“La Convenzione di Istanbul per la protezione della donna” incontro Palazzo Santo Stefano
La Convenzione di Istanbul è il tema del convegno organizzato dall’Associazione Pari e Uguali in collaborazione con la Provincia di Padova venerdì 6 novembre alle 17,30 nella sala Consiglio a Palazzo Santo Stefano in piazza Antenore, 3 a Padova.
I dati sulla violenza alle donne sono ancora fortemente preoccupanti: 177 i casi di femminicidio registrati lo scorso anno e 71 nei primi sei mesi del 2015.
Nel nostro Paese una donna su tre nella sua vita ha subito qualche forma di violenza, da quella verbale, a quelle più gravi fino all’omicidio.
La tavola rotonda in programma venerdì prossimo servirà quindi per mantenere viva l’attenzione e coinvolgere il maggior numero di soggetti nell’applicazione della Convenzione di Istanbul, ravvivare l’interesse dei cittadini sui vantaggi che ne derivano per un benessere collettivo nel combattere la discriminazione e la violenza nei confronti della donna e nel ricordare il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza delle donne.
Al convegno porterà il saluto Fabio Bui, vicepresidente della Provincia di Padova. Parteciperanno: Barbara Spinelli, avvocato, Leonarda Scuderi, Sostituto Commissario della Questura di Padova, Elisa Venturini, sindaco di Casalserugo, Rodolfo Balena, presidente dell’Associazione Pari e Uguali, moderatrice dell’incontro Anna Milvia Boselli, già consigliere del Comune di Padova con delega alle Politiche di Pari Opportunità.
Saranno trattati gli argomenti che riguardano l’aspetto legale, la prevenzione, la
protezione e il coinvolgimento degli enti legali e delle associazioni.
“Il convegno – ha detto Fabio Bui - vuole quindi sensibilizzare la società nel suo complesso, dalle istituzioni alla società civile per collaborare ad un cambiamento culturale che elimini pregiudizi, abitudini e stereotipi. Sarà l’occasione per richiamare tutti ad una assunzione di responsabilità. Non aspettiamo che succeda il fatto di cronaca per parlarne, cerchiamo di approfondire tematiche, leggi e strumenti che abbiamo a disposizione per non lasciare sole le donne in caso di violenza. La Convenzione di Istanbul rappresenta la strada del cambiamento, ma per modificare abitudini e comportamenti discriminatori serve l’impegno delle istituzioni, dei soggetti privati, dell’informazione e dei media in particolare. Serve una battaglia condivisa e coordinata per un profondo cambiamento culturale che permetta di prevenire ed eliminare la violenza”.
La Convenzione costituisce il primo strumento internazionale vincolante sul piano giuridico per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica. Particolarmente rilevante è il riconoscimento espresso della violenza contro le donne quale violazione dei diritti umani, oltre che come forma di discriminazione contro le donne.
“Abbiamo pensato di organizzare questo convegno – ha detto Rodolfo Balena – per divulgare e far conoscere in modo approfondito la Convenzione di Istanbul, un documento che porta a riflettere su diverse problematiche che riguardano la violenza sulle donne: i femminicidi, le mutilazioni genitali femminili, la piaga delle spose bambine diffusa in Islam ma anche in India, l’infanticidio selettivo esteso sia in Cina che in India. L’Associazione Pari e Uguali organizza inoltre diversi corsi nelle scuole perché il coinvolgimento della società civile deve essere incoraggiato e spinto partendo proprio dagli studenti fino ai genitori. La violenza in tutte le sue forme, fisica, psicologica, economica non è assolutamente accettabile”.
La violenza domestica è un crimine che in Italia non viene denunciato in oltre il 90 per cento dei casi. A infliggerla spesso sono gli uomini di casa, mariti, compagni, fidanzati, padri e a esserne vittime sono sempre le donne.
“Ringrazio la Provincia di Padova – ha concluso Milvia Boselli - per aver accolto questo evento, organizzato proprio nel mese in cui tutto il mondo discute e riflette sulle strategie messe in campo per prevenire e sostenere le donne vittime di violenze e soprattutto per intervenire su quel processo culturale e sradicare questa violazione dei diritti umani. Le leggi ci sono ma è necessario dare attuazione a queste Convenzioni internazionali soprattutto in tre ambiti: la prevenzione, il sostegno e la repressione. Questa grande battaglia è prima di tutto culturale e la potremo vincere solo attraverso il coordinamento e un’azione forte delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini. Sono molte le iniziative realizzate in tutto il territorio: dalle case di accoglienza, agli sportelli Caritas e anti-stalking, fino al progetto donna, ma tutte queste azioni vanno coordinate, messe in rete e soprattutto fatte conoscere”.