Stagione teatrale del Verdi con Mar del Plata, gli “angeli del rugby” che sfidarono il regime argentino
La prima volta che andai in Argentina la memoria di molte cose accadute era ancora intatta. Cose accadute laggiù, a Buenos Aires, dove la storia si era fermata su quell’elenco interminabile di nomi cancellati dalla vita e dal lutto, desaparecidos, ammazzati senza nemmeno il diritto a portarsi la propria morte addosso. Ma anche cose accadute quaggiù, in Italia, dove un’altra guerra e un altro nemico che non facevano prigionieri s’erano portati via, assieme a tanti altri, anche mio padre.
TUTTI GLI SPETTACOLI DELLA STAGIONE TEATRALE 2016/2017 AL VERDI DI PADOVA
Mi era sembrato un viaggio necessario: imparare che nessun luogo è il centro del mondo. Si moriva in Argentina come in Sicilia perché una banda di carogne regolava in questo modo i propri conti con i dissidenti. Pensarla storta, fuori dal coro, era un peccato imperdonabile. A Buenos Aires come a Catania.
Negli anni ho imparato a raccontare quei morti con le parole dei vivi, le madri di Plaza de Mayo, le vedove di via d’Amelio… Ho provato a immaginare com’erano vissuti e perché avevano fatto quello che scelsero di fare. Non serviva a consolarsi ma a capire che dietro ogni violenza, a Buenos Aires come a Palermo, non c’era mai fatalità ma un pensiero malato, l’osceno sentimento del potere, l’avidità, il desiderio di impunità, la menzogna… In questo, Jorge Rafael Videla e Nitto Santapaola si rassomigliano. E si rassomigliano anche i loro morti.
I ragazzi di Mar del Plata mi sono venuti incontro così, quasi per caso. Tutti morti, un solo sopravvissuto: Raul. Non aveva mai raccontato la sua storia. Nemmeno quando il regime dei militari era crollato come un castello di carte. Essere rimasti vivi, sopravvissuti al male, è sempre un peso insopportabile, il segno di una colpa che non esiste ma che ti covi dentro come un’ulcera. Succedeva agli scampati di Auschwitz, successe anche ai superstiti della mattanza argentina. Ho provato a immaginare i pensieri e i gesti di quei ragazzi che scelsero di restare e di morire. Ho cercato di riannodare i fili invisibili che legano vite lontane tra loro: i giovani agenti di Paolo Borsellino che rinunciano alle ferie per far da scorta al loro giudice, i giovani rugbisti di Mar del Plata che rinunciano a trovare rifugio in Francia pur di giocarsi fino all’ultima partita il loro campionato…
II nome di Raul, il sopravvissuto, l’ho conservato. Gli altri, carnefici e vittime, li ho ribattezzati: volevo che ciascuno di loro portasse in questo teatro qualcosa in più della propria storia, qualcosa in più della propria morte. Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no.
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ACCADEMIA PERDUTA ROMAGNA TEATRI
Scritto da: Claudio Fava
Regia: Giuseppe Marini
con: Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori
e con: Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani e Guglielmo Poggi
Scene: Alessandro Chiti
Costumi: Sabrina Chiocchio
Light design: Umile Vainieri
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Dal 16 al 20 novembre MAR DEL PLATA
- Turno B mercoledì 16 novembre ore 20.45
- Turno C giovedì 17 novembre ore 20.45
- Turno D venerdì 18 novembre ore 20.45
- Turno E sabato 19 novembre ore 20.45
- Turno F domenica 20 novembre ore 16
INFORMAZIONI
web https://www.teatrostabileveneto.it/events/category/padova/
Teatro Verdi
Via dei Livello, 32 - Padova
Centralino 049 8777011
Biglietteria 049 87770213
Fax 049 661053
Coordinatore direzione.teatroverdi@teatrostabileveneto.it
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Orario di biglietteria
lunedì 15 > 18.30
martedì > venerdì 10 > 13 / 15 > 18.30
sabato 10 > 13 nei giorni di spettacolo la biglietteria apre un’ora prima dell’inizio