Riapre il MAC il Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio di Teolo
Sabato 27 giugno riapre ufficialmente il “MAC- Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio” di Teolo (PD) con una selezione di novanta opere tra le oltre duecento donate a Dino Formaggio dagli amici artisti e che verranno ciclicamente esposte in modo da darne visibilità completa. Tra gli artisti esposti Fiorenzo Tomea, Renato Birolli, Aligi Sassu, Italo Valenti, Tito Gasparini, Attilio Rossi, Romano Rui, Vilim Svecnjak, Antonio Morato, Alberto Biasi, Tono Zancanaro. Sono stati presi contatti anche con altri musei di arte contemporanea italiani per il progetto “Un’opera per Dino”, che punta al costante rinnovamento delle esposizioni.
Dopo gli interventi di riqualificazione del Palazzetto dei Vicari e una rivisitazione dell’allestimento degli spazi museali riapre a Teolo (PD), sabato 27 giugno 2015, il ‘MAC’, Museo di Arte Contemporanea “Dino Formaggio”. Sarà così possibile visitare la prima rassegna delle opere donate dagli amici artisti al filosofo, il cui centenario della nascita è stato celebrato nel 2014 con una originale mostra delle sue opere, fino a quel momento mai esposte.
La riapertura al pubblico è stata possibile grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale di Teolo e al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, della Regione del Veneto, di ETRA e Fidia. Inizia così un nuovo corso per questo prestigioso spazio culturale che si inserisce a pieno titolo tra le offerte d’eccellenza del territorio collinare euganeo.
Il nuovo allestimento, che ordina le opere secondo un percorso inedito, parla di Formaggio teorico e critico d'arte e degli artisti incontrati durante la sua vita, con cui spesso creò legami di stima e collaborazione mantenuti nel corso degli anni. Il museo attualmente espone una selezione di novanta opere tra le oltre duecento che costituiscono la collezione di Dino Formaggio e che verranno ciclicamente esposte in modo da darne visibilità completa. L’allestimento è a cura dell’artista Raffaella Surian e di Stefano Annibaletto con la supervisione di Sergio Giorato, direttore artistico del Museo e di Daniele Formaggio, garante del MAC.
Si parte dalla fine degli anni ’30 in cui Dino Formaggio, allora studente universitario a Milano sotto la guida di Antonio Banfi, entra in contatto con il diffuso fermento artistico e intellettuale che porta alla nascita di Corrente, un movimento mosso dall’idea di un’arte legata alla vita e alla realtà di una nazione alle porte della guerra. Formaggio si lega di amicizia ad alcuni degli artisti più vicini al movimento: Fiorenzo Tomea, che gli insegna la tecnica dell’affresco, Renato Birolli, Aligi Sassu, Italo Valenti. Questi legami, qui testimoniati da alcune opere di particolare interesse come il ritratto parigino a tecnica mista di Birolli, il grande paesaggio ad olio di Tomea, il maturo collage di Valenti, continuano nei decenni seguenti, quando Formaggio si afferma come brillante docente universitario e critico d’arte, e ad essi se ne aggiungono altri, come quello con Tito Gasparini, che Formaggio conobbe nei primi anni ’60 all’inizio della sua attività a Pavia, le cui opere costituirono la prima donazione al Museo di Teolo.
Il trasferimento a Teolo, sui colli Euganei, nel 1963 in occasione della chiamata alla cattedra di estetica presso l’Università di Padova, mette in contatto Dino Formaggio con gli artisti operanti sul territorio. È il caso di Antonio Morato, pittore sensibile da sempre attento alle innovazioni della pittura europea, proprio per questo già nel 1939 invitato da Renato Birolli alla seconda mostra di Corrente; di Alberto Biasi, che dal 1959 con gli altri artisti del Gruppo N avvia una fondamentale avventura nell’arte ottico-cinetica europea; di Tono Zancanaro, maestro di un realismo spesso lirico, espresso con la china e l’acquaforte.
L’idea di un museo in continuo rinnovamento è testimoniata dal progetto “Un’opera per Dino”, che punta al costante rinnovamento delle esposizioni. Sono infatti stati stretti accordi con anche con altri musei di arte contemporanea italiani per prestiti temporanei di opere provenienti dalle loro collezioni per arricchire ulteriormente il Museo. Il primo artista che ha aderito al progetto è il fotografo Mario Lasalandra, uno degli autori più innovativi e geniali della fotografia contemporanea.
