Mostra “Repertum - Ogni dato emerso” a Cervarese Santa Croce
Museo Archeologico del Fiume Bacchiglione
Castello di San Martino della Vaneza - Cervarese Santa Croce
Inaugurazione - ingresso gratuito
Sabato 14 marzo – ore 17.30
Dal 15 marzo al 3 maggio 2015 l'arte contemporanea invade il Museo Archeologico del Fiume Bacchiglione a Cervarese Santa Croce. Alex Bellan, Antonio Guiotto, Elena Hamerski si misurano con lo spazio architettonico attivando un contatto con la storia del territorio di cui il museo è testimone, intrecciandolo ad una visione personale e poetica.
Dal 15 marzo al 3 maggio 2015, il Museo Archeologico del Fiume Bacchiglione presenta repertum - ogni dato emerso, un evento espositivo che riunisce nelle sale del Castello di San Martino della Vaneza di Cervarese Santa Croce (PD), le opere d’arte di tre giovani artisti: Alex Bellan, Antonio Guiotto ed Elena Hamerski.
La mostra curata da Marco Tondello, in collaborazione con Sergia Avveduti, artista e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e Caterina Benvegnù, è realizzata con il contributo della Banca dei Colli Euganei, Credito Cooperativo di Lozzo Atesino, 3B impianti, con il supporto della Cooperativa Sociale Terra di Mezzo e Cooperativa Sociale Ecofficina.
La presenza dell’arte contemporanea in questo contesto non è un futile pretesto estetico, ma un’occasione per riflettere sul patrimonio culturale che il Museo ospita, trasformandolo in una perfetta cornice di dialogo tra passato e presente, tra le civiltà che siamo stati e quella che viviamo.
Lo stesso titolo del progetto espositivo, repertum - ogni dato emerso, attraverso l’origine della parola reperto (che deriva dal latino e che propriamente significa «ciò che è stato trovato»), desidera sottolineare l’importanza della scoperta, riferendosi non solo alle tracce archeologiche della storia, ma anche al ritrovamento di nuovi dati per evocarne una dimensione più intima.
I tre giovani artisti presenti – Alex Bellan, Antonio Guiotto, Elena Hamerski - si misurano con lo spazio architettonico attivando un contatto con la storia del territorio di cui il museo è testimone, intrecciandolo ad una visione personale e poetica.
Alex Bellan (Adria, 1981) presenta il video A seconda proiettandolo nei sotterranei del Castello: quindici ore di girato, il tempo totale impiegato da una telecamera per percorrere il tratto fluviale che collega Battaglia Terme al porto lagunare, seguendo solamente i ritmi naturali. L’opera s-ciafà è allestita, invece, all’ultimo piano della torre: una piccola fotografia, incorniciata, che immortala il varo di un’imbarcazione. L’artista modifica la foto, piegandone gli angoli, quasi a trasferire il forte impatto della barca con l’acqua, all’immagine stessa. Il tutto è sormontato da una trachite euganea che la àncora al pavimento, a ricordo delle proteste, contro lo sviluppo del trasporto su ruota, che i barcaioli compirono affondando le proprie imbarcazioni. Direzioni che si oppongono e che si contrappesano, un’indagine che cerca una corrispondenza tra pieni e vuoti, tra tempo finito e infinito, tra verticalità e orizzontalità.
Antonio Guiotto (Padova, 1978) occupa le stanze del Castello con una serie intitolata supporti: piccole strutture, di dimensioni variabili e materiali differenti, che agiscono come contradditori contrafforti a sostegno della struttura architettonica del Castello, dando continuità alle differenti poetiche degli artisti presenti, oltre che a creare echi formali con i reperti.
Guiotto, con l’opera bleigiessen / malibdomanzia, si corrisponde alle antiche spade presenti nel Museo, reinterpretando l’antica pratica divinatoria dove per predire il futuro si colava in acqua del piombo o dello stagno fuso. Attraverso l’atto performativo, recupera lo stesso gesto che i cavalieri fecero donando le loro armi al fiume, producendo così evocative piccole metalliche figure meandriche. In Qualcosa accade, lentamente, ma accade, l’artista racchiude l’acqua del Bacchiglione, utilizzato per la fusione in piombo, in contenitori che sigillano i microrganismi presenti nel il materiale vivo. Crea così piccoli ecosistemi dove qualcosa, anche se è impercettibile, continua ad accadere.
Elena Hamerski (Forlimpopoli, 1989) apre il percorso, al piano terra, con una serie di lavori intitolati Apolide. Il confronto con il tema dell’apolidia, quale condizione vissuta da chi è privo di qualsiasi cittadinanza, è parte integrante del suo lavoro, oltre ad essere legato al suo vissuto familiare. Lo spaesamento identitario non si presenta solo a livello concettuale ma anche materiale: attraverso l'impiego di mappe cartografiche che, dopo essere state accuratamente ritagliate in lunghe e strette strisce, vengono ricomposte, l’artista ambisce a creare una nuova geografia, all’immaginare un mondo differente. Attraverso il metodo sottrattivo di scomposizione, segmentazione e taglio, si giunge ad una riconfigurazione a livello geopolitico. L’assemblaggio di frammenti di mappe diverse, dà vita a utopici paesaggi: ciò che originariamente era distante ora comunica e trova un nuovo legame, fissandosi a della terra con pungenti e fragili spilli o venendo reinterpretato in piccole bandiere vorticanti. La costruzione di nuove geografie, riflette sul rapporto identitario, sociale e culturale che relaziona ogni individuo alla conformazione del proprio territorio; si lega inoltre alle riproduzioni delle antiche mappe presenti nel Museo, che documentano i cambiamenti dell’assetto territoriale di Padova e Vicenza, oltre che del fiume Bacchiglione, pur rimanendo costante un insito senso di isolamento
In parallelo alla mostra, la Cooperativa Terra di Mezzo e la Cooperativa Ecofficina, propongono al Museo visite guidate, laboratori per bambini e adulti e da domenica 22 Marzo attività artistiche studiate specificatamente per la mostra; le diverse proposte sono consultabili sul sito.
Info
15 marzo – 3 maggio 2015
sabato 15.00 – 19.00
domenica e altri festivi 9.30 – 12.30 / 15.00 -19.00
da lunedì a sabato mattina su prenotazione
Ingresso: intero 4 € - ridotto 2 €