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Combustibili da Rifiuti nei Cementifici e “Decreto Clini”: i comitati scrivono al Ministro Sergio Costa

Lettera aperta al Ministro dell'Ambiente che è stata ufficialmente inviata e firmata da 60 tra Gruppi, Associazioni e Comitati di tutta Italia. Tra questi il Comitato popolare "lasciateci respirare" di Monselice

Lettera aperta al Ministro dell'Ambiente che è stata ufficialmente inviata e firmata da 60 tra Gruppi, Associazioni e Comitati di tutta Italia. Tra questi il Comitato popolare "lasciateci respirare" di Monselice. La questione è stata al centro di una grande mobilitazione dei cittadini volta ad impedire l'incenerimento dei rifiuti con l'utilizzo del CSS nei cementifici.

Abolizione decreto

Nella lunga e dettagliaga lettera si chiede di abrogare il Decreto del Ministero dell'Ambiente n° 22 del 14 febbraio 2013 (cosiddetto “Decreto Clini”), e di scongiurare l’approvazione di qualunque altro provvedimento inteso a incentivare l’incenerimento e il coincenerimento di rifiuti e loro derivati. «Abolire quel Decreto Ministeriale vecchio e dannoso significa ripristinare nel nostro quadro legislativo e civile la giusta e fondamentale valenza del principio di Prevenzione e Precauzione in materia ambientale, a piena difesa e tutela dei Territori e del fondamentale diritto alla Salute dei Cittadini».

Salute

Uno dei passaggi più significativi del documento, molto lungo e molto dettagliato, è quello riferito alle conseguenze che comporta vivere dove ci sono attività come una cementeria: «La combustione di CSS nei cementifici non è affatto un “contributo” alla gestione dei rifiuti e non può configurarsi come la “chiusura del ciclo”. Essa non rappresenta neanche una soluzione migliorativa riguardo all'inquinamento da CO2 prodotto dagli impianti di produzione del cemento, alimentati purtroppo con combustibili derivati per lo più dagli scarti del petrolio, perché più economici rispetto ad altri. Sostituire con i CSS una quota di pet-coke, il peggiore tra i combustibili fossili (a sua volta, in ultima analisi, un “rifiuto”), anche se il più utilizzato nei cementifici, potrebbe ridurre alcuni inquinanti gassosi, come gli ossidi di azoto, ma questa riduzione non è affatto significativa. Un cementificio che brucia rifiuti o loro derivati (CSS) insieme al pet-coke ha un volume totale di inquinanti gassosi circa 3÷4 volte maggiore rispetto ad un inceneritore (o, come amano dire sempre con eufemismo tutto italiano i tifosi del Waste-to-Energy, un “termovalorizzatore”). Ed i cementifici non possono di colpo mascherarsi da inceneritori, perché non sono nati, né attrezzati per quella funzione». Quello che intendono è chiaro: «In estrema sintesi, bruciando rifiuti e loro derivati nei forni da cemento si “baratta” una cattiva soluzione con un'altra cattiva soluzione. Oltre alle emissioni, andrebbe inoltre considerato l’inglobamento delle ceneri tossiche, prodotte dalla combustione dei rifiuti, nel prodotto finale, vale a dire quel cemento che ritroviamo poi nelle nostre case, scuole, ospedali e strade. La recente letteratura scientifica fa emergere anche questo. Quasi tutti gli studi hanno dimostrato relazioni significative, associazioni altamente probabili, finanche nessi eziologici tra esposizioni alle emissioni dei cementifici e patologie, non solo respiratorie, ma anche cardiovascolari». Si parla di salute pubblica: «Si è dimostrato che nelle popolazioni esposte vi è un accumulo di metalli pesanti, con effetti negativi sui più fragili, bambini e anziani, con possibili danni addirittura trans- generazionali, come nel caso del mercurio (uno dei metalli pesanti che, tra l’altro, con l’utilizzo di rifiuti e/o CSS non può certo diminuire)».

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