesta di soldi nonostante sia stato chiarito che chi usa il computer solo per lavoro non è tenuto a pagare”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

È vero che una delle trasmissioni di punta dell’estate Rai è quel “Teche-teche-te” che riesuma filmati d’epoca, ma che alla Rai riesumassero anche le circolari che richiedono il pagamento del canone anche a chi il canone non lo deve, è veramente degno di un servizio pubblico da terzo mondo (con tutto il rispetto per il terzo mondo!). Ma tant’è: anche quest’anno, dopo quanto era successo nel 2012, alla Rai in difficoltà per i tagli imposti dal governo Renzi, non è sembrato vero di poter raggranellare qualche soldo (e che soldo visto che si parla di 407 euro a botta!) da quanti sono in possesso anche di un semplice pc.

“La storia è vecchia – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – e la dice lunga sul grado di arretratezza del nostro Paese. Esiste una circolare che spiega con dovizia di particolari che dalla gabella (perché ormai non si può parlare altro che di gabella) sono esclusi “tutti i personal computer, anche collegati in rete, se consentono l’ascolto o la visione dei programmi radiotelevisivi solo via internet e non attraverso la ricezione del segnale terrestre o satellitare”.

Detto questo, perché continuano a richiedere il pagamento ad aziende, come l’impresa di pompe funebri che ha chiamato questa mattina in Ascom e che dubito possa avere non dico un pc abilitato alla ricezione di programmi tv, ma anche un vero e proprio televisore sintonizzato sulla 24esima replica della Signora del West!” Ironizza il presidente dell’Ascom, anche se la cosa appare maledettamente seria.

“Chi è responsabile di questi “procurati allarmi” che fanno perdere tempo (e dunque denaro) sia agli imprenditori che alle associazioni di categoria, dovrebbe poter essere messo nella condizione di non nuocere. È offensivo, infatti, che mentre le aziende soffrono per una crisi che non conosce fine, perché i consumi non decollano e le banche chiedono di rientrare dai fidi, ci sia qualcuno che, magari nel proprio dorato ufficio romano, pensa che la gente si trastulli guardando Amadeus o la replica di Don Matteo 4!”.

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