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Giovedì, 25 Aprile 2024

Trivellato, CIA: «Ripartire dal cibo e dal territorio»

Luca Trivellato è da poco stato eletto presidente provinciale della Cia. «Non si può che partire da un ragionamento sul cibo, che sia compatibile con le nostre vite, con l’ambiente, con la capacità di generare turismo, quella è la strada che dovremmo percorrere»

Luca Trivellato è da poco stato eletto presidente provinciale della Cia. Siamo andati a trovarlo nella sede padovana della Confederazione Italiana Agricoltori. L’associazione conta circa duemila aziende agricole e diciassettemila soci. In questa intervista si sono affrontati quelli che sono i temi caldi del momento, dalla crisi causata dalla pandemia a quella che stiamo vivendo in questi giorni con i drammatici fatti di Ucraina per arrivare a quelle che sono le proposte per far ripartire il comparto. Inevitabile quindi partire dalle note dolenti. «Il settore agricolo è in difficoltà da diversi anni. E’ troppo poco il margine di ricavo per i produttori. C’è forte incertezza, due anni di pandemia e ora la guerra. Sui prodotti agricoli c’è un margine del 15%, quindi molto risicato. Ci sono aumenti che sono superiori al 50%, questo può provocare grossi problemi alle aziende agricole e florovivaiste. Ci sono problematiche differenti rispetto al tipo di azienda». Trivellato evidenzia quanto importante è il ruolo delle aziende agricole in un territorio.

«Non rappresentano solo un elemento produttivo della società ma sono soggetti che nel territorio costruiscono paesaggio, tutelano la biodiversità e salvaguardano l’aspetto idrogeologico che è sempre più importante. C’è un elemento di valore aggiunto che l’azienda agricola da alla società che non viene riconosciuto in termini economici ma del quale beneficiano tutti e anche altri settori produttivi». Come quello del turismo, ad esempio. Detto che i problemi da affrontare sono molto complessi e quindi di difficile soluzione, Trivellato proprio partendo dalle problematiche dei nostri tempi, che oltre a guerra e pandemia sono anche tempi di allarme ambientale. «Non si può che partire da un ragionamento sul cibo, che sia compatibile con le nostre vite, con l’ambiente, con la capacità di generare turismo, quella è la strada che dovremmo percorrere».

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