In Regione confermata la Giunta, ma quanti scontenti a Padova
Il Presidente Zaia conferma tutti gli otto assessori uscenti: «Ripartiamo da dove abbiamo lasciato», ha dichiarato il Presidente del Veneto. Ma a Padova non tutti sono contenti
Zaia conferma tutti gli otto assessori uscenti: «Ripartiamo da dove abbiamo lasciato», ha dichiarato il Presidente del Veneto. Sette sono della Lega, uno della Lista Zaia e uno di Fratelli d'Italia. Ma a Padova non tutti sono contenti, soprattutto i tanti che hanno lavorato al successo della Lista Zaia.
Equilibrio territoriale
Padova nell’equilibrio territoriale Padova è la più grande e popolosa provincia del Veneto, sul tavolo ci sono la questione dell’idrovia, dell’ospedale, l’alta velocità e la Fiera. Eppure Padova perde un assessore, Giuseppe Pan e il solo Fabrizion Boron rappresenterà la città del Santo in consiglio, per quanto riguarda la maggioranza. Il più votato della Lista Zaia era anche tra i più gettonati per un posto in giunta. Il Presidente insiste, ha garantito quello che proprio lui definisce equilibrio territoriale. Però è proprio quell’equilibro territoriale che viene messo in discussione. Sono tanti nel padovano a non sentirsi rappresentati. E lo stanno manifestando anche sui social come si può vedere anche nella pagina dello stesso Zaia.
Amministrative
Anche in vista delle prossime amministrative, i militanti leghisti padovani sono piuttosto preoccupati. Dalla quasi certezza di avere due assessori la realtà è rappresentata al solo Roberto Marcato. In questo modo, è questo che emerge ascoltando e leggendo i commenti alla decisione di Zaia, si è persa l'occasione di creare una nuova classe dirigente che possa lanciare la sfida per il governo della città alle prossime amministrative.
Forza Italia
Scontenti anche nelle fila di Forza Italia, l'ex capogruppo in Consiglio, Dario Bond, ha dichiarato al Corriere del Veneto: «E' la prima volta che il partito rimane fuori dalla giunta veneta. In una coalizione si rispettano sempre le presenza, anche nel caso di risultato non buono come il nostro. E' lecito chiedersi quindi se invece non si vuole uccidere una parte politica in difficoltà».