Ti racconto "Le stagioni", "I Solisti Veneti" al parco Iris
Si terrà il 9 agosto alle 21 al Parco Iris il concerto de “I Solisti Veneti” diretto dal nuovo direttore Giuliano Carella “Le Stagioni di Antonio Vivaldi” (1678 - 1741), all’interno del contenitore “Girovagarte” ideato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Padova. Sarà eseguita una delle opere più popolari e più amate dagli ascoltatori di oggi, già famosissime all’epoca, prima che la musica di Vivaldi fosse seppellita dall’oblio romantico durato oltre un secolo: sono il prodotto di un’epoca felice per il compositore, giunto ormai al vertice della carriera, nell’ambiente della Venezia del Settecento in cui raffinatezza, eleganza, amore per l’arte si univano alla gioia di vivere di un mondo pieno di benessere, anche se già prossimo al tramonto.
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Questi quattro Concerti descrittivi sono stati da Vivaldi inseriti al primo posto nella raccolta di dodici Concerti denominata “Il cimento dell’Armonia e dell’Invenzione” (la competizione fra la musica e la fantasia artistica) pubblicata ad Amsterdam intorno al 1725 da Michele Carlo Le Cene, membro di una famiglia di editori, maestri nella diffusione europea delle opere del loro catalogo. Vivaldi a quell’epoca divideva la sua attività fra il Pio Ospedale della Pietà in Venezia, come “Maestro de’ Concerti” e la Corte di Mantova nella quale era Maestro di Cappella di Sua Altezza Serenissima il Principe Filippo Langravio di Assa e Darmstadt, posto che detenne dal 1718 al 1720. Il successo delle Stagioni è stato subito grandissimo e probabilmente aveva preceduto di molto la data della stampa: molti compositori le hanno imitate o addirittura ritrascritte.
Ordinato sacerdote nel 1704 (era detto il Prete Rosso, probabilmente - secondo taluni - per il colore dell’abito proprio dei sacerdoti che insegnavano musica negli Ospedali), ma ben presto esonerato dall’incarico di celebrare la Messa per un’infermità da lui definita strettezza di petto, Vivaldi era stato assunto nell’Ospedale della Pietà (dove si educavano trovatelle veneziane), con l’incarico di insegnante di violino e Maestro dei Concerti e approfittò di questa posizione per creare una delle più famose scuole di musica che la storia ricordi: ad ascoltare le Messe domenicali e i concerti delle fanciulle della Pietà venivano viaggiatori entusiasti da tutta l’Europa fra cui i sovrani e i massimi musicisti dell’epoca. In seguito, diede sempre maggiore importanza alla sua attività di operista scrivendo più di novantaquattro opere, svolgendo per circa un quarto di secolo l’attività di impresario del Teatro Sant’Angelo, vivendo inoltre a lungo con una cantante di successo, Anna Girò.
Molte delle innovazioni portate da Vivaldi nel campo della musica strumentale provengono proprio dalla sua esperienza nel mondo della musica teatrale, iniziata sicuramente nella veste di strumentista ben prima che iniziasse a comporre per la scena. Nella sua pratica di teatro e altrove Vivaldi frequentava i più grandi letterati, pittori, architetti della sua epoca (le sue scenografie sono firmate da artisti quali Canaletto e Bibiena, i suoi testi talora dallo stesso Goldoni) e suonava circondato dalle opere dei grandi artisti dei periodi precedenti. Secondo la concezione veneziana dell’unità delle arti la musica di Vivaldi è nata in simbiosi con la grandiosa arte veneta di Tintoretto, Veronese, Tiziano, Canaletto; nella sua arte si riflettono i colori radiosi dei cieli di Tiepolo e le geniali e armoniose architetture di Palladio.
Il suo entusiasmo creativo lo ha portato, proprio come dice il titolo Il cimento dell’Armonia e dell’Invenzione, a misurarsi con i geni delle altre arti per dimostrare che la musica aveva eguale valore espressivo e descrittivo ed è proprio l’intento descrittivo che porta Vivaldi a scoprire nuovi orizzonti anche sul piano della creazione puramente musicale, facendo delle Stagioni il primo grande capolavoro della storia del Concerto solista (quello in cui uno strumento solista si contrappone al Tutti dell’orchestra in un dialogo dominato dal suo virtuosismo e dalle sue capacità espressive: una delle forme dominanti della storia della musica strumentale fino ai giorni nostri).
Nelle Stagioni l’intento descrittivo porta Vivaldi, via via che prosegue con l’opera, a stabilire un discorso musicale sempre più libero uscendo completamente nell’ultimo tempo dell’Inverno dallo schema formale di un rapporto ciclico Solo-Tutti basato sul ripetersi nel Tutti di un tema fondamentale: la forma si crea qui battuta per battuta. Ognuno dei quattro Concerti ha uno schema formale diverso dal precedente.
Nel pubblicare l’opera Vivaldi ha pensato, dimostrandosi anche genialissimo “comunicatore” nel senso moderno del termine, di arricchire l’edizione con quattro Sonetti (quasi sicuramente composti da lui stesso) in cui ci mostra, con senso dell’humor tipicamente veneto e una vena poetica sorprendente, come la musica descriva in ogni suo momento la vita degli uomini e della natura nelle singole stagioni: ai versi dei Sonetti sono affiancate delle lettere che corrispondono ai vari punti della partitura e, d’altra parte, Vivaldi ha annotato dei richiami talora ancora più espliciti nello stesso testo musicale, alcuni dei quali di una precisione molto spiritosa.
Fu un contemporaneo francese di Vivaldi, François Raguenet, a notare che “quando gli italiani descrivono una tempesta”, come Vivaldi nel terzo tempo dell’Estate, “non solo si avvicinano ma di gran lunga superano la naturale, sconvolgente furia degli elementi così che la musica rassomiglia di più alla natura che non la natura a sé stessa”.
Nella loro esecuzione “I Solisti Veneti” hanno corretto alcuni errori di interpretazioni tradizionali: valga per tutti l’inizio del Concerto La Primavera che normalmente gli esecutori moderni suonano “staccato” mentre il medesimo inizio appare nel Coro che apre l’Opera Dorilla in tempe il che rivela nel modo più evidente la natura cantabile di questa famosa frase che va quindi eseguita con tale espressione.
Biglietti: biglietto unico: 10 euro
Info web
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