Mostra collettiva “Dimore”, il progetto sperimentale di residenza d’artista al Centro Culturale Altinate San Gaetano
Venerdì 18 e sabato 19 novembre, l’area Creatività dell’Ufficio Progetto Giovani del Comune di Padova presenta lo sviluppo di Dimore, progetto sperimentale di residenza d’artista avviato online nel 2020, in pieno lockdown. Il percorso ha coinvolto sei artiste e artisti - Daniele Costa, Nicolò Masiero Sgrinzatto, Alessio Mazzaro, Eleonora Reffo, Gianna Rubini, Annalisa Zegna - e quattro tutor - Emanuele Coccia, Pietro Gaglianò, Elena Mazzi, Babilonia Teatri - in un percorso formativo e di ricerca.
Dopo due anni, il progetto vede ora il suo compimento in una pubblicazione, in una mostra collettiva e in un seminario, presentati al Centro Culturale Altinate San Gaetano. Gli appuntamenti si inseriscono nel calendario di Contemporanea, la programmazione dell’Ufficio Progetto Giovani che dà spazio alle ricerche più sperimentali di artisti e artisti under 35. Esposizioni collettive, seminari, laboratori, percorsi formativi, residenze d’artista: Contemporanea si snoda lungo un percorso che coinvolge diversi spazi e aree urbane di Padova, per tutta la stagione autunno/inverno 2022/2023.
La mostra e la pubblicazione
Il primo appuntamento è per venerdì 18 novembre, alle 18:30, con l’inaugurazione della mostra collettiva Dimore | Abitare le pratiche artistiche nell’epoca della complessità, a cura di Caterina Benvegnù e Stefania Schiavon. La mostra indaga le produzioni su cui le artiste e gli artisti si sono concentrati dal lockdown in poi, tra riflessioni sul lavoro, sulle relazioni con le tecnologie, sulla vulnerabilità e la necessità di trovare rifugio, sulla mescolanza tra umano e non umano, sul gioco, sulle soglie e sulle creazioni di paesaggi e geografie oniriche. Il progetto espositivo propone una mescolanza di immagini, linguaggi, suoni, appartenenti ai percorsi di ricerca individuali ma costellate e punteggiate dai temi centrali di Dimore: Identità, Relazione, Immaginario, Metamorfosi.
In occasione dell’inaugurazione, viene presentata anche la pubblicazione di Dimore: un ulteriore contributo per dare corpo, visivamente e concettualmente, al processo sperimentale di lavoro condiviso e approfondire le questioni emerse durante la fase online, che continuano a risuonare e a intervenire nelle pratiche artistiche e curatoriali.
La mostra è allestita presso il ballatoio al primo piano dell’Agorà e rimane visitabile gratuitamente, fino al 29 gennaio 2023, negli orari di apertura del Centro.
Il seminario
Sabato 19 novembre, dalle 10:30 alle 17:00, si svolge in Auditorium il seminario Pratiche artistiche e curatoriali: come costruire reti di cooperazione nel post pandemia?. Caterina Benvegnù e Stefania Schiavon, curatrici dell’evento, discutono con gli ospiti Marco Baravalle, Babilonia Teatri, Pietro Gaglianò e Camilla Seibezzi di cosa significhi per artiste e artisti, operatrici e operatori culturali, cambiare la prospettiva sulla propria pratica e sull’incidenza che essa ha sul mondo.
L’appuntamento si propone di esplorare quali trasformazioni abbiano scosso le pratiche artistiche e curatoriali, così come le istituzioni e le modalità di fare arte, a seguito della crisi pandemica e quali siano i cambiamenti necessari ancora da apportare. A partire dall’analisi di alcune parole centrali, passando per l’importanza del fare collettivo e della costruzione di reti di cooperazione, la giornata intende offrire momenti aperti di discussione e confronto tra addetti ai lavori del settore culturale del territorio veneto e non solo.
La partecipazione è gratuita, ma è richiesta l’iscrizione attraverso il modulo online disponibile su https://www.progettogiovani.pd.it/dimore-mostra-collettiva-e-seminario/
Gli artisti in mostra
Daniele Costa (Castelfranco Veneto, 1992). Inizia la pratica artistica nel 2014 dedicandosi prevalentemente al video. Dopo la laurea di primo livello in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo all’Università di Padova, completa gli studi in Arti Visive nel 2017 presso l’Università IUAV di Venezia. La sua ricerca si focalizza sulla conoscenza del corpo umano in due direzioni di introspezione personale. Da una parte il funzionamento interno del corpo umano, basata su approfondimenti medico-scientifici, dall’altra la singolarità umana, la conoscenza dell’individuo in rapporto alla sua storia, al suo mondo e alla sua persona. I suoi progetti sono stati presentati in istituzioni e festival quali PAC Padiglione Arte Contemporanea Milano, MAXXI Roma, Galleria D’arte Moderna Roma, Fondazione Spinola Banna e GAM Torino, National Gallery of Art Tirana (AL), House of King Peter I Belgrado (RS), Museo di Arte Contemporanea di Salonicco (SKG), Artevisione Careof e Sky Arte (Milano), Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia), Cinema Galleggiante Venezia, Lago film Fest (Treviso).
