“Mio figlio era come un padre per me” alla Sala del Ridotto al Verdi
Vincitori del Premio Scenario 2012 i Fratelli Dalla Via sono l’ultima realtà artistica nata in Veneto ad essersi affermata prepotentemente sulla scena nazionale con il suo linguaggio che mette le radici nel teatro di drammaturgia ma si evolve in codici e forme sceniche assolutamente inediti. Con queste modalità raccontano la crisi del modello Nord-Est e dei suoi imprenditori in modo ironico e dissacrante. Tra giri di spritz, gare di boeri e preghiere laiche il dramma del fallimento si consuma senza pietà.
“Marta Dalla Via e Diego Dalla Via, fratelli nella vita e sul palcoscenico – affrontano il tema dell’impressionante numero di suicidi che imprenditori italiani assediati dal peso della crisi economica usano come estremo rimedio ai loro guai. Ci raccontano la storia di una ricca famiglia dell’Italia settentrionale, i Rougon-Macquart. Il padre è un noto imprenditore e da sempre gestisce una ditta che produce pavimenti in legno; la madre è un’ex reginetta di bellezza che ha lasciato il suo paese – l’America – e passa il suo tempo tra una clinica e l’altra per ripetuti interventi di chirurgia plastica. I loro figli sono disorientati, in crisi con tutto e con tutti: attaccano la borghesia, denunciano un totale e ormai irreversibile fallimento generazionale. Oppure no: magari esiste una soluzione. Quale può essere il peggior trauma per un genitore? Veder morire un figlio? Questo è quindi il piano che hanno architettato i due fratelli: un suicidio collettivo lascerebbe padre e madre morire di crepacuore. La crisi però, decide diversamente: sono proprio i genitori a scegliere la via estrema del suicidio o dell’abbandono familiare. Ai figli viene lasciata in eredità solo polenta. Tonnellate di polenta. I due protagonisti sono emblemi di un’epoca in cui la popolazione che vive nel benessere è condannata alla competizione più sfrenata, senza però riuscire a raggiungere un traguardo. Considerano la vita come un gioco perché dalla vita hanno avuto – ipoteticamente – tutto, ma non hanno raccolto niente, proseguendo nella precarietà sentimentale ed economica più disarmante. Nella loro ribellione, vorrebbero essere risarciti per essere venuti al mondo, per i problemi che vengono accollati alla loro generazione, senza averne alcuna colpa. “Mio figlio era come un padre per me”, spettacolo vincitore del Premio Scenario 2013 e del Premio Hystrio – Castel dei Mondi, sfrutta l’uso del dialetto regionale per trattare il sensibile argomento della crisi: generazionale, sociale e culturale. Casse di bottiglie vuote diventano elementi di arredo (sedie, scaffali, lapidi,…) che evolvono al ritmo incalzante delle battute. Riferimenti contemporanei alla tivù popolare e alle canzoni goliardiche trascinano invece lo spettatore in una realtà cruda, ma ovattata da un velo di leggerezza quasi incredula di fronte al susseguirsi degli eventi. Con cinismo e grottesca ironia, i fratelli Dalla Via hanno trasformato in gioco ai limiti dell’assurdo un dramma quotidiano che affligge la popolazione, senza distinzione di ceto, portandola a scardinare quelle certezze considerate insostituibili che hanno forgiato la generazione precedente, quella dei padri”.
Alessandra Lacavalla - corrierespettacolo.it
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