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Seconda missione d'inchiesta su rifiuti e ecomafie, le criticità in Veneto e a Padova

La commissione parlamentare ha svolto, in 3 giornate, oltre 30 audizioni, per ricostruire lo scenario regionale. Nel territorio euganeo, attenzione è puntata sui sottofondi stradali e sul traffico illecito di materiali ferrosi

La commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti e le ecomafie ha condotto a termine la seconda missione in Veneto, portando all'attenzione i riscontri derivanti dalle oltre venti audizioni svolte nelle province di Padova, Treviso e Rovigo. Lo scenario, descritto venerdì mattina, durante la presentazione del presidente di commissione, Alessandro Bratti, nella sede della prefettura di Padova, mostra "casi non eclatanti, ma il perdurare di una crisi e di un vuoto normativo che non facilita".

AUDIZIONI. "La vostra è una delle regioni più avanzate". Così ha esordito Bratti, prima di illustrare le risultanze dell'indagine portata avanti nel corso di tre giornate in cui sono stati ascoltati, tra gli altri, il procuratore della Repubblica di Venezia, il comandante del Noe di Venezia, i comandanti provinciali della Guardia di Finanza, i comandanti del corpo forestale dello Stato e le associazioni imprenditoriali e ambientaliste.

TEMATICHE. La commissione ha approfondito l'impatto ambientale derivante dagli impianti di trattamento dei fanghi, specialmente nella provincia rodigina. Nonché l'attività di produzione di materiali destinati all'edilizia e ai sottofondi stradali, derivati da rifiuti speciali. Questo tema, in particolare, tocca anche il Padovano, per l'utilizzo di terreni per le infrastrutture, resi contaminati o tossici. Altro aspetto, legato al territorio euganeo, e portato all'attenzione dalla Guardia di Finanza, il commercio clandestino di materiali ferrosi. "A Padova, siamo stati in visita al nuovo impianto di Acegas, per capire come funzionava, e abbiamo potuto rilevare come un fornitore, eliminato dalla 'white list", sia stato eliminato anche dalle forniture dell'azienda".

TRAFFICO OLTRE CONFINE. Altro nodo, segnalato dal corpo forestale, riguarda l'attività dei centri di stoccaggio e trasferimento di rifiuti speciali (presenti soprattutto a Treviso). Fino al 2009, esisteva un forte flusso di materiali da Nord a Sud. Ora il traffico ha cambiato rotta, dirigendosi verso i paesi del Nord Europa: "Rimane in questo settore il problema della miscelazione dei rifiuti speciali, che impedisce il corretto tracciamento dei materiali e le analisi specifiche per la verifica della correttezza dello smaltimento finale".

LA PROPOSTA AL SENATO. "La commissione presenterà in senato un'urgente richiesta di riforma che introduca i reati ambientali nel codice penale - ha concluso Bratti - si tratta di una questione fondamentale per poter agire sugli illeciti con uno strumento legislativo".

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