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Il Fondo di Solidarietà per il Lavoro "risponde" al decreto Salvini e mette a disposizione 500.000 euro

Gli enti promotori del Fondo, Fondazione Cariparo, Diocesi di Padova, Comune di Padova, Veneto Lavoro, e Camera di Commercio, hanno definito un’iniziativa con Confcooperative Veneto e Legacoop Veneto, per attivare percorsi d'inserimento lavorativo e sociale di 150 migranti con lo status di protezione umanitaria

Non viene mai nominato direttamente, ma è una risposta al decreto Salvini. E’ per questo infatti che parte un intervento straordinario nell’ambito del Fondo di Solidarietà, con obiettivo l’integrazione lavorativa dei migranti. Gli enti promotori del Fondo, ossia Fondazione Cariparo, Diocesi di Padova, Comune di Padova, Veneto Lavoro, e Camera di Commercio di Padova hanno definito un’iniziativa con Confcooperative Veneto e Legacoop Veneto, per attivare percorsi di inserimento lavorativo e sociale di 150 migranti ai quali è stato riconosciuto lo status di protezione umanitaria dall’apposita commissione ministeriale e che, in mancanza di un lavoro, non possono rinnovare né convertire il loro permesso di soggiorno.

Il Fondo 

L’iniziativa è stata presentata nella Sala della giunta di Palazzo Moroni da Marta Nalin, assessora al Sociale, Marco Ferrero, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, don Luca Facco, Diocesi di Padova, Ugo Campagnaro, Confcooperative, Denis Cagnin, Legacoop, Mara Cappellozza, Camera di Commercio e Fiorenza Menegazzo, Veneto Lavoro. Tutti i presenti hanno voluto evidenziare i lati positivi di questo tipo di azione: «Noi aiutiamo e abbiamo attenzione per tutti - spiega don Luca Facco - questa situazione venutasi a creare dopo questa inversione di marcia (si riferisce al decreto Salvini n.d.r.)  crea clandestinità, parliamo però persone che sono qui da anni. Noi dobbiamo evitare proprio la clandestinità, dobbiamo evitare che queste persone diventino agnelli sacrificali, che siano risucchiati da ambienti criminali che finiscono per sfruttarli».

«Possono accedere alle candidature - spiega l'assessora al sociale, Marta Nalin - coloro che sono in possesso dei seguenti requisiti: essere titolari di permesso di soggiorno per protezione umanitaria rilasciato dalla Questura di Padova, risiedere o avere il domicilio in provincia di Padova, superare un test A2 per l’italiano (in alternativa essere in possesso della licenza di terza media o di diploma di scuola superiore). Il candidato dovrà inoltre dimostrare di aver svolto un percorso di integrazione e di poter superare i test sulla sicurezza che obbligatoriamente il futuro datore di lavoro somministrerà.

«L’intervento rientra nelle finalità del Fondo - viene spiegato da più voci durante la conferenza stampa - in quanto volto a favorire l’autonomia e l’inclusione socio-lavorativa dei destinatari, attivando un processo partecipativo con il coinvolgimento delle istituzioni e della società civile. La Fondazione Cariparo ha quindi deciso di destinare all’iniziativa 500.000 euro mentre la Diocesi di Padova ne ha messo a disposizione 50.000. Al Comune di Padova spetta il ruolo di referente a livello provinciale, mentre il Consorzio Veneto Insieme svolge il ruolo di coordinamento operativo e di monitoraggio dell’andamento degli inserimenti lavorativi attraverso percorsi di affiancamento alle persone inserite e all’azienda».

Alla Camera di Commercio e a Veneto Lavoro è stato affidato il compito di promuovere il progetto per contribuire a creare le opportunità lavorative. Confcooperative e Legacoop, attraverso la rete di Cooperative Sociali aderenti, metteranno a disposizione 150 posti letti per altrettanti beneficiari del progetto per la durata del contratto di impiego associato alle doti lavoro.L’assunzione delle persone selezionate dovrà essere di almeno 6 mesi e per un minimo di 22 ore settimanali di lavoro e dovrà rispettare quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Per ciascun lavoratore verrà messa a disposizione una “dote lavoro” pari 3.000 euro. È in corso di valutazione la possibilità di sottoscrivere un apposito protocollo d’intesa tra i suddetti enti, la Prefettura e la Questura.

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