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Legge di stabilità 2015, Provincia di Padova diffida il governo Renzi

La richiesta è di non dar corso ai provvedimenti attuativi che metterebbero, secondo il presidente Enoch Soranzo, a "serio rischio i servizi essenziali e gli adempimenti obbligatori da parte delle Province"

Una diffida nei confronti del presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi e del governo italiano dopo che, lo scorso dicembre, il parlamento ha approvato la legge di stabilità 2015 mettendo a serio rischio i servizi essenziali e gli adempimenti obbligatori da parte delle Province. L’atto stragiudiziale, con segnalazione di danno erariale, è stato inviato dal presidente della provincia di Padova Enoch Soranzo al presidente Renzi, alla Corte dei conti, alla procura della Repubblica e al tribunale di Padova. La richiesta è di non dar corso ai provvedimenti attuativi contenuti nella normativa. Nella diffida, il governo  viene avvertito che se la provincia di Padova sarà messa nell’impossibilità di adempiere alle proprie funzioni con danni diretti o indiretti a persone, enti, imprese o se sarà obbligata a violare obblighi tributari, fiscali, contributivi e contrattuali venendo chiamata a risponderne in qualunque forma o sede, l’amministrazione si riserverà di avviare ogni ampia azione di rivalsa e manleva nei confronti dello Stato. Sarà infine presentata anche una denuncia alla magistratura ordinaria e contabile per l’accertamento di responsabilità attribuibili ad organi statali.

IL MECCANISMO. “Ciò che forse in molti non hanno chiaro – ha motivato il presidente Soranzo – è che la legge di stabilità va ben oltre il taglio di trasferimenti cui finora gli enti locali erano abituati. È previsto che siano le Province e le Città metropolitane a finanziare lo Stato versando 1 miliardo di euro per il 2015, 2 miliardi per il 2016 e 3 miliardi per il 2017. Anzi, se gli enti non vi provvederanno entro il 30 di aprile di ogni anno, l’Agenzia delle entrate effettuerà una sorta di azione di recupero crediti nei confronti dell’amministrazione locale inadempiente prelevando forzosamente l’imposta sulle assicurazioni Rca e, in caso di insufficienza, intervenendo anche sul gettito d’imposta provinciale. Alle persone devono quindi raccontarla giusta: non siamo di fronte a un riordino, ma al ritorno dello statalismo incontrollato dove si arriva addirittura a prelevare forzosamente i soldi delle amministrazioni virtuose. È un assalto alla diligenza, un furto da parte di chi ha deciso di lavarsi le mani per coprire i buchi altrui senza affrontare un vero riordino. Ovviamente chi pagherà saranno i cittadini, assolutamente inconsapevoli di quanto sta accadendo sotto i loro occhi. Come pubblico amministratore ho il dovere di tutelare il mio territorio e anche chi ha onestamente lavorato per fare della provincia di Padova un ente sano”.

I CONTI PER PADOVA. In base a una prima stima, la provincia di Padova dovrà versare alle casse dello Stato 26.863.000 euro per il 2015, 38.454.000 euro per il 2016, 50.046.000 euro per il 2017 e per gli  anni successivi. Il conto è presto fatto: a fronte di entrate correnti che per quest’anno sono previste in 99.200.000 euro, la Provincia tra spese, ammortamenti e il contributo da erogare allo Stato avrà un passivo di 15.800.000 euro. Lo squilibrio salirà a 24.700.000 euro nel 2016 e a 34.700.000 euro nel 2017. “Entro il 2017 – ha proseguito il presidente Soranzo – non saremo più in grado di pagare le spese obbligatorie tra cui le tasse, l’iva sul contratto di trasporto pubblico locale, l’accantonamento ai fondi rischi e gli oneri per il rimborso del debito. Questa manovra ci espone quindi verso i creditori, i fornitori, gli appaltatori e verso il rispetto delle leggi, compreso il vincolo del patto di stabilità. A quel punto, l’ente potrebbe essere chiamato a rispondere in azioni di responsabilità civile e penale per danni che dovessero derivare dal mancato svolgimento dei servizi o pagamento degli oneri. Io, a far restare la provincia di Padova con il cerino in mano, davvero non ci sto. Per questo ho avviato un’azione stragiudiziale diffidando il Governo ad adottare i provvedimenti attuativi e chiedendo la revisione delle disposizioni legislative varate. Questa legge di stabilità non è solo illegittima, ma anche profondamente ingiusta perché non riordina nulla e crea solo caos”.

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