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La "generazione Covid" e lo sport. L'assessore Bonavina: «No alla chiusura delle palestre, qui lo sport funziona»

«Come assessore allo sport di Padova non ho una segnalazione di palestre che non seguono i protocolli. Sentire quindi il Presidente del Consiglio dire che questo non accade non corrisponde però alla nostra realtà. Decidano le Regioni»

La chiama “generazione Covid”, l’assessore alla sicurezza e allo sport, Diego Bonavina. Sono i ragazzi e ragazze, bambini e bambine che oltre ad aver perso tanta scuola a causa della pandemia, sono molto limitati, usiamo questo che pare quasi un eufemismo, nel poter praticare sport. Pensiamo agli sport di squadra, dove gli allenamenti sono individuali, come nel basket ad esempio e non si può di fatto giocare. La possibile chiusura delle palestre in qualche modo anticipata dal premier Conte non piace all’assessore, anzi lo preoccupa:  «Questi ragazzi ai quali si è chiesto davvero tanto in quest’ultimo anno, è inevitabile che si troveranno a pagare le mancate presenze a scuola e l’assenza di attività sportiva tra qualche anno. Immediatamente gli effetti negativi non li vediamo, ma li pagheremo e li pagheranno in futuro. Il sistema sanitario si troverà a curare le conseguenze di quanto sta accadendo». Lo dice chiaramente: «Chiudere le palestre in una situazione come quella padovana in cui tutto sta funzionando alla perfezione è insensato». 

L’assessore Bonavina è assolutamente contrario alla paventata chiusura delle palestre. Tanto preoccupato che, alla domanda, se la pensa come il c. t. della Nazionale, Roberto Mancini, che lo sport è importante quanto la scuola, risponde secco «Sì!». Prende fiato, anche aspira dalla sigaretta elettronica e come un fiume in piena spiega il suo punto di vista. «Non lo vedremo domani ma nel lungo termine, la mancanza di sport per le generazioni più giovani sarà un prezzo che pagheremo alto. Senza pensare a quanti ragazzi dopo che questa emergenza sarà passata non torneranno più a praticare sport». L’assessore poi, come se mettesse insieme le sue deleghe, fa un passo più in là: «Facile lamentarsi che dei giovani che si sballano, ma se neppure sport li facciamo fare, cosa gli resta? Sono molto preoccupato, bene guardare la contingenza del momento, nessuno lo può negare, ma bisogna fare dei distinguo e delle valutazioni ad hoc». Insiste su questo punto: «In una materia importante come quella dello sport non ci si può permettere di generalizzare. Come assessore allo sport di Padova non ho una segnalazione di palestre che non seguono i protocolli. Sentire quindi il Presidente del Consiglio dire che questo non accade non corrisponde però alla nostra realtà. Nella fattispecie a Padova e, mi sento di dire, anche in Veneto, lo sport sta funzionando in sicurezza». 

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