Notturni d'arte alla chiesa degli Eremitani
La visita dei Notturni d'Arte in programma martedì 12 agosto alle ore 21 alla chiesa degli Eremitani, è un omaggio a uno dei più grandi artisti padovani, Andrea Mantegna (1431-1506), protagonista di quello straordinario processo di rinnovamento del linguaggio figurativo che ha fatto della nostra città uno dei più avanzati centri dell’Umanesimo europeo; oltre alla visita guidata al suo capolavoro, il ciclo affrescato nella Cappella Ovetari, quasi completamente distrutto dal bombardamento del 1944 e oggi in parte ricomposto, sarà proposto il filmato "Mantegna e Padova".
Nel 1448 Mantegna, nativo di Isola di Carturo, ormai diciassettenne, viene chiamato a partecipare alla decorazione della Cappella Ovetari, posta all’estremità orientale del transetto nella chiesa degli Eremitani. Antonio Ovetari, morto qualche anno prima, in una nota testamentaria destina 700 ducati alla decorazione della cappella con storie dei santi Giacomo e Cristoforo. La moglie, Imperatrice Capodilista, assieme agli esecutori testamentari, sceglie gli artisti e ai più noti Giovanni d’Alemagna e Alvise Vivarini, accosta due giovani talentuosi: Andrea Mantegna e Nicolò Pizolo (c. 1421 - 1453). A decretare il prematuro abbandono di D'Alemagna e di Vivarini è la morte del primo nel 1450 che vede il Vivarini portare a termine le sole opere del catino absidale e interrompere i lavori. Mantegna e Pizolo lavorano ora a stretto contatto ma la collaborazione fra i due si dimostra altalenante, tant’è che nel 1449 scoppia una diatriba in cui Mantegna è citato in giudizio dal collega per le continue interferenze, soprattutto nell'esecuzione della pala in terracotta e bronzo dell’altare.
Nel 1453 il cantiere della Cappella Ovetari riparte, ma Pizolo muore in seguito alle ferite infertegli in una rissa. Il cantiere è affidato esclusivamente a Mantegna che termina l’opera entro il 1457 portando a termine le Storie di San Giacomo, l'Assunzione della Vergine e il registro inferiore delle Storie di San Cristoforo, dove, con un sapiente gioco prospettico, unifica la scena del Martirio di San Cristoforo e quella del Trasporto del corpo decapitato, creando il soggetto più articolato dell'intero ciclo. L’opera più audace è l’Assunzione, per la quale nel 1457 Imperatrice Ovetari gli intenta causa per aver fatto comparire nella scena solo otto apostoli. Interpellati, i pittori Pietro da Milano e Giovanni Storlato giustificano la particolare scelta con una mancanza di spazio. Nel 1456 matura in Mantegna la scelta di lasciare Padova: a fama ormai raggiunta, nel 1460, si trasferisce presso la corte di Ludovico Gonzaga a Mantova.
La storia di Mantegna a Padova sembra potersi concludere qui, ma nel 1944 una bomba aerea distrugge la Cappella Ovetari. Si salvano la doppia scena del Martirio di San Cristoforo e l’Assunzione, staccate in precedenza a causa del grave stato conservativo e ricoverate altrove in tempo di guerra. Degli affreschi perduti resta una documentazione fotografica in bianco e nero che testimonia in modo oggettivo l'aspetto del ciclo. Un recente restauro terminato nel 2006 ha permesso di ricollocare tutti i frammenti salvati per mezzo di sofisticate applicazioni informatiche.