Falò Epifania con gli Amissi del Piovego e Visita Porto del Sale
LUNEDÌ 5 GENNAIO 2015
Falò dell'Epifania in Golena San Prosdocimo con vogata di Voga alla Veneta e visita didattica gratuita
Dolci vino, brulé, pubblicazioni.
Gli Amissi del Piovego, anche quest'anno, rinnovano l'invito alla cittadinanza, agli amministratori e ai vogatori, a partecipare al Falò dell'Epifania con vogata di Voga alla Veneta, il giorno
LUNEDÌ 5 GENNAIO 2015, CON IL SEGUENTE PROGRAMMA:
- ore 15 Vogata nel Piovego, nel tratto antistante la cavana di San Prosdocimo;
- ore 16 Visita didattica al bastione Portello vecchio e alla cavana San Prosdocimo;
- ore 17 Accensione del Falò dell’Epifania in golena, lungo il Piovego, e dolci, vin brulé, pubblicazioni, per tutti.
Il falò dell'Epifania, anche detto "pan e vin", è una manifestazione radicata localmente, identitaria veneta, ma che in realtà travalica le frontiere, con varie origini e motivazioni, che si perdono nellanotte dei tempi.
Il "pan e vin" non è il bruciare la vecia. Anzi, tutt'altro. Il falò degli Amissi non nasce come gesto di punizione della "strega". Sarebbe un crimine. La pratica del pan e vin o del falò è legata ad altre motivazioni, e rinunciare a porre il fantoccio della befana in cima al rogo, è un omaggio alle donne. Un interessante studio del benedettino Pelagio Visentin, raccolto dagli Amissi del Piovego nel libretto "I falò e l'Epifania" edito qualche anno fa, ne illustrava la genesi e l'evoluzione: il fuoco è la rappresentazione della luce, l'uscita dalle tenebre dell'inverno.
Dopo un periodo di oblio, soprattutto nel padovano, vi è una ripresa dei falò. Per l'importanza assunta dal fenomeno stesso sono state emanate delle disposizioni volte a garantire la sicurezza, memori di alcuni gravi incidenti. Si sono levate anche perplessità di chi vede una ulteriore fonte di inquinamento dalla combustione di fascine, e magari pure per qualche copertone buttato sconsideratamente da ignoranti all'interno delle pire.
Da decenni gli Amissi del Piovego organizzano il falò, di antica tradizione contadina, rilanciato a Padova, dove stava sparendo per la progressiva inurbazione e cementificazione di tutte le superfici agricole o comunque a verde. I terreni d'inverno, sono infatti il luogo adatto al falò, in quanto privi di colture per la messa a riposo della terra. Offrono sterpaglie, vegetazione spontanea rimossa, rami degli alberi tagliati periodicamente. Il tutto diventa materia prima per il rogo, come da antica tradizione contadina. Il Falò degli Amissi è con i rami secchi raccolti in Golena.
Oggi il pan e vin è anche la celebrazione sociale della speranza collettiva che la madre Terra ci possa dare da vivere anche per il futuro. E quindi celebrazione dell’ambientalismo.
L'ambientalismo diventa il fattore strategico di governo e di sopravvivenza della società, di questi tempi e per i prossimi anni. Non è un caso che l’economia stia cercando nuovi stimoli per uscire dalla crisi, proprio ricorrendo a formule compatibili e sostenibili con l’eco-sistema.
È proprio la crisi che conferma ancora una volta la necessità di aver cura dell’ambiente. Una cura quotidiana, sistematica e rispettosa delle legge della natura. Altrimenti una natura ignorata o tiranneggiata per motivi d'interesse tende a rivoltarsi, anche socialmente ed economicamente.
L’ambientalismo diventa anche leva per mantenere il patto intergenerazionale, oggi offeso dal venire meno da parte degli adulti per i giovani, almeno qui in Italia, di certezze e delle prospettive di un miglioramento della qualità della vita
Ambientalismo, in definitiva, per rafforzare la pace sociale, ponendo al centro dell’attenzione la persona, il suo habitat, e le reali esigenze. Tutti noi siamo responsabili della protezione e della cura del creato, per mantenere la pace, come ci era stato ricordato da Papa Benedetto XVI all’inizio del 2011. Un impegno sulle questioni grandi che si traducono anche in tante questioni piccole e pratiche.