Nicolò Masiero Sgrinzatto, nato nel 1992, vive e lavora ad Arre (Padova). Ha conseguito i diplomi di I° e II° livello in Nuove Tecnologie dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha esposto a In Fieri (Centro Culturale Altinate – San Gaetano, Padova, 2018), Contemporaneamenti (Fondazione L’Arsenale, Iseo, 2018), Oikos (Casa Bossi, Novara 2019), Art Stays Festival (Ptuj, 2019), Soundscapes of Work and Play (Distilleria De Giorgi, San Cesario di Lecce, 2019), Ambiente primo: la misura (Nowhere Gallery, Milano 2019), Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee (Villa Brandolin, Pieve di Soligo, 2019), Torbio (Galleria Ramo, Como, 2020), Helicotrema Festival (Hangar, Barcelona, 2021), Botto Bizzarro (Nowhere Gallery, Milano, 2022). Costruisce oggetti indisciplinati che indagano la giostra come possibile allegoria della prestazione.
Alessio Mazzaro (1985), Laureato in Arti Visive e Ingegneria Ambientale, è un artista e performer interessato nell’arte partecipata come modo meno gerarchico di co-creare conoscenza, nell’ascolto di audio come agente di attivazione del pubblico, nelle conseguenze delle narrazioni che ci sono state insegnate e in quello che possiamo fare attraverso l’interazione linguistica. I suoi progetti manifestano forme non convenzionali di ospitalità dove differenti vissuti possono esprimersi e coesistere. Coreografando ambientazioni, pubblicazioni e performance collettive, utilizza la conversazione collettiva, la voce registrata e elementi scenici per generare una collezione complessa di narrative orali. Vincitore dell’Italian Council X, e in precedenza del ECF Courageous Citizens Research Grant e del premio Incontri Internazionali d’Arte, Mazzaro è stato artista in residenza alla Cité internationale des Arts (Paris), Pivô Pesquisa e Residencia Artistica Faap (São Paulo), e ha collaborato con O Bom Retiro é o Mundo (São Paulo), il Center for Global Migration Studies e the Max Plack Institute for Ethnic and Religious Diversity (Göttingen). Le sue opere sono state presentate in progetti personali, esibizioni collettive e dialoghi in istituzioni come Pivô (São Paulo); La Colonie e Galerie de la Cité internationale des arts (Paris); Eastern Bloc e Musée du Montréal Juif, (Montreal); LADA e Tate Modern (London); Muntpunt e Recyclart (Brussels); Spike Island (Bristol); Popps Packing (Detroit); CampoBase (Turin); Fondazione Bevilacqua La Masa (Venice); Electric Eclectics Festival 2015; SuperNormal 2016; Fondazione Francesco Fabbri.
Eleonora Reffo, nata a Padova nel 1997. Si laurea in “Arti Visive e Studi Curatoriali”, presso NABA (Nuova Accademia di Belle Arti), Milano. Dal 2019 collabora con realtà culturali attive sul territorio della provincia di Padova per l’organizzazione di progetti multidisciplinari rivolti a pubblici eterogenei. Dal 2021 scrive per Juliet Art Magazine. Riflette su una mediazione culturale che usufruisce della ricerca antropologica come archivio di pratiche consultabili. Nutre uno spiccato interesse nello studio di soluzioni creative per le necessità e l’adeguamento delle iniziative artistiche e degli spazi culturali in chiave inclusiva.
Gianna Rubini (Italia), 1993. Biologicamente femmina. In questo momento della sua precaria esistenza vive a Milano. Tuttavia non è la grande città che la esalta, per contro ha una vicina favolosamente novantenne che, per via dell’Alzheimer, le regala ogni mese gli stessi biscotti al limone. È una fotografa disorganizzata e migliore amica di Siri. Spia i vicini e frequenta spesso i cimiteri. Passa la maggior parte del tempo con bambine, bambini e piante. Artista visiva, attiva anche nel campo sociale, si interroga sulle strutture del linguaggio e su come esse possano attivare connessioni fra sé e situazioni esterne che dominano la cultura contemporanea; crea nei suoi lavori un dialogo ampio e universale dove pone in luce problematiche e fragilità di personaggi e situazioni incontrati durante la sua vita privata. La sua ricerca prende in esame diversi ambiti con uno sguardo attento che s’intrufola per appropriarsi di gesti e abitudini umane designandone la gracilità.
