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Martedì, 19 Marzo 2024

Biogas, West Nile e spreco d'acqua, gli ambientalisti scrivono a Marcato sul caso della Tenuta di Bagnoli

«La Regione continua a finanziare questo tipo di attività che non rappresentano un'alternativa utile e sostenibile, neppure economicamente, visto che senza gli incentivi pubblici non sopravviverebbero»

In tempi in cui si rischia la multa se non si toglie l'acqua dai sottovasi, il lago di letame, a cielo aperto, delimitato con una insufficente barriera, in tempi di west Nile, è di certo la cosa che rimane più impressa. «Ai meno attenti ovviamente, perché fosse solo questa la questione, sarebbe grave ugualmente, però... Inoltre, non è mica l'unico bacino artificiale ideale per la proliferazione della West Nile che c'è nella zona, però capisco che fa un certo effetto trovarselo davanti. A ottobre tecnici della Ulss 6, effettuato un sopralluogo, avevano segnalato la necessità non solo di monitorare i cosiddetti "lagoni", di drenarne la pare liquida per prevenire la proliferazione di zanzare portatrici della West Nile. Sembra che sia stato fatto? Per non parlare poi del fatto che ci può finire dentro chiunque qui, visto che la rete che delimita l'acqua è giusto appoggiata, come si può vedere». Chi parla è Diego Boscarolo, componente Assemblea Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, noto ambientalista della Bassa Padovana. Ha firmato, insieme a Luca Martinello del Movimento 5 Stelle di Conselve e Francesco Miazzi del Comitato Lasciateci Respirare  di Monselice e consigliere comunale di minoranza dello stesso comune, un esposto con destinatari il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan e l'assessore allo sviluppo economico della Regione, Roberto Marcato riguardo il progetto di ampliamento dell'impianto di biogas dell'azienda agricola Tenuta di Bagnoli. Qui non si producono, come si potrebbe immaginare dalla denominazione, prodotti agricoli ad uso alimentare, qui "si coltiva energia". E' lo slogan dell'azienda ma allo stesso tempo è la migliore sintesi di ciò che si fa.

I cosiddetti %22lagoni%22 a Bagnoli

Qui la Regione, quando questa sembrava una soluzione vantaggiosa e rispettosa dell'ambiente, ha finanziato negli anni lo sviluppo degli impianti per la produzione del biogas. Un'azienda che si era trasformata, da inizi anni 2000, e passava dall'allevamento a questa nuova attività. Visibili dall'esterno dell'azienda, anche perché è tutto piano e non c'è un solo albero che potrebbe offuscarne la visuale, campeggiano i quattro enormi silos e l'impianto fotovoltaico. «Una delle questione è proprio questa -  spiega ancora Boscarolo - perché dovrebbero esserci file di alberi autoctoni, come dice la legge regionale, ci dovebbero essere delle barriere naturali che servono per contenere polveri e rumori. Come si può vedere, non c'è nulla di tutto questo». Preoccupa altresì che molte delle biomasse che vengono bruciate nell'impianto provengono da fuori comune se non addirittura da fuori provincia e non c'è né un piano del traffico e neppure un progetto per far sì che questi mezzi attraversino il paese rilasciando come è inevitabile, polveri e materiale che alla lunga sono estremamente nocivi. «E facciamo finta di non considerare che dove avvengono queste lavorazioni si trova in mezzo tra una scuola materna e una scuola media. Crediamo, e siamo in tanti in questa zona, che la Regione debba pensare seriamente a finanziare questo tipo di attività che oramai è chiaro non rappresentano un'alternativa utile e sostenibile, neppure economicamente visto che senza gli incentivi pubblici non sopravviverebbero. Ci piacerebbe avere una risposta perché la Bassa Padovana è da sempre un territorio che paga troppo caro il prezzo di chi antepone il guadagno facile al rispetto del territorio». Anche per questo si fa leva sulla Regione: «Sinora lo svuotamento e pulizia dei lagoni non è stato fatt. L'introduzione della pollina, che passata da rifiuto a biomassa, non si prevede venga stoccata in un ambiente chiuso.  Poi cìè la questione del teleriscaldamento. Questi impianti usano solo il 60% dell'energia termica che producono e ne usano solo una parte per riscaldare gli ambienti aziendali. La Regione prevede che questi impianti dovrebbero, attraverso una rete di teleriscaldamento riscaldare edifici pubblici o privati. Ma visto i costi nessuno la fa, neppure qui».

Tenuta di Bagnoli-3

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