Da oltre 30 anni gli Amissi del Piovego volontariamente prestano la loro attività per la tutela e la valorizzazione dell’area storico monumentale e ambientale della Golena San Prosdocimo, lungo il canale Piovego, detta anche di San Massimo dal nome della Via San Massimo da cui si accede.
La Golena dagli anni Venti fino al 1984 era stata luogo di gestione rifiuti: discarica, trattamento e poi deposito automezzi AMNIUP. Rialzata all’epoca, abusivamente, è stata oggetto di un primo sterro all’inizio degli anni ’90 consentendo di rendere visibile un tratto di mura. Nel 2007 è stata ripulita la cavana di San Prosdocimo. Un ulteriore intervento di manutenzione degli Amissi da ulteriori riversamenti abusivi ha riportato alla luce la cannoniera del Castelnuovo, segno del livello originario del Piovego. Risulta evidente quindi che l’operazione di pulizia deve continuare, riportando la Golena al livello del Piovego, ridando maggiore visibilità al monumento Mura del Cinquecento e restituendo il rapporto naturale fra l’alveo del Piovego e la Golena, sua componente.
Nell’attesa del completamento dello sterro da parte del Comune di Padova, anche con il coinvolgimento della Regione tramite l’Arpav, gli Amissi proseguono lo stesso l’opera di promozione della cultura e dell’ambiente, in golena e lungo il Piovego, praticando il prezioso l’habitat, con le compatibili attività di voga alla veneta e turismo culturale e fluviale.
Con la luce del falò in Golena San Prosdocimo si celebra anche la valorizzazione dell'ambiente storico culturale e fluviale cittadino, a partire dalla golena stessa.
Per informazioni e adesioni: Maurizio Ulliana cell. 3487077807 – info@amissidelpiovego.it
MARTEDÌ 6 GENNAIO 2015, ALLE ORE 10.30 (DURATA CIRCA 1 ORA E 1⁄2)
Visita didattica gratuita all'Antico Porto del Sale
A piedi dalla Golena San Prosdocimo in Via San Massimo, nr. 137, a Via Gattamelata, scendendo a livello del canale Roncajette alla base del Torrione Bastione Portello vecchio, camminando sull’antico guasto cinquecentesco.
Stante le condizioni del terreno si consiglia di indossare scarponcini o stivali.
Gli Amissi del Piovego organizzano una visita didattica gratuita all'antico Porto del Sale, all’esterno del Ponte delle Grade di San Massimo-Mura veneziane del Cinquecento.
L'esistenza del Porto del Sale è antica. Ed il Ponte delle Grade di San Massimo - grade ovvero delle grate cioè inferiate calate in acqua per evitare i transiti notturni del contrabbando - posto sul canale San Massimo-Rocajette (più avanti riprende il nome di Bacchiglione) testimonia l'importanza del sito. Il corso d'acqua infatti ha rappresentato per diversi secoli una delle più importanti vie fluviali tra la città e la laguna di Venezia, ed il Ponte è divenuto una porta fluviale urbana, inserita nelle mura veneziane (XVI secolo).
L'antico Porto del Sale deve il suo nome per la funzione di porto “di entrata”, nei secoli scorsi, in particolare delle imbarcazioni che trasportavano il sale nel centro storico, dirette lungo il canale San Massimo-dei Gesuiti, nell’area daziaria del Porto “Pidochioso” (ora sottopasso fra gli Ospedali civili), o verso l’attiguo borgo del Portello, in epoca medioevale fin dall’epoca comunale.
Il sale, prodotto nelle saline lungo il fiume Bacchiglione e verso Chioggia e la laguna di Venezia, è sempre stato nei secoli scorsi un elemento centrale per l'alimentazione, la conservazione dei cibi, la medicina, la ritualità religiosa e superstiziosa, la raffinazione di metalli, la concia di pellami, la fissazione dei colori sui tessuti, e altre attività.
