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Inaugurato l'anno accademico dell'Università in carcere: 47 gli studenti iscritti

La delegata della Rettrice, Francesca Vianello: «Questo progetto porta l’impegno del nostro Ateneo all’interno della casa di reclusione per garantire a tutti il diritto ad un’istruzione superiore. Padova ha aperto una strada che oggi è condivisa con altri 40 Atenei italiani, impegnati in attività di didattica e formazione su tutto il territorio nazionale»

Il Progetto “Università in carcere” nasce nel 2003 quando l’Ateneo sottoscrive con il Ministero della giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria un protocollo di intesa volto a portare la formazione universitaria in ambito penitenziario, promuovendo un’offerta formativa dedicata alle persone in regime di detenzione nell’intero territorio nel Triveneto. L’Ateneo di Padova rientra tra i promotori della nascita della Conferenza nazionale dei delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari, rete di Atenei costituitasi per garantire il diritto allo studio universitario alle persone in regime di detenzione. La Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari (CNUPP), istituita presso la CRUI il 9 aprile 2018, rappresenta la formalizzazione del Coordinamento dei responsabili di attività di formazione universitaria in carcere. In questi anni un numero crescente di Università è impegnato a garantire il diritto allo studio agli studenti detenuti o sottoposti a misure di privazione della libertà personale.

I detenuti

Sono attualmente 40 gli Atenei coinvolti, con attività didattiche e formative in 80 Istituti penitenziari e più di 1200 studenti iscritti. La CNUPP intende svolgere attività di promozione, riflessione e indirizzo del sistema universitario nazionale e dei singoli Atenei in merito alla garanzia del diritto allo studio delle persone detenute o in esecuzione penale esterna o sottoposte a misure di sicurezza detentive. Nel 2022 nasce il Protocollo di intesa firmato dalla Ministra della Giustizia e dalla CNUPP per un tavolo di confronto permanente su collaborazioni con il dipartimento di Giustizia minorile e di comunità per didattica, ricerca e formazione. Attualmente sono 63 gli studenti in esecuzione di pena iscritti all’Università di Padova, di cui: 47 nella Casa di Reclusione Due Palazzi; 1 nella Casa Circondariale di Padova; 13 in esecuzione penale esterna e 2 trasferiti in altri istituiti penitenziari nazionali. Nel progetto sono impegnati 15 tutor.

L'inaugurazione

Questa mattina, venerdì 12 maggio, alle ore 10.00, si è tenuta l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Padova nell’Auditorium della Casa di Reclusione “Due Palazzi” (via Due Palazzi, 35 – Padova). «Questo progetto porta l’impegno del nostro Ateneo all’interno della casa di reclusione di Padova per garantire a tutti il diritto ad un’istruzione superiore – dice la prof.ssa Francesca Vianello, delegata della Rettrice per il progetto Università in carcere –. La presenza delle Università in carcere è una risorsa importante per le persone in regime di detenzione, ma anche per il personale e le direzioni: il confronto apre lo sguardo, stimola nuove prospettive, collega il carcere al territorio. Padova ha aperto una strada che oggi è condivisa con altri 40 Atenei italiani, impegnati in attività di didattica e formazione su tutto il territorio nazionale».

La cerimonia

Ad aprire la cerimonia con i saluti istituzionali c’erano Claudio Mazzeo, Direttore della Casa di Reclusione di Padova, Daniela Mapelli, Rettrice dell’Università di Padova, Maria Milano Franco D’Aragona, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria per il Triveneto e Attilio Favaro, Presidente Associazione Operatori Carcerari Volontari. A seguire sono intervenuti Francesca Vianello, delegata della Rettrice per il “Progetto Università in Carcere” dell’Università di Padova, che ha illustrato il progetto, e gli studenti iscritti. Antonio Paoli, prorettore al Benessere e Sport dell’Ateneo, ha tenuto prolusione dal titolo “Benessere e sport: il segreto della longevità”, a cui è seguito un accompagnamento musicale a cura di “La cattiva strada”. Ha concluso la cerimonia la visita all’esposizione museale di materiali provenienti dai Musei di Ateneo, allestita all’interno del Carcere, a cura di Monica Salvadori, prorettrice al Patrimonio artistico, storico e culturale e Mauro Varotto, delegato ai Musei e Collezioni e al Centro di Ateneo per i Musei (CAM); è seguito, infine, un brindisi inaugurale a cura della Cooperativa Work Crossing con la consegna dei badge universitari ai neoiscritti.

