Notturni d'Arte: i medici "padovani" illustri
Sono i medici "padovani" illustri da Pietro d’Abano (1250-1315) a Giovanni Battista Morgagni (1682-1771), con particolare attenzione al Cinquecento, il secolo d’oro della Scuola medica patavina, al centro della serata di mercoledì 27 agosto dei Notturn, che propone una conversazione di Andrea Cozza alle ore 21 in sala Paladin di Palazzo Moroni e visite guidate a Palazzo Bo (Teatro anatomico, cattedra di Galileo, Sala di laurea di Medicina, Sala dei Quaranta). Si segnala la presenza di un'interprete LIS-Lingua dei Segni Italiana per il pubblico sordo.
Se le radici della Scuola medica padovana affondano nel Medioevo, con protagonisti quali Pietro d'Abano (1250-1315), Jacopo (1290-1359) e Giovanni Dondi (1318-1389) e la dinastia dei Santa Sofia, è sicuramente nel Cinquecento che si assiste alla rigogliosa fioritura della rivoluzione scientifica in medicina. L'annus mirabilis è il 1543. È l'anno di pubblicazione del De revolutionibus di Copernico (1473-1543), in cui viene presentata la teoria eliocentrica del cosmo, ma è anche l'anno in cui esce a Basilea il De humani corporis fabrica del fiammingo Andrea Vesalio (1514-1564). Vesalio, il giorno dopo essersi laureato in medicina a Padova nel 1537, riceve l'incarico di insegnamento dell'anatomia, che egli riscrive col supporto dell'osservazione diretta della morfologia del corpo umano guidata dalla dissezione. La sua Fabrica è un'opera assolutamente moderna e innovativa che confuta, tra l'altro, numerosi errori dell'anatomia classica basata principalmente sulla dissecazione di animali.
Nel 1545 viene istituito, su richiesta di docenti e studenti, un Orto medicinale universitario, una sorta di aula-laboratorio a cielo aperto dove gli studenti possono verificare, confrontare e studiare dal vero - e non sulle immagini stilizzate e spesso fuorvianti degli erbari - le piante e le loro proprietà farmacologiche.
Altri insigni anatomisti sono il modenese Gabriele Falloppio (c. 1523-1562), cui si deve la descrizione delle note tube che congiungono il corpo uterino alle ovaie e che sono conosciute appunto come "tube di Falloppio" e Girolamo Fabrici d'Acquapendente (c. 1533-1619), che descrive per la prima volta le valvole delle vene nel De venarum ostiolis (1603). Durante il periodo del suo insegnamento viene inaugurato nel 1595 il Teatro anatomico di Palazzo del Bo: costruito a forma di tronco di cono rovesciato permetteva agli oltre 250 studenti che vi entravano di convogliare e focalizzare la loro attenzione sul cadavere posto al centro su di un tavolo settorio. Proprio durante queste dimostrazioni anatomiche il giovane William Harvey (1578-1657), studente a Padova e qui addottoratosi in filosofia e medicina nel 1602, raccoglie gli elementi che gli permetteranno di comprendere il reale meccanismo della circolazione sanguigna che con lui non viene più intesa come un insieme di flussi e reflussi di sangue ma dotata di moto circolare.
Ricordiamo poi il capodistriano Santorio Santorio (1561-1636) che avvia i primi studi, in senso moderno, sul metabolismo; Bernardino Ramazzini da Carpi (1633-1714), chiamato alla cattedra di medicina pratica presso l'Università di Padova, considerato il fondatore della moderna medicina del lavoro. Contemporaneo di Ramazzini è il medico e naturalista Antonio Vallisneri senior (1661-1730), il cui maggior lascito è il museo medico-naturalistico in cui erano conservati numerosissimi reperti di interesse scientifico. Amico di Vallisneri è il forlivese Giovanni Battista Morgagni (1682-1771) la cui produzione intellettuale è un caposaldo della medicina. Nel 1711 viene nominato a Padova professore della cattedra di Medicina teorica ma nel 1715 sceglie di passare all'insegnamento dell'anatomia, materia che insegnerà sino alla morte. Il metodo d'indagine morgagnano è il cosiddetto "metodo anatomo-clinico" che si fonda sull'indagine anatomica, rappresentata dalla dissezione dei cadaveri per la ricerca delle malattie, e sulla valutazione clinica per la quale l'analisi delle sedi delle malattie è funzionale alla spiegazione della sintomatologia e della causa del decesso. La sua opera principale, il De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis, uscita nel 1761, rappresenta uno dei pilastri della medicina moderna.