Il Porto del Sale oltre che scalo commerciale è stato anche porto "militare" di imbarco per i Templari, diretti in Terra Santa, ubicati tra il XII e XIV secolo (d.C.) nella vicina precettoria di Santa Maria Inconia (del Tempio), ora chiesa della Immacolata, in Via Belzoni.
Il percorso lungo il canale Roncajette ha perso di importanza progressivamente nei secoli scorsi, dopo la realizzazione del vicino canale Piovego (dal 1209) e l’apertura del primo porto di Ognissanti. Definitivamente, dopo l’interramento a fine ‘800 della prosecuzione nel canale Santa Sofia (dall’Ospedale al Piovego, l’attuale Via Falloppio-fino a Porciglia), nel Novecento il Roncajette è diventato impraticabile per la navigazione. Da un lato è stato tagliato dall'intersezione più a valle con il canale San Gregorio, che sovrappassa il corso dagli anni ‘30, indotto a mezzo di botte a sifone "Kofler". Dall’altro lato per il tombinamento quasi integrale del tratto di canale interno alle mura, il San Massimo-dei Gesuiti, eseguito nel dopoguerra per la costruzione delle cliniche e del policlinico. Oggi il corso d’acqua ha una funzione idraulica importante di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche cittadine indirizzatevi da alcuni terminali di collettori urbani.
Da evidenziare il fatto che ora (dalla metà del secolo XIX) il bacino (mandracchio) del Porto del Sale lungo il Roncajette è alimentato, oltre dal canale San Massimo, anche dal canale Piovego, le cui acque (in eccesso) sono riversate per mezzo del sistema idraulico detto “sostegno di San Massimo”, manufatto ben visibile da Via Gattamelata, accostato al bastione Portello vecchio.
L'area dell'Antico Porto del Sale ha una straordinaria doppia prospettiva, una da Via San Massimo e l'altra da Via Gattamelata, quest'ultima simile a quella in origine godibile dall'acqua provenendo da Chioggia, al termine della navigazione lungo il Bacchiglione. L’osservazione da Via Gattamelata consente di riscontrare quanto più bassi fossero i livelli originari del vicino canale Piovego, di cogliere sul Torrione Portello vecchio le dimensioni originarie dell’altezza della cortina padovana nel ‘500.
Nel 2009 la base del Torrione sul lato del Roncajette è stata oggetto di un importante lavoro di pulizia dei detriti depositatesi nell'alveo e di consolidamento delle sponde, da parte del Genio Civile di Padova, con rimozione di quanto accumulatosi ai piedi del bastione Portello vecchio, ora visibile nella sua intera fattezza, e con la riapertura della terza arcata del ponte, fino a prima rimasta occlusa dal fango accumulatosi in decenni di abbandono. Ora è possibile passeggiare a contatto con i resti dell'Antico Porto del Sale, godendosi la vista ai piedi del cinquecentesco imponente bastione Portello Vecchio.
A fine 2014 i lavoratori di “Piovego pulito”, remunerati con i voucher del Comune di Padova, hanno effettuato un intervento straordinario di pulizia e manutenzione del verde in alveo, riportando alla vista, dal Ponte di Via Cornaro lo sbocco del tombinamento del tratto di canale San Massimo-dei Gesuiti, eseguito negli anni ’50 a seguito della realizzazione dell’Ospedale.
La visita consentirà di osservare i danni prodotti al sistema difensivo cinquecentesco negli anni ’50 e seguenti, dalla realizzazione e sviluppo dell’Ospedale e delle Cliniche sopra la cerchia muraria veneziana, verificando altresì i livelli originari delle acque patavine nel Cinquecento e le altezze delle mura sul piano campagna, promuovendo nel contempo lo stombinamento del Canale dei Gesuiti fra Via Cornaro e il Parco Treves, e l’abbattimento delle cliniche poste sul bastione Cornaro.
Sarà gradito un libero contributo.
Per informazioni e adesioni: cell. 3487077807 – info@amissidelpiovego.it