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Economia

Trasporto pubblico locale, trovata l'ipotesi di accordo. Adl Cobas: «Una vergogna»

Durissime critiche ai sindacati che dopo tre anni hanno trovato una ipotesi di accordo per il rinnovi di un contratto fermo da quattro anni. Pieretti, Adl Cobas: «Svenduti per un niente gli autoferrotranvieri»

Dopo oltre quattro anni di attesa è stato rinnovato il contratto pubblico nazionale per quanto riguarda il trasporto pubblico locale. L’ Accordo Nazionale prevede una decorrenza dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2023. Il contenuto economico dell’accordo prevede 500 € di una tantum suddivise in due tranche: 250 euro a luglio 2022 e 250 euro a novembre 2022; 90 € di aumenti retributivi così erogati con tre pagamenti a luglio 2022, giugno e settembre 2023; viene istituita l’indennità ferie, con 8 € per ogni giornata di ferie; per il fondo Tpl Salute, 144 annue € a decorrere dal 1gennaio 2023. Per la parte normativa si è regolamentato l’istituto della retribuzione delle ferie. Questa ipotesi di accordo sarà sottoposta ai lavoratori tramite referendum. 

Adl Cobas

Per Stefano Pieretti di Adl Cobas si tratta di una soluzione "vergognosa". «Parliamo del rinnovo che riguarda il trimestre 2021/2023 e che ci vede corrispondere, ovviamente in 2 tranche, una tantum di € 500: la prima con la busta paga del mese di luglio e la seconda con quella di novembre, ma attenzione, parliamo di cifra lorda e riconosciuta al parametro 175 (€ 522 al parametro 183, €451 al parametro 158). Non solo. Per arrivare ad ottenere la seconda tranche da € 250 (sempre al parametro 175), occorre che il governo faccia fede ad impegni economici presi, a favore delle aziende di tpl, e riconosca loro un indennizzo per i mancati ricavi da gennaio 2021 a marzo 2022». Pieretti non le manda a dire: «Mancati ricavi, è vergognoso definirli così, dal momento che fin dall’inizio della pandemia, le aziende di trasporto si sono viste riconoscere, a titolo di indennizzo appunto, anche i km non effettuati, nonostante le loro spese per far fronte al pagamento dei dipendenti, fossero notevolmente ridotte a causa di ferie forzate, della cassa integrazione e tutto il resto». 

Ipotesi di accordo

«Nell'ipotesi di acccordo è previsto anche l’aumento di € 90 sempre lorde e al parametro 175». All'Adl questa soluzione la definiscono elemosina:  «Tre rate da € 30 (€ 31 al parametro 183, € 27 al parametro 158) delle quali solo la prima potrà essere goduta nel mese di luglio 2022, per le altre 2 dovremmo attendere giugno e settembre del 2023. E' vergognoso». Ma non è tutto, anche la questione ferie non conince affatta i sindacalisti di Adl Cobas. «Ultima perla sono gli € 8 che dal 1 luglio verranno riconosciuti come indennità ferie e compenseranno tutte le indennità che fino ad oggi, stando in ferie, abbiamo perso. Vergognoso, se si pensa che questa anomalia la stavamo già sanando con le ultime sentenze della cassazione che ormai stanno facendo giurisprudenza. Così facendo viene permesso alle aziende di mettere una toppa ad una situazione, vergognosa, per la quale la strada era già aperta, anche senza il loro aiuto».

Sindacati

Pieretti è moltro critico con i sindacati che hanno condotto la trattativa fino a giungere a questa che è, lo ricordiamo, una ipotesi di accordo. «Vergognosa la pochezza per la quale i sindacati hanno venduto gli autoferrotranvieri, soprattutto se si pensa che l’istat ha stimato per fine anno un aumento della spesa media per ogni famiglia in € 2300.  Bugiardi, saranno coloro che metteranno in piedi un teatrino per farci credere che sarà stata la volontà dei lavoratori a voler accettare un accordo vergognoso». Ci va giù pesantissimo il segretario di Adl Cobas: «E adesso via ai comunicati con i quali vorrebbero farci credere che per tutto questo ben di dio non abbiamo dovuto lasciare qualcosa sul tavolo della trattativa. Per adesso forse no, ma hanno già messo nero su bianco l’apertura per un confronto “sulla necessità” di discutere in materia di orario di lavoro, trasferte, residenze, personale inidoneo e tutto quel che si può alimentare. Poi è inaccettabile che si continui ad alimentare i fondi privati, che vorrebbero farci credere siano utili a tutelare la nostra salute. Tutti sappiamo essere una bugia. I soldi che riguardano il welfare, per essere tali, devono essere pagati direttamente al lavoratore e non ai fondi gestiti dagli amici degli amici, collusi con i politici ormai dismessi che però hanno ancora sete di arricchirsi». 

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