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La consigliera Cappellini: «Giornata mondiale contro la violenza sulle donne? Una ipocrisia che ci ghettizza»

«Di certo non la passerò in autocomisserazioni pubbliche. Tanto più che coloro che domani pontificheranno sulla questione femminile, sono le stesse che richiedono l’eliminazione dei generi»

Sono numerosi gli incontri, i flash mob, le iniziative e i convegni nella "Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne". Coinvolgono praticamente tutte le forze politiche, ma non Libero Arbitrio. Il perché lo spiega la consigliera Elena Cappellini.

Scelta o caso?

Consigliera Cappellini, nessun appuntamento, nessuna conferenza o dibattito per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Un caso o una scelta? «Di certo non la passerò in autocomisserazioni pubbliche. Tanto più che coloro che domani pontificheranno sulla questione femminile, sono le stesse che richiedono l’eliminazione dei generi. Non mi spiego come mai non risulti a tutti evidente il paradosso di negare il genere (genitore 1 e genitore 2 al posto di mamma e papà ecc.) e poi denunciarne la discriminazione».

Sfilata

Quindi cosà farà domani ? «Le giornate mondiali rappresentano, molto spesso, una sfilata ipocrita di buone intenzioni utili solo a lavare la coscienza di chi poi se ne frega per il resto dell’anno. Per me sarà un giorno come un altro e continuerò a fare quello che ho sempre fatto, cercare soluzioni ai problemi della mia Città e proporre azioni che migliorino la qualità della vita dei consociati. Credo che la violenza sulle donne si combatta meglio fornendo loro sempre maggiori strumenti per difendersi dalle aggressioni e quindi proseguirò nella promozione dei corsi di autodifesa come quello – gratuito -  appena inaugurato nella palestra C.F.C. di Via Makallè che, sono felice di poterlo dire, sta avendo un grande successo di partecipazione».

Parlamento

Lei crede che il legislatore nazionale abbia fatto abbastanza per contrastare il fenomeno ? «Penso che il Parlamento abbia fatto davvero un gran lavoro per trasformare la donna in una categoria protetta: le quote rosa, la legge sul femminicidio, la doppia preferenza di genere, sembrano tutti provvedimenti adottati per la salvaguardia di una specie in via di estinzione o per la tutela di una minoranza etnica. Noi donne non siamo nè panda né boscimani dell’Africa australe».

Contro le donne?

Quindi Lei è contraria alle leggi a favore delle donne ? «Non mi fraintenda: io sono contraria alle leggi che ghettizzano la donna invece di riconoscerne e legittimarne il ruolo, sia esso sociale, culturale, economico o politico. Le “quote rosa”, ad esempio, ossia imporre per legge presenze di sesso femminile negli enti pubblici e nei ruoli di governo, sono un autentico obbrobrio; quel provvedimento rappresenta la negazione del merito ed è una misura da stato etico. Le donne non hanno bisogno di questi aiuti: Golda Meir, Margaret Thatcher o la Merkel hanno forse avuto bisogna di una regola ad hoc per governare i rispettivi Paesi?»

Leggi

Tornando alla violenza di genere, lei come interverrebbe ? «Si deve riformare prima di tutto il sistema processual-penalistico. Una donna che subisce violenza ed ha il coraggio di denunciare il suo aguzzino, viene violentata due volte: dal lungo processo, molto spesso mediaticamente spietato ed incerto nel suo esito, e dall’assenza – nell’immediatezza del fatto – di efficaci misure restrittive, lasciando la donna nuovamente in pericolo, soprattutto se l’aggressore è un familiare. Una legge utile allo scopo sarebbe quella che riserva un trattamento processuale differenzato alle vittime di violenza di genere, ossia un processo che si svolga in tempi celeri e certi, che tuteli maggiormente la privacy dei soggetti coinvolti e che assicuri misure coercitive realmente efficaci».

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