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Cultura Cittadella / Piazza del Sagrato, 1

Otto secoli di arte e di fede: apre, all’interno delle mura medievali di Cittadella, il nuovo museo del Duomo

Il Museo del Duomo di Cittadella (Pd) riapre i battenti, in veste totalmente rinnovata e in nuovi spazi, dal 22 maggio

Il museo del Duomo di Cittadella riapre i battenti, in veste totalmente rinnovata e in nuovi spazi, dal 22 maggio. Sorge contiguo al Duomo e congloba anche quanto rimane della precedente chiesa medioevale, con i suoi preziosi affreschi. Il Museo, voluto dalla Parrocchia del Duomo, viene inaugurato dopo un lungo percorso e vari stralci di lavori, che hanno visto in passato l’apporto del Mibact, e in quest’ultima fase quello fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e del Comune di Cittadella. Ora il Museo del Duomo apre al pubblico offrendo emozioni vere pur nel numero contenuto delle opere allineate sulle pareti o inserite nelle bacheche.

Privilegiare al qualità

L’allestimento è stato affidato allo studio dell’architetto Gianni Toffanello che, in accordo con l’Ufficio diocesano per i Beni culturali e il Museo diocesano di Padova, ha selezionato alcune tra le opere raccolte lungo i decenni precedenti, inserendole in un percorso di arte, storia e teologia. La scelta dei curatori è stata precisa: privilegiare la qualità sulla quantità, per offrire pitture e sculture – ma anche esempi di arti applicate – che risultino effettivamente “eccezionali” per livello o per significato.

La Cena in Emmaus

In primis la grandiosa Cena in Emmaus, capolavoro datato 1537 di Jacopo da Ponte detto Bassano e, poco discosta una Flagellazione (fine XVI secolo) di particolare intensità già attribuita a Palma il Giovane ma più verosimilmente riconducibile ad Andrea Vicentino.

Il Compianto sul Cristo morto

Ma basterebbe la grande tempera su tavola raffigurante il Compianto sul Cristo morto, capolavoro della pittura veneta di metà Quattrocento, attributo da Federico Zeri ad Andrea da Murano, per giustificare una visita al nuovo Museo del Duomo.

Le opere

Proviene dall’antica chiesa abbaziale il Sant’Antonio Abate (XV secolo) in pietra di Vicenza con tracce dell’antica originale policromia. È un’opera di solida potenza espressiva, che richiama i secoli in cui sorse Cittadella, città murata medievale tra le più belle al mondo, che aveva ed ha la chiesa al centro dell’elisse delle sue alte mura (oggi percorribili lungo i quasi due chilometri del Camminamento di Ronda). L’attuale chiesa è di epoca neoclassica, ma quella primitiva non è scomparsa e conserva architetture e soprattutto preziosissimi affreschi di età medievale: una duecentesca Madonna con il Bambino e Santa Margherita, una Crocifissione trecentesca di sapore giottesco, i monumentali Sansone e Golia e quel che rimane di un ciclo affrescato da Jacopo Bassano tra il 1537 e il 1539. Testimonianze d’arte e di storia che fanno parte del percorso museale proposto al visitatore negli attigui spazi aperti al culto.

Gli altri “pezzi”

Nelle sale del museo, tra gli altri “pezzi” di grande rilievo, spiccano le sculture lignee, tutte di epoca tardo medievale o rinascimentale: il busto policromo di una Vergine Annunciata, il mistico Crocifisso processionale quattrocentesco, sempre in legno intagliato e policromo, il San Rocco e il San Sebastiano cinquecenteschi….

Pezzi rari

Tra gli esemplari di arti applicate si trovano il rarissimo Parato in terzo, impreziosito da ricami di raffinata fattura (sec. XVI); il reliquiario quattrocentesco opera di Bartolomeo da Bologna; lo Stendardo processionale dedicato a san Girolamo; il maestoso Apparato per le Quarant’ore, in legno intagliato e dorato, che domina una delle sale del nuovo Museo.

