Stagione di prosa, "Mandragola" al Teatro Verdi
ATTENZIONE NO il giorno 20 aprile.
Note sull’adattamento e la regia
di Ugo Chiti
“Mettere le mani” nella scrittura geometrica e perfetta della Mandragola intimorisce l’autore abituato a una totale libertà di adattamento dei testi originali, riducendo automaticamente la possibilità di scompaginare tanta riconosciuta e ammirata precisione. Per quanto mi riguarda è stato ben diverso l’approccio con Clizia, altra commedia di Machiavelli, sicuramente meno emblematica e perfetta, ma dove sono più riconoscibili temi conflittuali come la ferocia dei rapporti coniugali, lo scontro generazionale e familiare, le pulsioni sessuali ai limiti dell’incesto, tutti temi che offrono una maggiore possibilità di specchiature e rovesciamenti prospettici dei ruoli, come la possibilità di una riappropriazione quasi totale del linguaggio teatrale.
Tanta libertà, ripeto, non è possibile nella Mandragola che rimane opera da attraversare con rispettosa attenzione e sempre con un occhio rivolto alla “bussola filologica” e un altro alle infinite “mappature critiche” che accompagnano questo testo assurto a prototipo della commedia.
L’Arca Azzurra si muove da sempre seguendo le coordinate di una progettualità obbligata negli anni e quindi al progetto Machiavelli, iniziato appunto con Clizia, non poteva certo mancare la tessera Mandragola. In questo allestimento la primaria preoccupazione è stata quella di innestare la mia riscrittura al testo originale, restando però sempre in secondo piano e lasciando inalterate varie scene: nello specifico tutte quelle di insieme, dove i personaggi si muovono nella finzione dei ruoli, ovvero indossando i diversi “travestimenti” morali e sociali. Non si è trattato di un semplice espediente di mediazione drammaturgica, ma una volontà di sperimentare contrasti e attinenze tra la scrittura classica dell’autore e una riscrittura che attinge ad una lingua toscana più aspra, immediata e, per certi aspetti, più contemporanea e riconoscibile. Altra preoccupazione è stata quella di leggere Mandragola, prima che come commedia, come “favola allegorica” della corruttibilità endemica dell’uomo, favola indecisa o sospesa tra realismo e allusione surreale, dove tutti i personaggi si muovono seguendo l’emblematica dei propri ruoli: il distacco dalla ragione sotto la spinta e la pulsione del desiderio sessuale (Callimaco); la “vocazione” alla paternità indecisa tra istinto primario e mediocre conferma di un ruolo sociale (Nicia); l’immiserimento di un pensiero e di un ruolo morale (Fra Timoteo); un’intelligenza sarcasticamente divertita quanto umiliata dal cinismo (Ligurio); un’ambigua metamorfosi che forse è riscatto o forse piacere di essere corrotta (Lucrezia); lo sguardo opportunistico alla convenienza (Sostrata); dubbi e certezze di un servo (Siro). E infine una Ninfa che in qualche modo, sostituendosi al prologo e alle canzoni che intervallano i vari atti, raccorda e “muove” la scena, assumendosi anche il carico di una conclusione che non vuole essere epitaffio moraleggiante, ma sarcastica eresia popolaresca.
Ninfa: Uomini? Donne? La peggio genia del creato! Dio voleva buttare via lo stampo, ma poi, non si sa come, c’ha ripensato. Non poteva fare altro?
DURATA. Durata: 2 ore con intervallo.
ATTENZIONE NO il giorno 20 aprile.
DATE E ORARI.
- Venerdì 17 aprile 2015 – 20:45;
- Sabato 18 aprile 2015 – 20:45;
- Domenica 19 aprile 2015 – 16:00;
- Martedì 21 aprile 2015 – 20:45;
- Mercoledì 22 aprile 2015 – 20:45.
ORARIO BIGLIETTERIA. Lunedì dalle 15:00 alle 18:30, da martedì a venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:30, sabato dalle 10:00 alle 13:00.
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI. Teatro Verdi - Teatro Stabile del Veneto via dei Livello, 32 - 35139 Padova – Telefono 049 8777011 – Biglietteria 049 87770213 – Fax 049 8763751 – email info@teatrostabileveneto.it – sito www.teatrostabileveneto.it