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"Pasqua e Pasquetta in zona rossa, quasi 6 milioni di consumi in meno": le stime di Confesercenti

Secondo i dati dell’Osservatorio Economico Confesercenti erano circa 150mila, infatti, i padovani che prima del Covid erano abituati a dividersi tra ristoranti, agriturismi e trattorie, per una spesa media fra i 30 e i 40 euro a testa

Sarà una Pasqua molto intima quella che ci aspetta nel fine settimana: meno solitaria rispetto a quella del 2020, ma comunque fra le mura domestiche e in compagnia dei parenti più stretti. E questo, inevitabilmente, si sta riflettendo anche sui consumi.

Pasqua e Pasquetta

Secondo i dati dell’Osservatorio Economico Confesercenti erano circa 150mila, infatti, i padovani che prima del Covid erano abituati a dividersi tra ristoranti, agriturismi e trattorie, per una spesa media fra i 30 e i 40 euro a testa. Quest’anno i ristoratori potranno contare solo sull’asporto e sulle consegne a domicilio: un’opzione che permetterà alle attività di recuperare appena il 30% del fatturato abituale nel weekend di Pasqua. L’introito previsto è intorno al milione e mezzo, con un crollo del 70%. A picco anche la spesa per la gita di Pasquetta, che con il divieto di grigliare verrà quasi completamente azzerata. Complici anche le condizioni meteo che si annunciano sfavorevoli, l’Osservatorio Economico Confesercenti registra una previsione di calo intorno al 90%. In passato, la spesa prevista si aggirava intorno ai 3 milioni di euro. Per contro cresce, anche se di poco, la spesa per il pranzo in famiglia: «questo – commenta il presidente della Confesercenti del Veneto Centrale, Nicola Rossi – non tanto perché le singole famiglie spenderanno di più, quanto perché, seppure un po’ più frugali, i pranzi in casa saranno molto più numerosi. È il naturale bilanciamento del fatto che i ristoranti sono chiusi: migliaia di famiglie abituate a pranzare fuori rimarranno a casa, alcuni prenoteranno il pranzo ad asporto ma molti altri no».

Confesercenti

Per quanto riguarda, infine, la spesa relativa ai dolci pasquali i numeri assoluti rendono solo in parte la reale situazione. Se in percentuale, infatti, il calo delle vendite appare piuttosto contenuto è solo perché nei supermercati le vendite stanno andando abbastanza bene. Ma il panorama è ben diverso nelle pasticcerie e nei forni che vendono prodotti artigianali: qui si parla di crollo verticale delle vendite che, in alcuni casi, tocca il 90%. «Una colomba al supermercato» spiega Nicola Rossi «costa meno di 5 euro, una comprata in pasticceria ne costa almeno 20. E la proporzione è uguale per quanto riguarda le uova di cioccolato: il prodotto artigianale costa anche dieci volte tanto, perché di qualità e fattura completamente diversa. Ma è ragionevole pensare che nel momento in cui non si hanno regali da fare, non si vanno a trovare amici e per di più la crisi economica si fa ogni giorno più pesante, le persone tendono al risparmio. La colomba che molti metteranno in tavola il giorno di Pasqua sarà più economica non solo perché avremo meno persone con cui condividerla, ma anche perché di fronte alla precarietà le persone risparmiano. Intanto, per i commercianti, il futuro si fa sempre più nero e le probabilità di abbassare la serranda per sempre diventano ogni giorno più concrete».

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