Annalisa Zegna (Biella, 1990) è artista, ricercatrice e operatrice culturale. Lavora con linguaggi visivi e performativi, concentrandosi su esperienze collettive e pratiche collaborative. Sviluppa progetti artistici legati alle ecologie multiple, con un forte interesse a esplorare e influenzare gli immaginari personali e collettivi. È co-fondatrice e collaboratrice di Spazio HYDRO, spazio culturale indipendente di Biella, e lavora come Assistente di UNIDEE residency programs presso la Fondazione Pistoletto (Biella). Ha studiato al Master PACS (Roma), Arti Visive all’Università IUAV (Venezia) e Pittura all’Accademia di Belle Arti (Torino).
Gli ospiti del seminario
Marco Baravalle è ricercatore, curatore e attivista. Assegnista di ricerca nel progetto INCOMMON all’università IUAV di Venezia. I suoi interessi comprendono la relazione tra arti visive/performative e commons; l’attivismo, le pratiche artistiche alter-istituzionali. Fa parte del collettivo Sale Docks che a Venezia autogestisce uno spazio per le arti contemporanee ed è cofondatore dell’Institute of Radical Imagination, un gruppo di artisti, ricercatori, curatori e attivisti, attivo all’intersezione di arte e commons. Autore del volume L’autunno caldo del curatore. Arte, neoliberismo, pandemia (Marsilio, 2021) e curatore de L’arte della sovversione (Manifestolibri, 2009).
Babilonia Teatri è una formazione entrata con passo deciso nel panorama teatrale contemporaneo distinguendosi per un linguaggio che a più voci viene definito pop, rock, punk. I fondatori del gruppo, Enrico
Castellani e Valeria Raimondi, compongono drammaturgie dall’incedere unico, sorta di litanie scolpite nelle contraddizioni dell’oggi, portate in scena con attitudine ribelle. Hanno indagato diverse angolazioni della vita di provincia, cristallizzandola come microcosmo di un dolore universale, affrontato con coraggio dissacrante. Coraggio che è valso al gruppo il prestigioso Leone d’argento della Biennale di Venezia. Babilonia Teatri si caratterizza per il suo sguardo irriverente e divergente sull’oggi che mostra i nervi scoperti del nostro tempo. Per uno stile fuori dagli schemi che intende il teatro come specchio della società e della realtà. Attraverso l’uso di nuovi codici visuali e linguistici esprime la necessità e l’urgenza dell’interrogazione, per far emergere conflitti e tensioni, con ironia e cinismo, affetto e indignazione. Babilonia Teatri vince nel corso degli anni numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Scenario, due premi Ubu, il premio Hystrio alla drammaturgia, il premio Franco Enriquez per l’impegno civile, il Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, il Leone d’argento per l’innovazione teatrale alla Biennale di Venezia.
Pietro Gaglianò (1975) è critico d’arte, educatore e curatore indipendente. Dopo la laurea in architettura ha approfondito il rapporto tra l’estetica del potere e le contronarrazioni agite dall’arte, prediligendo il contesto urbano e sociale come scena dei linguaggi contemporanei, con una particolare attenzione per i sistemi teorici della Performance Art. Nei suoi libri e nelle sue mostre è centrale la sperimentazione di formati ibridi tra arte e scienze sociali per coltivare la percezione politica dello spazio pubblico e della comunità. Su questo tema e sul ruolo dei monumenti celebrativi ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, Memento. L’ossessione del Visibile (Postmedia Books, 2016). Insegna in istituzioni italiane e statunitensi ed è attivo in progetti e reti internazionali che sperimentano pratiche di arte e educazione non formale per l’inclusione sociale e contro la discriminazione. Sulla pedagogia radicale ha pubblicato La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia (Gli Ori, 2020).
Camilla Seibezzi (Venezia, 1966), consulente per le attività culturali e l’innovazione, è esperta in progettazione culturale quale fondamento per lo sviluppo e la riqualificazione territoriale, insediamento e sviluppo delle industrie creative, formazione e programmi di tutela dei diritti civili e politiche contro le discriminazioni di genere. Insegna al master in Management della comunicazione e Politiche Culturali dell’università Iuav di Venezia ed è responsabile di un progetto di ricerca sull’evoluzione del concetto di genere nelle arti visive contemporanee presso la Fondazione La Biennale di Venezia. Ha scritto le linee guida per la formazione per conto di musei e realtà imprenditoriali di diverse dimensioni e contribuito alla crescita istituzionale di note realtà pubbliche e private. Ha un’esperienza trentennale come project manager nella progettazione e realizzazione di mostre di livello internazionale, molte delle quali presenti nelle diverse edizioni della Biennale arte di Venezia.
Per informazioni: Area Creatività – Ufficio Progetto Giovani Tel. 049 8204795 Email: pg.creativita@comune.padova.it
https://www.progettogiovani.pd.it/dimore-mostra-collettiva-e-seminario/
https://www.dimoreresidenzadartista.it/
Foto articolo da https://www.progettogiovani.pd.it/dimore-mostra-collettiva-e-seminario/