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Stretta sul credito, Confapi: "Prevenire le infiltrazioni mafiose"

Nel primo semestre del 2021 a Padova sono salite a 921 le segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, con un aumento del 14% rispetto al secondo semestre del 2020. Aumentano i casi di riciclaggio

Nel primo semestre del 2021 a Padova sono salite a 921 le segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, con un aumento del 14% rispetto al secondo semestre del 2020. Un dato in parte alimentato dalla nuova contrazione nel credito a imprese e famiglie, dopo la parziale risalita dei primi mesi del 2020. Il presidente Carlo Valerio: «I clan potrebbero approfittarsi della crisi di liquidità, anche le associazioni devono vigilare. L’aumento indiscriminato dei prezzi delle materie prime è un ulteriore fattore di rischio».

Riciclaggio

C’è una possibile correlazione fra l’andamento delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio nel territorio e quello dei prestiti bancari a imprese e famiglie. È quanto emerge dal confronto fatto da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, tra i dati messi a disposizione dalla Banca d’Italia. Dopo un secondo semestre del 2020 in cui le segnalazioni di operazioni sospette all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) provenienti dalla provincia di Padova erano scese rispetto al primo, passando da 824 a 807, nel primo semestre del 2021 sono tornate a salire in modo netto, toccando quota 921, con un aumento del 14%. Una tendenza analoga a quella riscontrata nel resto del Veneto (dalle 4.272 segnalazioni del primo semestre 2020 si è scesi alle 4.102 del secondo, per risalire a 4.990 nel primo semestre di quest’anno) e, nella quasi totalità dei casi, come annota la stessa Banca d’Italia, si tratta di casi di riciclaggio. Ebbene, è significativo che al calo delle segnalazioni di operazioni sospette registrato nel 2020 corrisponda un’inversione di tendenza per quanto riguarda il credito a imprese e famiglie, con i prestiti bancari che per la prima volta dopo un ininterrotto decennio di contrazione sono tornati a salire (ammontavano a 22,9 miliardi nel quarto trimestre del 2019, saliti regolarmente nel corso del 2020 fino a toccare i 23,7 miliardi nel terzo trimestre). L’anno si è però chiuso con una nuova inversione di tendenza, con un calo a 23,5 miliardi (ovvero con 200 milioni di euro in meno messi in circolo). In attesa della pubblicazione dei dati relativi al credito nel 2021, Confapi Padova ha voluto puntare la lente sui due fenomeni, perché la nuova contrazione del credito può aver spinto più di qualche imprenditore in difficoltà, nei mesi successivi, a ricorrere alle scorciatoie proposte dalle organizzazioni malavitose.

Piccole imprese a rischio

«L’inversione di tendenza nell’andamento dei prestiti nel corso del 2020 andava letta come un buon segnale, dovuto anche all’insieme di reti protettive messe in campo dallo Stato nel periodo di emergenza per sostenere le imprese. Misure che hanno permesso di arginare il problema almeno temporaneamente», evidenzia il presidente dell’Associazione Carlo Valerio. «Oggi, purtroppo, ci troviamo di fronte a una situazione diversa. Nel momento in cui tanti piccoli imprenditori sono in crisi per le conseguenze della pandemia sulla propria attività, è sempre più forte il rischio di inquinamento dell’economia e di usura da parte della criminalità mafiosa. Tra le categorie più a rischio ci sono soprattutto le piccole imprese e gli esercenti, quelli che vivono del lavoro più che del capitale. E ad aggravare il problema, come abbiamo segnalato già negli scorsi mesi, c’è anche l’aumento dei prezzi delle materie prime: i fidi delle aziende sono calcolati su un volume di affari che è quello medio, se aumentano i prezzi delle materie prime questo volume viene superato largamente. L’imprenditore avrà bisogno di più risorse per acquistare lo stesso prodotto e, se quelle risorse non le ha, sarà più forte la tentazione di affidarsi a scorciatoie illecite».

 

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