L’esposizione museale all’interno del carcere “Due Palazzi”

Grazie al gruppo di lavoro “Accessibilità e Inclusione” che fa parte del progetto Musei al futuro - Padova Città della Scienza, è stato inoltre possibile visitare un’esposizione di materiali provenienti dai Musei di Ateneo, allestito all’interno del Carcere. Il fil rouge è il tema del diritto allo studio e la modalità di presentazione è stata quella del “Museo in valigia”: i Musei escono dalle proprie sedi e si presentano in un contesto nuovo, portando con sé il bagaglio di storia e tradizioni, di sguardi sulla natura e sull’uomo. L’elemento della valigia non è solo il contenitore dentro cui viaggia il patrimonio storico e scientifico dell’Ateneo, ma diventa anche elemento dell’esposizione, per testimoniare che si tratta davvero di un patrimonio di tutti e per tutti.

Salvadori

«I musei sono oggi investiti di un nuovo ruolo sociale, che ben si esplica attraverso la promozione di percorsi e processi di apprendimento innovativi, come quello che presentiamo qui. L’educazione museale, di tipo informale, è sicuramente la più adatta per accrescere in ciascuno il piacere della conoscenza, promuovendo percorsi di sensibilità culturale, artistica, paesaggistica e ambientale. Grazie alle numerose sollecitazioni offerte dai reperti museali, alle molteplici testimonianze di persone, luoghi, tempi e civiltà diversi, lontani da quanto ci è più familiare, possiamo promuovere l’acquisizione di nuove competenze e nuovi saperi, ma anche sviluppare il senso di appartenenza a una storia millenaria. E sentirci così parte di una comunità» afferma Monica Salvadori, prorettrice al Patrimonio artistico, storico e culturale dell’Ateneo che ha curato la visita all’esposizione.

Varotto

«Quando è iniziato il progetto “Musei al Futuro” sognavamo di poter dialogare con la città e gli altri enti di scienza e di cultura, per disegnare insieme un percorso di rinnovamento delle nostre realtà museali – prosegue Mauro Varotto, delegato ai Musei e Collezioni e al Centro di Ateneo per i Musei che ha guidato la visita all’esposizione museale insieme a Monica Salvadori –. Siamo orgogliosi, e un po’ stupiti, del favore con cui questo progetto è stato accolto, e delle numerose occasioni di collaborazione che stanno nascendo. Tra queste, la presenza all’importante cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico in carcere è la prima ad essere realizzata».

Vianello

«Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito della Delegata prof.ssa Vianello, a partecipare con il patrimonio conservato nei nostri Musei a questa importante cerimonia, nella convinzione che gli oggetti conservati nei nostri Musei possiedano la forza e il fascino di sapersi raccontare a tutti. Il nostro vuole essere un sistema di Musei aperto, che dialoga con le realtà del territorio e che trasmette a tutti il proprio carico di valori, identitari e fondamentali della nostra storia e della nostra società» aggiunge Fabrizio Nestola, Presidente del CAM.

Colpo

«In questo momento così fervente per i nostri Musei Universitari, con l’apertura dei nuovi Museo Botanico e Museo della Natura e dell’Uomo, e con altri Musei che vedranno importanti riallestimenti nei prossimi anni, siamo orgogliosi di poter testimoniare a tutti il nostro impegno per la tutela e la valorizzazione di oggetti, che raccontano l’impegno scientifico dei nostri 800 anni di storia» conclude Isabella Colpo, Direttrice Tecnica CAM.

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