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Politica

Fridays for Future: «Al primo posto dell'agenda politica la crisi climatica, non fare della Prandina un parcheggio»

Abbiamo chiesto a uno degli attivisti che segue dal primo momento il percorso di questo movimento di raccontarcelo. Dalla Prandina al Prosecco, ecco la visione di chi manifesta ogni venerdì per la salvaguardia dell'ambiente su temi globali e locali

Ogni venerdì, alle 14 e 30 sotto il comune, c’è un esperto che spiega in cosa sta accadendo alla Terra e le conseguenze di certi comportamenti e di certe politiche. Sono sempre persone di scienza, esperti, le figure invitate a far queste piccole lezioni sul Liston. Al polo di psicologia invece ogni mercoledì alle 18 c’è la riunione, che è aperta a tutti, di un movimento che sta crescendo sempre più. Abbiamo così chiesto a uno degli attivisti che dal primo giorno si sta spendendo per la causa ambientale di spiegarci cosa sta accadendo.

Economia dell'ambiente

Carlo Zanetti, laureato in economia dell’ambiente e frequentante il Master GiScieca Droni segue dal primo giorno il formarsi di questo movimento globale, Fridays for Future: «Non sono un rappresentante dell’assemblea, che non esiste, ma seguo dal principio tutto il percorso che è partito ad autunno scorso. Un movimento nato dal basso ma che ha grandi potenzialità, come si è potuto vedere». Cosa c'è di diverso rispetto ad altre esperienze? «Questo a differenza di altri ha la capacità di arrivare alle persone. Tanti giovani, una generazione che si rende conto che servono azioni concrete per contenere il cambiamento climatico. Sanno che non c’è troppo tempo e che le azioni vanno fatto subito». 

Partecipazione

Stando al locale, si è vista la differenza di partecipazione dal primo appuntamento a quello di venerdì 23. Numericamente vi si potrebbe accusare di non avere tenuto, come fosse stato un fuoco di paglia. Invece, qual'è la tua impressione? «Il 15 marzo, era la prima data, appuntamento globale, che ha avuto un grandissimo risalto mediatico, cosa che è mancata invece per la manifestazione del 23 maggio scorso. Anche i media nazionali non ne hanno parlato più di tanto. Noi le manifestazioni le facciamo la mattina, non sempre le sigle sindacali aderiscono, a parte ADL Cobas, come è stato in questo ultimo caso. Chiaro che il venerdì mattina il target è mirato ai giovani universitari e delle superiori. Ha pesato molto il periodo, va detto, perché fine maggio vuol dire esami e recuperare situazioni complicate con compiti in classe. Noi lo avevamo chiesto alle scuole inviando la lettera ai presidi, di evitare per quel giorno verifiche e interrogazioni, qualcuno ci ha ascoltato, qualcuno invece no».

Schierati a difesa della Terra

Vi si accusa di essere schierati politcamente: «Si, certo che siamo - spiega Zanetti - assolutamente schierati politicamente, perché è ovvio che siamo un movimento politico. Noi però non abbiamo vincoli di ideologie e di partito, questa è la grande differenza. Non dipendiamo da nessuno. Siamo politicamente schierati perché pretendiamo che si metta al primo posto dell’agenda politica la crisi climatica. Ma non perché lo stiamo dicendo noi, lo sta dicendo la comunità scientifica nazionale e internazionale che ci stanno dicendo che il punto di non ritorno per quanto riguarda le azioni da intraprendere per mitigare il cambiamento climatico è molto vicino. Bisogno farlo sia a livello locale che a livello globale, in sinergia con tutti i Paesi per raggiungere il livello di riduzione che la scienza ci impone». Cosa serve fare, per prima cosa, per allargarlo, il movimento, secondo te? «Ci vuole la diffusione della conoscenza, del sapere. E bisogna essere propositivi, in chiave positiva. Il nodo centrale è mettere in comunicazione quello che dice la scienza e tradurlo in cosa si deve fare e cosa no. Le strategie di adattamento devono andare di pari passo a quelle di mitigazioni dell'inquinamento. Far i conti poi con quelle che sono conseguenze già riconosciute, non è sintomo di saggezza. Dobbiamo quindi essere in grado affrontare grandi questioni come il produrre in modo da sfamarci ma allo stesso tempo non devastare l'ambiente». Non è facile, anzi appare una impresa davvero titanica: «Non ci può essere una crescita economica illimitata o infinita in un pianeta in cui le risorse stanno invece terminando. Il primo posto nell’agenda politica è la crescita economica quindi è ovvio che se si ragiona solo in qiuesto senso, abbiamo un problema. Un grosso problema». Cosa chiedete alla politica, quindi? «Vogliamo che si riconosca che c’è una emergenza in corso, è che bisogna tenerne conto ogni volta che bisogna prendere una decisone». 

Prandina e Prosecco

Il 22 maggio c'erano circa 200 persone, per lo più commercianti, che chiedono che la Prandina sia convertita interamente a parcheggio. A voi questa idea non piace: «Questo grande problema, la Terra che soffre, l'allarme clima e il resto riguarda anche le scelte personali, gli atteggiamento alla vita. Chiedere un parcheggio per auto non è esattamente un segnale che va nel solco di seguire una strada virtuosa dal punto di vista ambientale. Ma prendiamo ad esempio la ricerca pubblicata da Plose One, che spiega cosa sta accadendo nell'area del Prosecco nella provincia di Treviso e il fenomeno di erosione del suolo». Un fenomeno naturale ma che l'agricoltura intensiva di un certo tipo accelera in maniera vertiginosa: «Le evidenze scientifiche vanno trattate come tali. Sono controllate da pari, quella ricerca prima di essere pubblicata ha passato una lunga fase di peer reviewed, dove esperti di tutto il mondo si sono confrontati«. Però poi ci sono le opinioni... «Deve risultare che è più autorevole una ricerca condotta da docenti e ricercatori universitari che un commento sui social. Sono dati che vanno presi e scorporati dall’economia. E non è vero che non c’è alternativa, bisogna avere una visione di lungo periodo». 

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