Marcia della memoria a Padova per ricordare la deportazione degli ebrei
(foto da www.comunitadisantegidio.info)
La Comunità di Sant’Egidio e la Comunità Ebraica di Padova invitano alla marcia silenziosa che si terrà domenica 4 dicembre 2022 alle ore 17, per fare memoria della deportazione degli ebrei padovani. Il titolo della marcia richiama le parole di Primo Levi: “Non c’è futuro senza memoria”. Un ‘pellegrinaggio della memoria’ che, a partire da Palazzo Moroni, si snoderà per le vie del centro, attraverso il ghetto, che finalmente ritorna dopo gli anni della pandemia.
La data del 3 dicembre 1943 segnò l’avvio di uno dei momenti più drammatici della storia recente della città: il prelevamento degli ebrei della città, in esecuzione dell’ordinanza n.5 della repubblica sociale italiana, e l’apertura del campo di concentramento di Vo’ vecchio, presso Villa Venier. Il 17 luglio 1944, i 47 internati del campo furono deportati ad Auschwitz. Solo tre donne tornarono alle loro case.
La marcia partirà da Palazzo Moroni in via VIII Febbraio. I partecipanti porteranno cartelli con i nomi, tristemente famosi, dei campi di concentramento. Alla fine della marcia, alla quale parteciperanno anche autorità civili e istituzionali, interverranno il presidente della Comunità ebraica Gianni Parenzo, la responsabile di Sant’Egidio Alessandra Coin, il rabbino capo di Padova Adolfo Locci e il sindaco Sergio Giordani. Porterà il suo saluto don Enrico Piccolo, Delegato vescovile per il dialogo interreligioso e l’ecumenismo.
Scompaiono i testimoni degli orrori del Novecento, della Shoah, delle guerre. Abbiamo un’immensa responsabilità di fronte al futuro, come ha ricordato Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio: trasmettere la memoria della Shoah, la coscienza del clima di odio e acquiescenza in cui è avvenuta.
Il ricordo della deportazione degli ebrei di Padova è un fatto decisivo per rafforzare la coesione sociale della città e del nostro Paese, in un tempo segnato dalla guerra e ancora dalla pandemia. È significativa la presenza, crescente lungo gli anni, di giovani - studenti delle scuole e dell’università - e di immigrati “nuovi italiani”, insieme a cittadini di ogni età e credo religioso. Siamo in un periodo di fragilità, segnato dalla guerra e dalla pandemia. Il futuro non può essere la riedizione del passato, specie dei suoi aspetti più oscuri.