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Martedì, 21 Marzo 2023

Giustizia minorile, il sottosegretario Ostellari: «Centralità della rieducazione»

«Chi oggi è detenuto deve avere la possibilità di ricostruirsi una vita normale, al di fuori delle logiche delinquenziali. Non si tratta di buonismo, ma di utilità sociale: ciascun ragazzo che oggi non recuperiamo, diventerà domani un criminale professionista»

Ne aveva già anticipato i temi al termine della visita che aveva effettuato al Due Palazzi, su quelle che devono essere le linee guida in merito alla giustizia minorile. Oggi il sottosegretario alla giustizia, il senatore Andrea Ostellari, ha incontrato a Roma i dirigenti dei Centri per la Giustizia minorile delle Regioni italiane e ha avuto modo di illustrarle e approfondirne i principi. Sono circa 400 i detenuti nelle carceri minorili in Italia. 

Personale

«L’occasione - ha spiegato poi con una nota il sottosegretario - ha consentito un fruttuoso confronto su quanto, ed è molto, occorre pianificare e fare per il sistema della Giustizia minorile. A partire da un generale cambio di approccio sul trattamento, dal ripristino della centralità della rieducazione e dalla necessità di poter contare su personale in numero adeguato e con una formazione specifica, altrettanto adeguata», ha detto evidenziando un problema irrisolto e che si trascina da tantissimi anni. Già perché se da una parte, e lo ribadirà anche dopo con ancora più vigore, servono pene che non siano solo punitive ma percorsi riabilitativi, dall'altra manca il personale sia per numero che per grado di preparazione. 

Minori

«I detenuti presentano delle problematiche comuni, alti livelli di fragilità, tendenze autolesionistiche e dipendenze plurime da farmaci e sostanze illegali. Vengono affidati al circuito della Giustizia minorile per essere inclusi nella società, ma spesso, al termine del loro percorso, rischiano di risultarne ulteriormente esclusi. Questo non deve accadere», ha detto riferendosi ai tanti ragazzi che troppo spesso sono protagonisti, negativi, anche di brutti casi di cronaca. «Chi oggi è detenuto deve avere la possibilità di ricostruirsi una vita normale, al di fuori delle logiche delinquenziali. Non si tratta di buonismo, ma di utilità sociale: ciascun ragazzo che oggi non recuperiamo, diventerà domani un criminale professionista. Un’attenzione particolare va rivolta verso le strutture di Comunità, che vanno sostenute, come centri di rieducazione e pure di prevenzione, e dotate di personale anche medico».


 

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