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Messaggero di Sant'Antonio, Giordani: «Mediatore tra editore e redazione». Il ministro Crimi: «Mando gli ispettori»

Il sindaco si è recato in redazione e ha incontrato i giornalisti in presidio. Intanto il caso arriva anche fuori dal Parlamento. Crimi polemico con FNSI e sindacato giornalisti

Nella giornata di domenica 9 dicembre, il sindaco di Padova, Sergio Giordani, si è recato al presidio in via Orto Botanico e ha incontrato i lavoratori, proponendosi come mediatore per un tavolo tra azienda  e redazione. Nella mattinata di lunedì l’editore si è quindi fatto sentire con i redattori. Una nota positiva, vedremo a cosa porterà.

Parlamento

La vicenda del Messaggero di Sant’Antonio, intanto, è arrivata fuori dal Parlamento. Due giornalisti delle redazione appena chiusa hanno partecipato alla  manifestazione nazionale di Roma organizzata dal sindacato dei giornalisti e dalla Federazione Nazionale Stampa (FNSI) per sensibilizzare sul tema della precarietà dei giornalisti. Il ministro Crimi non l’ha presa benissimo ed ha annunciato che manderà gli ispettori a verificare il comportamento della direzione de Il Messaggero di Sant’Antonio, per sapere dove finiscono i 200mila euro di fondi per l’editoria destinati al periodico.

Le parole del Ministro Vito Crimi

«Provo profonda tristezza e tanta rabbia - ha sottolineato il ministro - nel vedere la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (il sindacato dei giornalisti) e l'ordine dei giornalisti usare la crisi del Messaggero di S. Antonio per attaccare il Governo. Il licenziamento dei loro colleghi da parte dei frati francescani, che amministrano la testata e dichiarano debiti per 10 milioni di euro, non è certo da imputare all'esecutivo che si è insediato a giugno. La responsabilità è semmai di chi ha collezionato i debiti. Solitamente i lavoratori di un'azienda non accusano un governo per le perdite dell'azienda.La situazione è paradossale: la proprietà dichiara 10 milioni di euro di debiti, ma il contributo pubblico a stento raggiunge i 200mila euro annui, cioè il 2% delle perdite.È veramente misero e disonesto il comportamento di chi imputa questa crisi ai tagli annunciati dal Governo. Tra l'altro i tagli prevedono fin da subito una franchigia per tutte le piccole testate che percepiscono meno di 500mila euro di contributo annuo. Quindi nei prossimi tre anni il Messaggero di Sant'Antonio non vedrà ridotto il suo contributo.Questa potrebbe essere anzi l'occasione, per gli editori, di dimostrare come hanno usato quei contributi pubblici, considerata la situazione debitoria accumulata. Darò subito mandato ai miei uffici di verificare se ciò che hanno dichiarato in questi anni per accedere ai contributi corrisponda al vero. Mi chiedo perché FNSI e ordine dei giornalisti non protestino sotto casa dei loro editori, che pur avendo ricevuto centinaia di milioni di euro dallo Stato hanno contribuito a generare una situazione occupazionale grave e precaria. Ma forse conosciamo già la risposta: il sindacato e l'ordine rappresentano solo loro stessi e gli interessi della piccola casta di giornalisti che di fatto impedisce a migliaia di giovani precari e bravi professionisti di poter vivere con dignità del loro lavoro. Ovviamente hanno tutto il diritto di continuare a  perdere legittimità da soli, nascondendo la verità».

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