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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Pagamenti elettronici, i pubblici esercizi chiedono l'esenzione per le micro-transazioni

L’Appe si è già attivata con il Ministero affinché la deroga in vigore nelle tabaccherie possa essere estesa anche a bar, ristoranti e altri locali, almeno per le transazioni fino a un importo di modesto valore

È recente la Determinazione Direttoriale dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli con la quale è stato chiarito che i titolari di rivendite e patentini di generi di monopolio, di valori postali e valori bollati non sono tenuti all’obbligo di accettare forme di pagamento elettronico. In pratica, i gestori di queste attività possono liberamente decidere se accettare in pagamento soltanto i contanti o anche bancomat/carte di credito.

Bancomat

Commenta in merito Filippo Segato, segretario dell’Appe - Associazione Provinciale Pubblici Esercizi di Padova: «Si tratta di un primo, apprezzabile, provvedimento, che risponde alle richieste e aspettative delle imprese che effettuano transazioni con marginalità molto basse, come, appunto, la vendita di generi di monopolio». La “giustificazione” della deroga, infatti, è legata al fatto che le commissioni bancarie per l’accettazione del pagamento elettronico finirebbero per erodere il piccolo guadagno sulle singole vendite. «Riteniamo - prosegue Segato - che la medesima impostazione possa, anzi debba, essere applicata anche alle micro-transazioni che interessano i pubblici esercizi: pensiamo ad esempio all’acquisto di caramelle, gelati o anche un semplice caffè». L’Appe si è già attivata con il Ministero affinché tale deroga possa essere estesa anche a bar, ristoranti e altri locali, almeno per le transazioni fino a un importo di modesto valore. «In tal modo - sottolinea il segretario Appe - potremmo semplificare il lavoro a tantissimi esercenti che oggi, anche per un semplice caffè pagato con carta di credito, devono inserire la carta del cliente sul Pos, attendere la conclusione della transazione, stampare due scontrini (uno del Pos e uno del registratore di cassa) e pagare le commissioni bancarie: costi diretti e indiretti che, sotto un certo importo, rendono anti-economico svolgere il servizio». L’Associazione degli esercenti pone anche l’accento sul tema della disparità di trattamento tra imprese: «Anche i pubblici esercizi - conclude Segato - vendono prodotti in regime di “prezzo imposto” (si pensi ad esempio a gelati e caramelle, dove peraltro c’è una marginalità bassissima), motivo in più per cui riteniamo possibile estendere la deroga anche in relazione alla vendita di questo genere di prodotti».

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