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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Il mondo della Cooperazione in Veneto è in ripresa, i dati dell'analisi di Trendcoop

La grandezza media delle cooperative venete oscilla tra i 50 e i 250 addetti

Una fotografia non statica ma in divenire del mondo della cooperazione veneta che è stata un traino dell'economia regionale soprattutto negli anni della crisi e che dà quel valore aggiunto anche in termini sociali che bisognerà calcolare in futuro. E' questa la sintesi della ricerca “Trendcoop: una ripresa a macchia di leopardo” presentata mercoledì a Padova da Irecoop Veneto e Confcooperative Veneto e condotta dal Daniele Marini, docente di Sociologia dei processi economici all’Università degli Studi di Padova e Direttore Scientifico di Community Media Research.

I RISULTATI DELLA RICERCA.

“Abbiamo parlato di trend proprio per guardare al futuro - ha spiegato il professore – e di macchia di leopardo perché dai dati incrociati di quasi 500 cooperative contattate emerge che il primo semestre 2017 ha visto una lenta ripresa ma non omogenea. Il secondo semestre invece promette bene in quasi tutte le province tranne Rovigo che registra ancora un dato negativo.” Dallo studio emerge un dato interessante, ossia la grandezza media delle cooperative venete che oscillano tra i 50  e i 250 addetti: sono mediamente 72 le persone  che gravitano attorno a una cooperativa, contro le 20 in ambito nazionale. Sono dunque cooperative medio grandi, ben diverse dalla classica azienda del Nordest, la pmi, motore economico del Nordest. Le cooperative interrogate sono molto diverse sia per struttura che per diffusione, produzione e storia. Un quinto delle cooperative appartiene al settore dell'agricoltura, settore forte soprattutto nelle province di Verona e Treviso. Venezia è forte invece nel settore della produzione lavoro (33,9% delle cooperative), mentre è Vicenza (59,8%) la provincia leader nella solidarietà seguita da Padova e Treviso. Belluno (39,2%), Rovigo e Venezia primeggiano nel settore dei consumi. “Se diminuisce in questi anni la nascita di cooperative agricole – continua Marini – cresce invece il numero delle cooperative nel settore della produzione e lavoro, in particolare nel manufatturiero. Rimangono stabili i numeri invece delle realtà che si occupano di solidarietà che ha avuto il suo boom negli anni '80. 

I DATI.

Delle cooperative però si deve leggere e valorizzare non solo il fatturato economico ma anche sociale, il cosiddetto pil del benessere equo e solidale che sarà inserito nel futuro Def (Documento di economia e finanza ) .Ossia si deve stimare il costo sociale che le cooperative fanno e hanno fatto risparmiare all'ente pubblico, in particolare in alcuni servizi, come può essere ora la gestione dell'immigrazione o della disabilità. È proprio questo settore quello che ha tenuto meglio negli anni della crisi e che ha sopperito alle mancanze anche economiche della pubblica amministrazione. Per questo ora va valorizzato e stimato così come comunicato anche all'esterno, perché rappresenta delle eccellenze del mercato e un capitale sociale di notevole importanza di cui non si riuscirebbe a fare a meno.” Quanti ai dati specifici del primo semestre 2017 emerge che per un quarto delle cooperative il fatturato rimane stabile (54%) o addirittura migliorato (23,5%) , l'occupazione mantenuta (69,7%). Solo 1 cooperativa su 10 afferma di avere problemi di liquidità mentre tra le cooperative che lavorano di più con la pubblica amministrazione un terzo denuncia un ritardo nei pagamenti. Diverso l'andamento provincia per provincia. Venezia e Belluno hanno un segno meno in termini di saldo, così come diversa è la situazione per i settori dove il saldo è negativo per l'agricoltura e della produzione lavoro, positivo per la servizi (25%) e la solidarietà (30,2%).

LE PROSPETTIVE FUTURE.

Rispetto al secondo semestre, Marini ha creato un indicatore sintesi, un indice di previsioni sul futuro che sono tendenti al positivo. Si parla della previsione di un +15,3% di fatturato e di un +16,7 di domanda del mercato interno. Guardando al futuro è necessario parlare di strategie non solo economiche. Qui si parla di alleanze con altre cooperative (35,1%), di consorzi (18,4%) come conditio sine qua non perchè le cooperative possano essere competitive nel mercato interno ma non solo. “Dobbiamo ricordare – conclude il professore – che la maggior parte degli interpellati ritiene di valorizzare i prodotti o il lavoro dei soci in linea con il mercato (62,2%). E che la partecipazione dei soci non solo ai momenti istituzionali è molto alto (62%). Per fare una similitudine finale la cooperazione venete assomiglia ad un caleidoscopio: tu giri e si riforma sempre la figura ma cambia il proprio colore.”

LE DICHIARAZIONI POLITICHE: REGIONE E COMUNE.

Un ruolo e un valore quello della cooperazione rispetto anche ai risultati della ricerca che hanno sottolineato anche le istituzioni presenti. L'assessore allo sviluppo economico della Regione Veneto Roberto Marcato ha preso l'impegno di rivedere assieme alla Consulta delle cooperative la legge regionale sulla cooperazione stessa che è ormai vecchia. “Bisogna ripensare sia l'apparato normativo sia quello finanziario - ha dichiarato Marcato - sulla base proprio dell'analisi di oggi. Voi siete inversamente proporzionali alle imprese del Nordest, le pmi, il nostro modello di riferimento per anni. Eppure il vostro modello economico produttivo funziona. Per questo dobbiamo sederci attorno ad un tavolo e raccogliere idee, proposte e critiche”. Anche l'assessore alle politiche attive del lavoro del comune di Padova Chiara Gallani ha sottolineato l'importanza del rapporto con la cooperazione “anche per il tessuto sociale della città. Le cooperative infatti aggregano persone oltre al fatturato”.

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