MAC Dino Formaggio
Palazzetto dei Vicari, Via Molare 1
35037 Teolo (PD)
ORARI
da aprile a novembre: venerdì 15 – 19
sabato e domenica 10 - 13, 15 - 19
Entrata libera.
Per informazioni:
MAC Dino Formaggio
centenario.dinoformaggio@comune.teolo.pd.it
museo.teolo@comune.teolo.pd.it
www.museodinoformaggio.it
BIOGRAFIA DINO FORMAGGIO
Dino Formaggio nasce a Milano il 28 luglio del 1914 da modesta famiglia; dal ’28 al ’29 è operaio metalmeccanico presso la fabbrica Brown Boveri di Milano, passando in seguito alle Orologerie Binda per meglio applicarsi gli studi serali. Dopo il diploma, nell’anno scolastico 1933-34 assume l’incarico di maestro elementare a Motta Visconti, sulla cattedra che era stata della poetessa Ada Negri.
Conseguita la licenza liceale si iscrive all’Università Statale di Milano, dove si laurea nel 1938 discutendo una tesi sul concetto di “tecnica artistica”. Come relatore ha il professor Antonio Banfi, del quale diviene segretario e assistente. Professore di liceo e poi incaricato di Estetica presso l’Università di Pavia, nel 1963 vince il concorso per professore ordinario di Estetica all’Università di Padova, di cui diviene Pro-rettore e Preside della Facoltà di Magistero per undici anni. Passa alla cattedra di Estetica dell’Università Statale di Milano, di cui nel 1990 diverrà Professore Emerito.
Tra le sue opere principali vanno citate “Fenomenologia della tecnica artistica”, “Arte” (che contiene la celebre definizione “Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte…”) e alcune monografie dedicate a singoli artisti (Goya, van Gogh, Piero della Francesca, Tintoretto).
Nel 1993 il Comune di Teolo istituisce questo museo di arte contemporanea, raccogliendo opere donate da Dino Formaggio (a cui il museo viene intitolato) e da artisti che hanno con lui collaborato.
Dino Formaggio Muore ad Illasi (Verona) il 6 dicembre del 2008.
Dino Formaggio ha spesso alternato ad una ricca attività teoretica la sua predilezione per il “fare” artistico, entrando nell’amata officina e dedicandosi con altrettanto fervore all’uso di lime, pinze, morse, morsetti, saldatrici, incudine, martello, per dar vita a figure uscite dalle mani pensanti che prendevano la figura di foglie, fiori, pastori picassiani o del prediletto Don Chisciotte, gigante buono, cavaliere inflessibile davanti alle ingiustizie e ai torti, che rappresenterà per il filosofo l’incarnazione della lotta per l’ideale.
DICHIARAZIONI:
MORENO VALDISOLO (Sindaco di Teolo) - Il Palazzetto dei Vicari, una struttura edilizia risalente al secondo Cinquecento, è stato sede del Vicario del Doge fino al 1797, anno in cui si conclude la gloriosa storia della Repubblica di Venezia. Successivamente ha conosciuto molte destinazioni (pretura e sede distrettuale in epoca austriaca, scuola dopo l’unificazione del paese, biblioteca) fino a diventare nel 1993 sede del Museo di arte contemporanea dedicato al filosofo “Dino Formaggio”.
Costituisce una grande conquista di una nazione democratica e moderna che ogni paese possa dedicare all’arte e alla cultura un edificio pubblico, una struttura accessibile a tutti, affinché ciascun cittadino possa coltivare la propria formazione. Facendo riferimento a questa tradizione che assegna all’arte e all’artista un ruolo e un compito sociale, cioè quello di “comunicare” valori e trasmettere idee, il Comune di Teolo, accogliendo e facendo propria la proposta del Prof. Formaggio, deliberò l’istituzione di uno spazio dedicato all’arte. Dopo una prima ristrutturazione compiuta grazie all’intervento della Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Palazzetto dei Vicari è stato adattato a diventare luogo dell’arte grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, di Etra Spa, Fidia Finanziaria Spa e il contributo istituzionale della Regione del Veneto.
Nella rinnovata destinazione museale il Palazzetto conosce, dunque, un’ulteriore rinascita per ospitare il valore “universale” e “sociale” dell’arte, così come formulato nella riflessione teoretica dal suo ideatore e fondatore. Un progetto ambizioso che vuole rendere Teolo e l’arte protagonisti di un percorso non solo culturale ma anche turistico e sociale.
