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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Dal primo luglio addio a Equitalia, l'Upi lancia l'allarme: "È solo un cambio di nome"

Fabio di Stasio dichiara: "E' peggio. La nuova riscossione potrà accedere a banche date prima precluse"

Si avvicina la data del 1° luglio e con essa l'addio a Equitalia. "Ma chi aveva stappato lo spumante - commenta Fabio Di Stasio, direttore di Artigianfidi Padova e presidente dell'Upi, l'Unione Provinciale Imprese - dovrà ricredersi".

L'ALLARME. Di Stasio aveva già messo in guardia nei mesi scorsi: "L'addio ad Equitalia non significa l'addio alla riscossione, bene che vada sarà solo un cambio di denominazione". In effetti il cambio di denominazione ci sarà (si chiamerà "Agenzia delle Entrate - Riscossione") ma non si può dire che la variazione vada nella direzione auspicata dai tanti alle prese con imposte non versate. 

L'EVASIONE. "Attenzione - precisa Di Stasio - in buona misura non "evasori" scovati dal fisco, ma contribuenti in difficoltà che hanno dichiarato tutto ma poi non hanno potuto pagare le tasse preferendo - i casi sono parecchi - pagare gli stipendi ai dipendenti e scoprirsi così le spalle nei confronti di un fisco che poi viene a bussare maggiorando, e di molto, quanto dovuto".

I DATI. Primo problema: le banche dati che prima erano precluse ad Equitalia, ora non lo sono più nei confronti dell'Agenzia delle Entrate.  In pratica, anche l’ente della riscossione potrà consultare dati rilevanti presenti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari, come ad esempio quelle sulla consistenza effettiva, la giacenza media del rapporto finanziario ma anche i codici identificativi della tipologia di operazioni che hanno movimentato il conto corrente.

LE TASSE. "L'idea che l'ente della riscossione - continua il presidente dell'Upi - possa procedere al pignoramento anche presso terzi conferma che pur di far quadrare i conti delle disastrate casse dello Stato si rischia di togliere alle imprese anche quell'ossigeno che potrebbe consentire di rimettersi in ordine e tornare così a pagare regolarmente le tasse. Così facendo, per contro, ben raramente si ottengono risultati per il fisco (la stessa Equitalia ha confermato che i pignoramenti in banca non sono mai andati oltre un limitato 20 per cento) ma in compenso si finisce per bloccare i conti correnti e paralizzare l'attività dell'impresa".

GLI INTERVENTI. "Staremo a vedere - conclude il direttore di Artigianfidi Padova - e soprattutto bisognerà capire cosa significhi la norma introdotta dal Governo con il decreto fiscale collegato alla manovra e che mira a centrare meglio gli interventi dell’agente della riscossione con l’obiettivo dichiarato di limitare gli effetti invasivi su cittadini e imprese in debito col Fisco o con l'Inps".

IL MERCATO. "La pressione è e sarà ancora tutta sui piccoli contribuenti in difficoltà, quelli per intenderci che non occultano nulla, sono perfettamente tracciabili e se non pagano è perché non ce la fanno. Chi non intende pagare perché è un professionista dell'evasione, troverà di sicuro il modo per continuare ad esserlo, mentre chi è costretto a pagare il 61,2% di tasse complessive (questo il dato relativo all'anno in corso) farà sempre più fatica a restare sul mercato. Con buona pace di tutti i bei ragionamenti sulla ripresa, sulla fiducia delle imprese e sull'impegno di queste a creare occupazione".

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