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Elezioni, Zaia: «Ho saputo dei candidati leghisti dai giornali. Non rispondo delle scelte di altri»

Il presidente della Regione commenta così le liste del Carroccio, compilate da Stefani, Bitonci e Ostellari

«Le liste della Lega? Ho letto i nomi sui giornali. Il mio, come avete visto, non c’è, a dimostrazione del fatto che ci siamo presi un impegno con i cittadini e intendiamo portarlo a termine. Finalmente le leggende metropolitane sulla mia candidatura sono state smontate». Luca Zaia non si candida, ma fa anche capire di non aver minimamente partecipato alla formazione delle liste venete per la corsa romana. Durante l'ultima conferenza stampa, pungolato sull’argomento, il presidente Zaia minimizza: «Io non sono stato consultato né ho avuto parte alcuna nelle scelte, d’altronde ho detto fin dal primo giorno che non me ne sarei occupato». Per poi chiudere: «Io sono responsabile di ciò che faccio, non dell’operato altrui». Un modo per prendere le distanze dalle decisione dei “colonnelli” di Matteo Salvini in Veneto, ossia Massimo Bitonci, Alberto Stefani e Andrea Ostellari. D'altronde, era successa la stessa cosa alle ultime amministrative, dove senza confrontarsi con la base e i leghisti padovani, loro avevano scelto il candidato sindaco Francesco Peghin, mandato praticamente al massacro contro il favoritissimo, Sergio Giordani. Ma quello di Zaia è anche un altro colpetto verso quella Lega con cui il “doge” fatica a dialogare ma anche a distaccarsene definitivamente. Che è poi ciò che resta al centrosinistra per attaccarlo («ogni giorno sembra che Zaia debba fare il salto per affossare Salvini ma poi non lo fa mai, perché gli fa comodo così» è il concetto espresso continuamente negli ambienti regionali e nazionali, dal Pd in giù). Quindi, prosegue lo sfilacciamento della Lega veneta, così come le prese di posizione di Zaia, ultimamente sempre più spesso lontane dagli storici e predominanti concetti del centrodestra. L'ultimo è stato quello sul tema dell'omosessualità e dell'omofobia.

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