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Le "allegorie ritrovate" di Paolo Veronese: la silloge ricomposta

Grandiosa scoperta dell'università di Padova, grazie all'intuito di una giovane studentessa e all'esperienza dei docenti dell'ateneo cittadino e di quello milanese. Le tele saranno esposte in una mostra a Vicenza

Ancora una scoperta che porta il nome dell'università di Padova. Questa volta nel campo della storia dell'arte, con il riconoscimento e l'accreditamento di due tele ritrovate e attribuite a Paolo Veronese. Le opere, rinvenute e restaurate, saranno esposte in una mostra a Vicenza dal titolo "Quattro Veronese venuti da lontano. Le allegorie ritrovate" al Palladium Museum, dal 5 luglio al 5 ottobre 2014.

LA PRESENTAZIONE. Giovedì la conferenza stampa di presentazione dell'eccezionale scoperta. Presenti il rettore dell'ateneo patavino, Giuseppe Zaccaria, Vittoria Romani, docente dell'università di Padova e curatrice del catalogo e della mostra di Vicenza, Giovanna Valenzano, direttrice del dipartimento dei Beni Culturali, e Guido Beltramini, direttore Cisa e curatore dell'esposizione al Museum Palladium.

Paolo Veronese, "Le allegorie ritrovate" (foto: Russo)

LE OPERE SMARRITE. Una cornice suggestiva, l'archivio antico di palazzo del Bo a Padova, per illustrare i risultati di un lavoro artistico-scientifico di grande valore. La silloge del Veronese, composta di quattro tele dalle mastodontiche dimensioni (circa 200 per 110 centimetri), rappresenta quattro allegorie: tre antichi sapienti con in mano oggetti per la misurazione di terra e cielo, e una donna, allegoria della Scultura. Due di questi dipinti, già da tempo attribuiti al celebre pittore, furono acquisiti nel 1974 dal Los Angeles County Museum of Art. Le restanti due opere giacevano sommerse, credute copie, e stimate appena 7mila euro l'una, all'interno di una collezione privata di Villa San Remigio a Verbania Pallanza.

VIDEO: Come nasce la scoperta

VIDEO: Le parole del rettore Giuseppe Zaccaria

LA SCOPERTA DI UNA STUDENTESSA. Una giovane studentessa, che per la sua tesi di laurea si è recata proprio nella villa San Remigio, ha dato il "la" alle ricerche, supponendo ciò che infine è stato riconosciuto. Che le tele fossero degli originali "veronesiani". Grazie alla collaborazione tra l'università di Milano e l'ateneo patavino, sotto la supervisione della professoressa Romani, è stato possibile accreditare le "allegorie ritrovate", procedere con il loro restauro e portarle alla mostra, organizzata in fretta e furia, ma nell'entusiasmo generale. Accanto a loro, anche le tele di Los Angeles, perché i capolavori possano finalmente ritrovarsi ed essere esaminati l'uno accanto all'altro.

LE DICHIARAZIONI. "Un'opportunità straordinaria - afferma con orgoglio il rettore Zaccaria - un grande esempio di impiego delle competenze scientifiche e di proiezione sul territorio". "Scoprire l'autografia - ha sottolineato la docente e curatrice della mostra, Vittoria Romani - è stato un lavoro che ha richiesto anni di ricerca, campagne costose e sopralluoghi". La professoressa non ha mancato di citare colei che ha reso possibile tutto, la giovane studentessa Cristina Moro, su cui si sofferma l'attenzione anche di Guido Beltramini: "Sono felice che una scoperta del genere sia opera di una ragazza di vent'anni". Un grande lavoro e una grande dedizione, che la direttrice del dipartimento di Beni Culturali a Padova non manca di rimarcare: "Tutto ha avuto luogo in una piccola stanza - spiega Giovanna Valenzano - che si è trasformata in un'officina di ricerca".

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