Notturni d'arte ad Arquà con il Petrarca
I Notturni d'Arte, manifestazione organizzata dall'Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova, mercoledì 6 agosto si spingono fuori porta per una visita alla Casa del Petrarca in via Valleselle 4 ad Arquà Petrarca; la serata avrà inizio alle ore 21 dalla Loggia dei Vicari con la visita animata Le visioni Petrarca - Storia di un’anima, a cura di teatrOrtaet, che farà rivivere il grande poeta e letterato del Trecento, dal 1349 canonico della cattedrale di Padova, che ad Arquà passo gli ultimi 5 anni della sua vita e dove morì nel 1374 per poi trovarvi sepoltura.
I contatti del Petrarca con Padova iniziarono nel 1349, quando fu investito dell'ufficio di canonico della cattedrale cittadina e della corrispondente dotazione beneficiale, per effetto di un accordo tra il vescovo Ildebrandino Conti e Iacopo II da Carrara, signore della città. Il possesso del seggio canonicale si protrasse per 25 anni, fino alla morte; in realtà i contatti effettivi con l'ambiente locale furono di misura assai contenuta per l'alternanza di brevi soggiorni e di lunghe assenze. Se l'accettazione e la conservazione negli anni del canonicato padovano rispondevano al bisogno di una rendita sicura, dal momento che l'abbandono nel 1347 della dimora avignonese aveva comportato il distacco dai Colonna, suoi potenti protettori in terra di Provenza, il mancato radicamento in città fu il frutto di esigenze non meno essenziali agli occhi del massimo artefice della cultura dell'Umanesimo e precisamente l'orizzonte cosmopolita della sua esperienza e la propria autonomia di giudizio e d'azione. Lo rivela del resto il rifiuto della residenza stabile anche in luoghi diversi da Padova.
Solo l'avanzare degli anni indusse l'illustre intellettuale di famiglia fiorentina, e però "cittadino del mondo" per formazione e per scelta, a porre un limite al suo inesausto migrare. Rientrando da Venezia, nel 1368, egli fece sosta nella sede del suo ufficio canonicale per un soggiorno inteso ancora come temporaneo e tuttavia, sollecitato da Francesco il Vecchio da Carrara, si convinse infine a prendere dimora a Padova in modo definitivo. La rinuncia alla mobilità, resa inevitabile dall'età avanzata, non modificò peraltro le convinzioni del Petrarca in materia di libertà individuale. L'antica aspirazione alla "vita solitaria" condusse il poeta a preferire, dal 1370, la residenza ad Arquà, in una casa costruita su terreno donato da Francesco il Vecchio, dove proseguì nel lavoro di perfezionamento delle sue opere. Appunto ad Arquà lo colse la morte, il 18 luglio del 1374, all’età di settant'anni.
La scomparsa suscitò vasta eco nei contemporanei. Le cronache attestano che ai funerali celebrati in forma solenne nel centro euganeo, presero parte, a fianco del signore, numerosi preti e monaci che erano titolari d'alte cariche, i chierici della chiesa locale nella loro totalità e le componenti più prestigiose del mondo laicale di Padova. Se la presenza di grandi prelati e di tutto il clero della diocesi appare in qualche misura scontata, essendo il defunto un uomo di chiesa, la rigorosa selezione verso l'alto dei laici ammessi ai funerali richiama l'attenzione sulla struttura gerarchica della società e, più in particolare, sulla caratteristica schiettamente elitaria dell'intera esperienza di vita del Petrarca.