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Incrontro con il “MOI – Musulmani omosessuali in Italia”

Martedì 5 febbraio al Circolo Arcigay Tralaltro saranno ospiti gli esponenti del gruppo “MOI – Musulmani Omosessuali in Italia” per una discussione sul rapporto fra Islam e comunità LGBTQ

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Martedì 5 febbraio alle 21.00 saranno ospiti, al Circolo Arcigay Tralaltro in Corso Garibaldi 41, gli attivisti del “MOI – Musulmani Omosessuali in Italia”,  gestori del sito internet “Il Grande Colibrì” (www.ilgrandecolibri.com) che si occupa dello spesso problematico e contraddittorio tema dell’omosessualità nella comunità musulmana italiana.

“MOI-Musulmani Omosessuali in Italia” è un progetto di cultura e informazione che mira ad essere un primo punto di incontro e confronto tanto per le persone LGBTQ di religione, cultura o famiglia musulmana, nate o immigrate in Italia, quanto per chiunque creda nel rispetto per ogni orientamento sessuale e religioso e nella forza rivoluzionaria della conoscenza e della curiosità per chi è diverso da sé.

Il progetto, portato avanti da persone di diversa provenienza geografica, culturale e religiosa, non ha le caratteristiche di un'associazione, ma punta all'approfondimento ed alla messa in rete delle conoscenze sul rapporto tra l'Islam e le diverse identità affettive e sessuali e al supporto ed al potenziamento di una rete informale di persone, studiosi e attivisti LGBTQ musulmani, con contatti in tutto il mondo.

Gli attivisti del MOI si occupano tanto di omosessualità quanto di intercultura, partendo da una situazione di doppia “diversità”: sia in quanto omosessuali sia in quanto musulmani, arrivando a punte di assurtidà quando gli omosessuali stessi si accaniscono contro i musulmani omosessuali: come molti loro connazionali anche alcuni tra loro infatti a volte condividono lo stereotipo del musulmano come persona da cui stare alla larga, se non addirittura da temere. «In questo contesto il coraggio per far parte di un’associazione è titanico: ti difendi perché figlio/a di immigrati africani, asiatici o europei dagli italiani in genere, ti difendi perchè gay dalla tua comunità etnica di riferimento e infine persino dentro la “minoranza” omosessuale ti tocca dimostrare che non c’entri niente con determinati clichè. Una faticaccia». (www.yallaitalia.it)

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