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Giorno della memoria, testimone di Cittadella in tv a “La vita in diretta”

Rai Uno e Rai Storia ricordano i giorni a Dachau con il padovano Enrico Vanzini. Esperienza scioccante, di vite spezzate, di impotenza. Un viaggio da raccontare affinché gli errori del passato non vengano mai più ripetuti

Per il “giorno della memoria”, Rai Uno invita, martedì 27 gennaio a “La vita in diretta”, il padovano Enrico Vanzini. Cristina Parodi e Marco Liorni racconteranno, a partire dalle 16, la storia del 92enne sopravvissuto a sette mesi di lager a Dachau e obbligato per quindici giorni a riempire di morti i forni crematori. Roberto Brumat, giornalista che sarà con lui in trasmissione, ha raccolto la testimonianza di questo ex militare che per sessant’anni ha mantenuto, anche in famiglia, un silenzio totale. Sempre il 27 gennaio alle 16 Rai Storia manderà in onda il documentario “Dachau. Baracca 8 n.123343” in cui è lo stesso Vanzini a raccontare, con supporti video e fotografici dell’epoca, l’esperienza patita.

LA STORIA. Enrico Vanzini è originario di Fagnano Olona e abita a Cittadella. La sua vicenda inizia a diciotto anni non ancora compiuti, quando viene inviato militare in Grecia; dopo un anno di assoluta calma i tedeschi lo spediscono in Germania con un treno merci assieme ai commilitoni rifiutatisi di aderire all’esercito del Terzo Reich. Un anno di lavoro in una fabbrica a Ingolstadt, poi la fuga dopo un bombardamento e la cattura, tradito da una ragazza milanese. Con altri due italiani evasi finisce nei lager dove gli commutarono la fucilazione con l’internamento.

IL DRAMMA DI UNA TRAGEDIA ASSURDA. A Dachau conosce la fame, le bastonate e il gelo; le domeniche carica sui carri i cadaveri lasciati fuori dalle baracche, gli capita di dormire tutta una notte abbracciato a un morto, sul piazzale assiste al massacro di una sessantina di uomini ebrei appena arrivati, stacca dal filo spinato un internato suicida, viene ridotto in fin di vita da due infermieri a cui si rivolge. Gli episodi sono tanti, ma tra i più terribili ci sono quelli vissuti ai forni dove, assieme a un compagno francese, elimina fino a 330 cadaveri per notte. 

MAI PIÙ. È da poco che Vanzini ha fatto della testimonianza una ragione di vita; lo scorso anno più di cento incontri soprattutto nelle scuole. Nel 2013 il presidente della Repubblica al Quirinale gli ha conferito la medaglia d’onore. Nelle sue parole non c’è mai odio, ma su una cosa insiste: “Voglio che si sappia quante sofferenze porta la guerra, perché le cose che ho visto e patito non si ripetano mai più”.

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