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Marco Cappato: «Il diritto all'eutanasia non toglie nulla a nessuno, segno di civiltà»

Partita la raccolta firme per una legge regionale: «Siamo qui per conquistare un diritto, una libertà, quello a non subire violenze e sofferenze per volontà altrui»

«Siamo qui per conquistare un diritto, una libertà, quello a non subire violenze e sofferenze per volontà altrui», ci dice Marco Cappato a Padova per una nuova campagna sull'eutanasia. E' passato solo un mese dall'avvio della raccolta firme per la proposta di legge regionale sul "suicidio assistito" e ne sono già state raccolte 2500 in pochi giorni. «E' una richiesta di libertà, che non toglie o obbliga nessuno a fare nulla», dice subito Marco Cappato, della Associazione Luca Coscioni. Lo incontriamo in piazza delle Erbe, attorniato da tanti che sono interessati e partecipano alla campagna con l'obiettivo di arrivare a una legge regionale. «Anche il Presidente Zaia ha fatto un'apertura in questo senso, mi pare un segno molto importante», evidenzia Cappato. Sono parecchi anni che è in prima linea sulla necessità che anche il nostro ordinamento si doti di una legge sul cosiddetto "suicidio assistito". «Il caso che ha fatto partire tutto è stato quello di Welby. Era il 2006. Manca ancora un pieno diritto a una eutanasia legale. Raccogliamo per questo le firme in Veneto per arrivare finalmente a una legge regionale». 
Il Veneto è la prima regione d'Italia ad essere partita con raccolta firme, ne servono settemila. «Le persone, i cittadini, hanno sempre dimostrato di essere molto più avanti del ceto politico e della classe dirigente. Lo dimostra la storia della legge sul divorzio o quella sul divorzio». 

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