Le due storie

«In queste sale si intrecciano due storie», sottolinea mons. Luca Moretti, arciprete del Duomo. «Una antica, che parte dal 1220 e racconta di opere d’arte belle e importanti. Una più recente, fatta di passione e volontariato, che ha ridato luce e splendore alla storia antica. Chi visita il museo può in qualche modo entrare in contatto con queste due storie. Con chi ha avuto la fortuna di costruire, abbellire, ornare, curare la nostra chiesa. E con chi ha ereditato un compito forse meno affascinante, ma non meno importante: custodire e tramandare quanto di bello e prezioso ha ricevuto. Credo questo sia il compito del nostro tempo».

Orari

Sabato: 17 – 19 (orario estivo)
Domenica e Festivi: 10 – 12 / 17 – 19 (orario estivo)
Su prenotazione: sempre, per gruppi di almeno 10 persone
Giorni di chiusura: 25 dicembre e 1 gennaio

Ingresso

  • intero: 5 euro;
  • ridotto: 3 euro.

Con il biglietto del Museo del Duomo si avrà la riduzione per l’accesso al Camminamento di Ronda sulle Mura di Cittadella e viceversa.

Per informazioni e prenotazioni:

Museo del Duomo
Piazza Del Sagrato, 1
35013 Cittadella

tel. 049 9404485, cittadella@historiatravel.it, www.museoduomo.it

Oltre al percorso artistico-culturale l’allestimento del nuovo Museo diocesano propone tre possibili percorsi, spirituali e religiosi.

1 – Il percorso dei santi

Entrando in museo ci si trova al cospetto di un’antica statua di sant’Antonio abate. È il primo dei santi che accompagnano nell’itinerario di fede e testimonia una venerazione molto antica verso una figura radicata nella tradizione contadina. Proseguendo ci si imbatte nelle rappresentazioni dei santi Prosdocimo e Donato, patroni di Cittadella, di san Girolamo che traduce la Sacra Scrittura, di san Filippo Neri e altre ancora. Alla fine del percorso sono posizionate due statue lignee raffiguranti san Rocco e san Sebastiano. Non manca l’immagine della Vergine Maria, madre di Gesù e Regina di tutti i santi.

2 – Il percorso di passione, morte e risurrezione

Il secondo percorso è il racconto della passione, della morte e della risurrezione di Gesù. Il mistero pasquale è al centro della nostra vita di fede: la passione e risurrezione di Gesù costituiscono il cuore della professione di fede del battezzato. Nella prima stanza del museo i colori scuri della grande “Flagellazione” introducono nel mistero della sofferenza di Gesù, vissuta nella notte più buia. I colori più accesi della deposizione di Andrea da Murano, esposta nella sala don Luigi Rossi, donano invece la sensazione di una sofferenza mitigata dalla fede; è come se Maria portasse con sé già la luce della risurrezione. Infine i colori caldi della “Cena in Emmaus” accompagnano dolcemente verso il mistero pasquale di Gesù risorto che si rivela nello spezzare il pane e continua a essere presente in mezzo ai suoi discepoli, di ieri e di oggi.

3 – La liturgia

La “Cena in Emmaus”, che svela il mistero di Cristo Risorto, aiuta a rileggere in maniera piena e consapevole tutto il percorso. Nell’eucaristia che si celebra ogni giorno si rivive la presenza di Gesù che muore e risorge. Non è solo un ricordo, è una presenza viva. Inoltre «nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro dei santi e del vero tabernacolo» (SC 8). Capiamo allora perché i paramenti liturgici, i vasi sacri, l’altare delle quarantore, sono così belli e preziosi: ci aiutano a entrare nella liturgia celeste. Alla fine del percorso ci si riscopre pellegrini come i due discepoli di Emmaus, pieni di domande e incertezze. E gli occhi si aprono e riconoscono di aver ricevuto in dono l’opportunità di entrare per un po’ in paradiso, assieme ai santi.

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