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Politica

"Non una di meno": «Il nostro un percorso lungo e partecipato. No a chi nega i diritti»

«Sabato 9 per noi non é un appuntamento isolato, bensì parte integrante di un percorso. Tanto quanto l'8, anche il 9 saranno le donne a guidare e determinare il corteo»

Nella liturgia e la narrazione che porta a giornate di mobilitazioni e manifestazioni non manca mai l'elemento di drammatizzazione in cui si paventano rischi per la città e potenziali violenze, che poi raramente in realtà si verificano. Questo fa sì che poi dei contenuti portati in piazza rimane poco o nulla e se poi non accade nulla sparisce la manifestazione stessa. 

Non una di meno

Abbiamo chiesto alla rete di Non una di meno cosa pensano di questo, del fatto che tutto sembra solo relegato a ciò che può accadere sabato in termini di sicurezza, o peggio, di violenza: «Sabato 9 per noi non é un appuntamento isolato, bensì parte integrante di un percorso promosso da un'assemblea cittadina settimanale aperta e pubblica, sempre più partecipata da lavoratrici, precarie, studentesse, giovani e meno giovani. Anche se qualcuno in città si ostina a non riconoscerlo, e cerca di schiacciarci su modelli ed etichette semplicistiche, Non una di meno rappresenta un percorso nuovo, che costruisce modalità decisionali, pratiche e modi di stare in piazza nuovi e orizzontali. Tanto quanto l'8, anche il 9 saranno le donne a guidare e determinare il corteo». 

Amministrazione e marcia antiabortista

Dall'amministrazione si sarebbero aspettare qualcosa di più: «Mentre la giunta comunale non esprime una posizione forte e chiara al fianco delle donne, ma i soggetti ai quali sabato viene garantita l'agibilita politica in pieno centro vogliono vietare l'aborto legale, sicuro e gratuito nelle strutture ospedaliere pubbliche che la legge 194 garantisce, e di conseguenza sono a favore dell'aborto clandestino che mette in pericolo la vita delle donne, le loro scelte e la loro autodeterminazione. Da loro viene la violenza e noi l'8 scioperiamo anche per questo. Noi contrastiamo la marcia antiabortista del comitato No194 perché vogliono toglierci un diritto, quello all'interruzione volontaria di gravidanza, che già è a rischio a causa dell’enorme presenza di medici obiettori negli ospedali. Vogliamo poter decidere sui nostri corpi e sulle nostre vite: la maternità è una scelta che vogliamo compiere in piena autonomia, senza il consiglio di nessun uomo che pensa di insegnarci che cosa è meglio per noi e di poter decidere sulle nostre vite».

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