Notturni d’Arte: Gran finale, Padova capitale sanitaria della Grande Guerra
I Notturni d’Arte, manifestazione organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova con il contributo di Cassa di Risparmio del Veneto e dedicata quest’anno alla Grande Guerra in occasione del suo centenario, si concludono sabato 29 agosto ai Musei Civici agli Eremitani con la conversazione di Maurizio Rippa Bonati Padova capitale sanitaria della Grande Guerra; seguirà il concerto del coro Lavaredo diretto da Luigi Zampieri e del coro Cappella Musicale della Beata Vergine Maria diretto da Nicola Rampazzo, che eseguiranno le canzoni di guerra più famose, dalla Canzone del Piave di Ermete Giovanni Gaeta alla Ballata dell’eroe di Fabrizio De Andrè: canzoni che accompagnavano i soldati nelle lunghe ore in trincea, o che esprimono la nostalgia degli affetti familiari. L’appuntamento si tiene alle ore 21 nel Chiostro Albini.
Rippa Bonati, medico, ricercatore dell'Università di Padova, docente di Storia della Medicina presso la Scuola medica padovana, membro del Comitato d'Ateneo per il centenario della Grande Guerra, spiegherà come Padova, con la sua Facoltà universitaria di Medicina e Chirurgia, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si ritrovò a giocare un ruolo strategico e irrinunciabile sia sul piano dell'assistenza sanitaria, soprattutto ai militari, sia su quello della formazione dei medici inviati al fronte.
Nel caso di feriti in battaglia la "catena assistenziale" prevedeva un percorso che partendo dai posti di medicazione al fronte, passando per gli ospedali da campo e di tappa, portava i feriti fino agli Ospedali territoriali. E Padova, per la presenza di strutture ospedaliere già attive, capienti e rapidamente potenziabili, per la facile e rapida raggiungibilità grazie a buone vie di comunicazione e, non ultima, per la posizione prossima al teatro di guerra, seppure non eccessivamente vicina al fronte, divenne subito una vera e propria "città ospedale militare". In brevissimo tempo i luoghi deputati al ricovero dei militari feriti raggiunsero il numero di venti con una ricettività di circa ottomila ricoverati.
L’Ospedale più capace fu quello allestito negli ampi annessi della Basilica di Santa Giustina; divennero provvisoriamente ospedali numerosi edifici didattici: la jappelliana Scuola Pietro Selvatico, la Ardigò, l’Arria, la Reggia Carrarese, l’Istituto Camerini e Rossi, il Pensionato Petrarca e, non ultimo, il Seminario Vescovile. Vennero convertiti ad usi assistenziali alcuni Istituti universitari appena edificati sul Lungargine Piovego e non ancora adibiti al loro scopo istituzionale, edifici ad uso di patronato, di casa di ricovero e di orfanotrofio. Il perdurare delle ostilità richiese anche un numero crescente di medici: proprio Padova risultò la sede ideale per una Scuola medica di Guerra. Nei primi giorni del dicembre del 1916 giunsero così a Padova da tutta Italia ben 1332 studenti che costituirono il "Battaglione di studenti di medicina e chirurgia" e questa "Scuola medica di guerra" definita a tutti gli effetti "Università Castrense".
Sotto il comando militare del maggiore Carlo Salvaneschi e la guida scientifica del professor Luigi Lucatello, all’epoca Preside della Facoltà medica, con l’apporto didattico dei docenti padovani e di un folto gruppo di docenti di altre università italiane, i corsi a Padova iniziarono il 4 dicembre 1916 e, dopo quattro mesi di lezioni intensive, terminarono il 30 marzo 1917 con una cerimonia solenne nell’Aula Magna del Palazzo del Bo. Seguirono immediatamente gli esami e le lauree che, eccezionalmente, vennero concesse senza la presentazione di una tesi, sostituita dalla discussione orale di un tema assegnato pochi giorni prima dell’esame finale dalla commissione giudicatrice.