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Manu Chao, il ritorno: in mille in festa al Parco della Musica

Un successo, nonostante le limitazioni, che conferma che organizzare concerti all'aperto e in sicurezza, si può

A Padova c’era già stato, Manu Chao, nel 2012 in una delle più memorabili date in trentacinque anni di Sherwood Festival. Quel giorno arrivò a Padova gente non solo da tutta Italia, ma anche dall’estero. Quella sera a cantare con Manu Chao c’erano circa ventimila persone. La data del Parco della Musica è invece, come tutte le nostre vite da due anni, condizionata dalla pandemia. Nonostante questo gli organizzatori hanno scelto anche quest’anno di offrire un calendario di appuntamenti live di tutto rispetto e i fatti sembrano dar loro ragione. 

Manu Chao, le foto del concerto al Parco della Musica (Photo Credit Roberto Silvino)

Ci sono tutte le mille persone alle quali è acconsentito l’accesso al concerto, hanno tutti un posto a sedere. Il concerto inizia alle 21 e 15 e sul palco con Manu Chao ci sono il chitarrista argentino Luciano Falico e il percussionista uruguaiano, Mauro Mancebo. Figlio di una coppia di spagnoli riparatasi in Francia perché in fuga dalla dittatura franchista, si impone all’attenzione della scena internazionale con i fenomenali Mano Negra che tra la fine degli anni ottanta e gli inizi degli anni novanta, spopolavano. La miscela di suoni, stili e lingue fu la chiave del loro successo. Poi arrivò la hit che li consacrò al mondo, “King Kong Five” e la successiva scelta di una carriera solista, chitarra in spalla e sempre in viaggio alla ricerca di luoghi, suoni e storie. 

Lo spettacolo parte con “Viva tu” e un gran battere le mani. Sarà così per gran parte del concerto, con le persone molto partecipi, ma rimangono tutti ai loro posti. C’è chi si sposta sul prato e canta e segue da lontano, ma sono pochi. L’atmosfera è perfetta. I tuoni e i lampi che si vedono in lontananza aggiungono quel tocco di magia in più che non guasta mai. Manu Chao ha una energia e un carisma che conquista anche da seduti. Di fatto in piedi ci sta poco anche lui, come se non volesse mai ergersi sopra ma volendo stare sempre sullo stesso piano di chi ascolta. Dopotutto le sue canzoni parlano, giocando con le lingue e le parole che mescola quanto i suoni, di ingiustizie sociali, di barriere da superare, di ambiente da difendere, di sfruttamento e corruzione. Manu Chao dopotutto è il musicista che ha aperto con un concerto i giorni di contestazione al G8 di Genova nel 2001 dove è tornato proprio il 21 luglio di quest’anno per partecipare a delle iniziative in ricordo di quei giorni.

Manu Chao è, anzi forse è più corretto dire era, un grande amico di Diego Armando Maradona, scomparso tragicamente proprio quest'anno. Nel film che Emir Kusturica dedica al Pibe de Oro, il brano che Manu Chao ha scritto per “El Diez” glielo canta sulla porta di casa. Nella sua esecuzione dal palco dimostra di aver fatto tesoro delle lezioni dell’amico. Attacca la Fifa, le tre grandi leghe del calcio europeo, Liga, Premier e Serie A, anche se lui la chiama “calcio”, per poi concludere dichiarando tutta la sua disapprovazione per i prossimi Mondiali in Qatar. A lui piace il gioco, quello dei ragazzini nelle strade dei quartieri, non lo sfruttamento e il business.

Arriva poi il momento del gran finale dopo circa un’ora e un quarto tutta dritta, senza un attimo di pausa: I restanti cinquanta minuti attaccano con Desaparecido, una versione di Welcome to Tijuana completamente stravolta e Clandestino, il brano che dava il titolo al suo primo album solista, anche quello un successo planetario. Il pubblico apprezza e qualcuno, verrebbe quasi da dire finalmente, sale sulle sedie e canta, soprattutto quando i tre musicisti si mettono a giocare con il tema della colonna sonora di Pinocchio, il film di Comencini del 1972, che è poi il brano di chiusura del concerto. Di tutto questo entusiasmo, quello che sorprende è che anche a fronte di un evento che ha nel coinvolgimento il suo ingrediente più naturale, come cantare e ballare insieme, le persone stanno attente a non assembrarsi o ad aver comportamenti che in un contesto come questo sarebbero più che naturali. Nel caso specifico, al Parco della Musica dove tutto si svolge all’aperto, il personale è sottoposto a frequenti tamponi, a ogni angolo c’è disinfettante a disposizione di tutti, all’ingresso viene misurata la temperatura e gli spazi sono decisamente grandi, bisogna invece evidenziare che, anche a fronte di una pandemia planetaria, c’è chi sa organizzare concerti in sicurezza. E’ altresì positivo constatare che in tempi come questi perfino il pubblico più festoso che si possa incontrare a un concerto dimostra di essere responsabile e di sapersi eccome comportare, senza rinunciare a divertirsi, a stare insieme, a vivere.

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