Finardi e Nove chiudono il Giugno Antoniano
Gran finale con Eugenio Finardi e Aldo Nove per il Giugno Antoniano. Venerdì 26 giugno alle 21 nel sagrato della Basilica del Santo si terrà lo spettacolo “Tutta la luce del mondo in Parole e Musica”. Ispirato all’omonimo romanzo biografico su san Francesco di Aldo Nove (Tutta luce del mondo ed. Bompiani, 2014), il musicista Eugenio Finardi propone insieme allo scrittore un emozionante reading che ha come protagonista il poverello di Assisi, capace di vedere la luce e la bellezza del mondo in ogni volto e in ogni creatura.
Il repertorio musicale spazia da cover, come l’Ave Maria fadista di Amalia Rodrigues e l’Halleluja di Leonard Cohen, fino alle canzoni del compositore, tra cui Come in uno specchio. Il cantautore e lo scrittore saranno accompagnati dal compositore Vittorio Cosma, al piano, e dalla nipote del musicista, Federica Finardi, al violoncello. Nel sagrato saranno allestiti più di 600 posti a sedere, che si sommeranno ai numerosi posti in piedi. L’ingresso è gratuito. In caso di pioggia il concerto si terrà all’interno della Basilica.
Attraverso le parole e le note dei due grandi artisti contemporanei, lo spettacolo racchiude in sé il senso della riflessione sui grandi temi della vita, come il cibo, la carità, la centralità dell’uomo rispetto al profitto, proposti in questa nona edizione del Giugno Antoniano.
Il concerto, scelto come evento conclusivo della rassegna padovana dedicata a sant’Antonio, ha un significato particolare per il cantautore milanese. «Questo concerto per me sarà il “silenzio dello spirito”. Per me è sempre estremamente stimolante il confrontarmi con la spiritualità – spiega al telefono Finardi dando le coordinate dello spettacolo - Sant’Antonio per me è un santo molto ecumenico, molto umano. Francesco e Antonio sono due figure straordinarie per tutti, credo che in questo riflettano la figura di Gesù di Nazareth. L’idea di sentire la bellezza della fratellanza, dell’accoglienza, della carità, dell’empatia, è un messaggio di una modernità incredibile, anzi è addirittura il futuro. La contemplazione gioiosa dell’altro è quella che ci salverà, mentre la contemplazione egoista ci sta portando alla rovina. Lo spettacolo musicalmente non sarà una celebrazione di pezzi noti, ma un percorso d’illuminazione, una ricerca di trascendenza, dell’abbandono del sé per connettersi con gli altri presenti e con l’assoluto. In questo senso noi (Finardi e Nove, ndr) saremo i “cerimonieri” di Antonio, come dicevano gli antichi Romani, che per primi avevano capito che la musica ha la capacità di collegare con l’assoluto, di creare un filo diretto con la legge dell’universo».
Intervista integrale a Eugenio Finardi*
Finardi racconta “Tutta la luce del mondo in parole e musica”
D: Lo spettacolo “Tutta la luce del mondo in parole e musica” è l'evento conclusivo del Giugno Antoniano la manifestazione dedicata a sant’Antonio: ha un significato particolare per te?
R: Questo concerto per me sarà il “silenzio dello spirito”. Per me ha un significato particolare, sempre estremamente stimolante, il confrontarmi con la spiritualità. Il fatto di non appartenere a nessun credo religioso mi da la possibilità di conoscere, di vedere, di trarre parallelismi con altre fedi e di rendermi conto come nell’umanità c’è proprio bisogno di questa luce interiore. Trovo che la spiritualità sia una delle caratteristiche che ci rende umani. Credo che sentimenti come la grazia, la trascendenza, la carità, la pietà, l’empatia, l’epifania, la rivelazione, l’estasi, siano tra i sentimenti più alti degli essere umani.
D: Cosa rappresenta per te sant’Antonio?
R: Sant’Antonio è un santo molto ecumenico, molto umano, il santo dei bambini. Francesco e Antonio sono due figure straordinarie per tutti gli esseri umani, credo che in questo riflettano la figura di Gesù di Nazareth che fu un incredibile anticipatore, in un’era in cui il divertimento degli essere umani era vedere, torturare e massacrare altri essere umani, l’idea di sentire la bellezza della fratellanza, dell’accoglienza, della carità, dell’empatia, capire che la gioia più alta è dare a un altro, e non prendergli qualcosa, usarlo, sfruttarlo, è una cosa straordinaria. Un messaggio che è di una modernità incredibile, anzi è addirittura il futuro. Anche l’ultima enciclica del Papa (la cosiddetta enciclica ecologica, Laudato si’, sulla cura della casa comune, ndr) è straordinaria. Se ci sarà una salvezza, sarà proprio per i sentimenti che prima Gesù di Nazareth e dopo sant’Antonio hanno espresso in maniera così profonda. La contemplazione gioiosa dell’altro è quella che ci salverà, mentre la contemplazione egoista ci sta portando alla rovina.
D: Venerdì sarai accompagnato da Aldo Nove. Nel suo libro Tutta la luce del mondo vi è una dimensione terrena e attuale, non solo nel modo in cui narra ma anche nei contenuti. Cosa ti ha colpito nel testo?
R: Fin dalle prime pagine, questo libro è riuscito a darmi energia, è come se fosse una fonte di luce interiore. Narra in maniera sensuale, in maniera quasi fisica, la magia e lo stupore, il senso del miracoloso che c’è nella quotidianità, che poi è il proseguimento del contatto con l’assoluto. Una cosa che nella nostra epoca non sempre riusciamo a vedere. Sembra che si tenda a considerare alternative la scienza e la spiritualità, mentre invece c’è un incredibile luminosità, gioiosità, nella possibilità che noi abbiamo di essere in contatto con l’assoluto, di sentirlo vivo tra noi. Il libro di Nove riesce a ottenere con le parole quello che si riesce a sentire nella musica di Bach o di Pergolesi. É un libro che rende l’assoluto vicino, vivo, presente, mentre oggi è spesso quasi ovattato perché il nostro presente è fatto di tramiti, di specchi, di schermi attraverso cui guardiamo la realtà. Viviamo in un periodo in cui, pur avendo accesso a tantissime informazioni, sentiamo sempre meno il gusto vero, primario, delle cose.
D: Venerdì sera con le parole e, soprattutto, con la musica, tu e Aldo Nove "illuminerete" il pubblico di Padova. Entrando nel dettaglio del concerto, cosa ci regalerete?
R: Lo spettacolo musicalmente non sarà una celebrazione del riconoscimento di pezzi noti, ma un percorso d’illuminazione, una ricerca di trascendenza, dell’abbandono del sé per connettersi con gli altri presenti e con l’assoluto, che è la funzione che la musica ha sempre avuto. La musica è l’arte più sacra, più pura, perché è un linguaggio universale, è matematica, è geometria, è un’arte assoluta. In questo senso noi saremo i cerimonieri di Antonio, come dicevano gli antichi Romani, che per primi avevano capito che la musica ha la capacità di collegare con l’assoluto, di creare un filo diretto con la legge dell’universo.
* realizzata dalla responsabile eventi del Giugno Antoniano