DANIELE FORMAGGIO (Garante del Museo) - Riapre le porte il MAC Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio, grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale di Teolo che non ha mai smesso di credere nell’importanza di poter offrire a cittadini e turisti un luogo dove ammirare e conoscere opere d’arte di diversi autori e stili. Un luogo voluto e costruito da mio padre perché potesse, in chi lo visita, germogliare interesse, emozione e passione.
Sono grato, lo è tutta la famiglia Formaggio, a quanti hanno reso possibile, con amicizia e impegno, questo nuovo corso del Museo che deve diventare, come voleva il suo fondatore, un laboratorio di idee per le nuove generazioni e un sito dove ritrovare l’universale senso del bello.
L’impegno che ancora una volta si è assunto la nostra Amministrazione non basterà però a garantire che questo spazio culturale rimanga, e anzi sviluppi, sempre nuove iniziative per tutta la collettività dei Colli Euganei e non solo. Ci sarà bisogno di sostegno: per questo è allo studio la possibilità di creare una Fondazione che, nel nome di Dino Formaggio, coinvolgendo cittadini e imprenditori possa dare una prospettiva di respiro ampio ad una realtà che ha tutte le potenzialità per diventare un tassello importante nella crescita culturale e turistica del territorio, e dunque pure un prestigioso volano economico.
SERGIO GIORATO (Direttore Artistico) - Il Museo di arte contemporanea di Teolo nasce da un confluire di motivazioni diverse. Da un lato Dino Formaggio fu mosso a fare la proposta al Comune di Teolo – che istituirà il Museo nel 1993 intitolandolo al suo fondatore – dallo stimolo proveniente da analoghe situazioni museali, di spazi dedicati all’arte anche in realtà istituzionali di piccole dimensioni ma di grande capacità progettuale, di cui egli aveva avuto esperienza in quella Francia, prediletta nella cultura, alla quale si sentiva affine. Per fare dell’arte e della sua fruizione non un luogo riservato ma, ricollegandosi alla grande tradizione medievale, per tornare ad assegnare all’arte e all’artista un ruolo e un compito sociale: rappresentare figure destinate alla “comunicazione”, cioè a quell’azione fraterna e vitale del mettere in comune, premessa ineludibile per stimolare il dibattito, la formazione e la trasmissione delle idee.
Dall’altro egli fu spinto dalla molla ideale dell’amicizia, fondamento e sostegno dell’umana convivenza, alla quale egli assegnava grande valore e importanza. Amicizia che nasceva dalla comune predilezione per il “fare” artistico, per quel dar vita a immagini e figure uscite dalle mani pensanti che ha sempre accompagnato la sua attività intellettuale e che allude a un tema a lui molto caro, cioè al primato attribuito alla concretezza della corporeità e delle materie, ribellandosi al dominio secolare dello spirituale e dell’astratto, che aveva soffocato ogni spontaneità umana. L’originalità del Museo, dunque, sta nel suo essere generato nel grembo generoso dell’amicizia che legava gli artisti al filosofo e che si esprimeva nel dialogo continuo, nella condivisione dei valori e dei molteplici saperi che confluiscono nel nascere e nel formarsi dell’opera d’arte.
Da ultimo la genesi del museo non può essere separata dal procedere della sua riflessione nel campo dell’estetica filosofica. Dino Formaggio, infatti, è stato autore di un progetto ambizioso per liberare la filosofia dell’arte dalle paludi della “degustazione” soggettiva e letteraria dell’opera d’arte per portarla, avvalendosi dei contributi delle diverse scienze umane, a indagare con rigore quel momento magico e misterioso in cui si liberano le energie e le istanze etiche e ideali che danno luogo a quell’oggetto sui generis che è l’opera d’arte. Dedicarsi, dunque, “filosoficamente” a quel particolare oggetto che è la produzione artistica non costituisce un sapere di nicchia, riservato a pochi eletti segnati dal trasporto verso quel mondo dell’arte, talvolta incomprensibile ai più. Significa, semplicemente, indagare un oggetto che per i suoi caratteri di libertà da condizioni e vincoli, diventa un’occasione felice per capire l’uomo, i valori che lo costituiscono, il profondo antro da cui provengono le sue idee, le sue emozioni, le sue tensioni. Il suo contributo teoretico, maturato e cresciuto a contatto con gli artisti e nella frequentazione delle loro officine, è venuto a costituire, in tal modo, una straordinaria chiave non solo per capire l’arte, ma per leggere l’uomo nella sua dimensione più autentica e profonda.