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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Rapporto economie territoriali: terziario preponderante in città con quasi 52mila imprese

Di queste 23.954 appartengono al commercio (comprese le 10.346 del dettaglio), 5.497 ad alloggio e ristorazione, 21.769 ai servizi di trasporti e magazzinaggio

Viste da Padova e, più in generale dal Veneto e dal Nordest, sembrerebbero buone notizie. Viste dal Sud e quindi, in ultima analisi, dall’Italia, appaiono pessime. «Perché – come ha osservato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli in sede di presentazione del rapporto sulle economie territoriali - per vincere la partita della crescita, non puoi giocare con un uomo in meno, senza le risorse del Mezzogiorno».

I numeri del padovano

Eloquente il titolo assegnato allo studio: 'Nord Italia verso l'Europa, Sud altrove' dove la crisi dell'Italia meridionale appare in tutta la sua gravità anche se incide un po' meno nel commercio e nel turismo, settori che in quell'area riescono ancora a sostenere Pil, occupazione e consumi. Un comparto, per contro, che nel Nordest del Paese continua a dare buoni risultati e a Padova si conferma (come ampiamente “raccontato” nel corso del convegno che l’Ascom Confcommercio ha tenuto lo scorso 5 maggio al Palazzo della Ragione) non solo “primario”, ma anche trainante. In effetti delle 98.700 imprese registrate a fine 2018 alla Camera di Commercio padovana, ben 51.220 sono terziarie, delle quali 23.954 appartengono al commercio (comprese le 10.346 del dettaglio), 5.497 ad alloggio e ristorazione, 21.769 ai servizi dove per servizi si intendono trasporti e magazzinaggio, servizi di informazione e comunicazione, attività immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, istruzione, sanità e assistenza sociale, attività artistiche, sportive e di intrattenimento. Dei 421mila occupati nel 2018 su una popolazione complessiva di 937mila abitanti, il terziario si attesta al 63,9% con commercio e turismo che coprono il 21,2% e le altre di attività di servizio il 42,7%.

Dati meno positivi

Tutto questo nonostante sia in atto una contrazione che, in numeri assoluti, significano, nel 2018, 700 imprese in meno nel commercio (di cui 379 annoverabili al dettaglio), 163 nell’alloggio e ristorazione e 238 nei servizi. Nel 2008 il tasso di disoccupazione, a Padova e provincia, era fisiologico al 3,4%. Oggi è al 5,8%, percentuale ancora positiva ma zavorrata dalla disoccupazione giovanile che dal 10% del 2008 è schizzata al 26,1%. Un problema, quello della disoccupazione che, visto a livello nazionale, si presenta in tutta la sua drammaticità. Se guardiamo a quelli che la Ue ha definito obiettivi di Lisbona 2020, la Svezia, che per quella data dovrebbe essere all’80% dell’occupazione nella popolazione tra i 20 ed i 64 anni, già oggi è all’82,6%. I Paesi della Ue, nel loro complesso, dovrebbero raggiungere il 75% e già oggi sono al 73,2%. E l’Italia? L’obiettivo è al 67% ma, al momento, siamo al 63% col Nordest che però si attesta ben al di sopra dell’obiettivo con un significativo 73%.

Crisi dei consumi

Infine due dati su quelli che sono il valore aggiunto e i consumi per abitante. Nel periodo che va dal 2008 al 2014 il valore aggiunto pro capite a Padova è regredito dell’1,3%. Nel triennio 2015-2017 è cresciuto del 2% e nel 2018 dell’1,4%. «Purtroppo non è andata così per i consumi – spiega il presidente di Ascom Patrizio Bertin – perché se questi sono scesi della medesima percentuale del valore aggiunto nel periodo 2008-2014 (-1,3%) e sono cresciuti dello stesso +2% nel triennio 2015-2017, non è stato così per i consumi nel 2018 che si sono fermati ad un risicato +0,3%, addirittura al di sotto della media nazionale che è stata dello 0,9%. Questo significa che anche nel nostro territorio c’è poco da stare allegri e che se mai dovesse farsi strada la nefasta idea di un aumento dell’Iva, soprattutto per il commercio sarebbe un bagno di sangue».

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