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Padova-Treviso "Provincia metropolitana": la proposta del Pd

Il gruppo veneto del partito lancia la sua alternativa alla decisione della Conferenza Regione-Autonomie locali: "il mantenimento delle 6 Province più la Città metropolitana di Venezia è quanto di più conservatore si possa immaginare"

Alla vigilia della discussione in Consiglio regionale sulla proposta di riordino delle Province, da trasmettere al governo entro il 23 ottobre, il gruppo del Partito Democratico veneto ha presentato il suo progetto, in profondo disaccordo con la decisione presa dalla Conferenza permanente della Regione che prevede il sostanziale mantenimento della situazione attuale.

LA DECISIONE DELLA CONFERENZA PERMANENTE

LA PROPOSTA. Due 'Province Metropolitane', ovvero la Verona-Vicenza e la Padova-Treviso, il mantenimento della Provincia dolomitica di Belluno e la richiesta di deroga per la Provincia di Rovigo. Oltre, ovviamente, alla Città Metropolitana di Venezia, già individuata con il decreto sulla spending review. Questa la proposta presentata dal Pd regionale all’insegna del risparmio e della diminuzione della burocrazia: “Si tratta di una sfida - hanno dichiarato i consiglieri regionali democratici - che lanciamo sia a Zaia, sia alla maggioranza PdL-Lega, per un vero cambiamento istituzionale. La vergognosa approvazione venuta dalla Conferenza Regione-Autonomie locali, ovvero il mantenimento delle attuali sei Province più la Città Metropolitana di Venezia, è quanto di più conservatore si possa immaginare. Un'opzione - hanno dichiarato - che chiederemo al Consiglio regionale di rigettare, imboccando con coraggio la strada del vero rinnovamento degli enti locali che i cittadini oggi ci chiedono".

LA CRONISTORIA: RIORDINO DELLE PROVINCE VENETE

UN LAVORO CONDIVISO.  La filosofia che sta alla base della proposta di riordino è quella dell'aggregazione e dell'omogeneità dei territori, tenendo conto delle dinamiche socio-economiche già in essere, in linea con lo Statuto regionale, con la nuova legge delle funzioni associate tra i Comuni, con gli indirizzi dell'Unione Europea. Si tratta, spiegano i promotori, del "frutto di un lavoro di confronto che ha raccolto numerosi consensi tra i sindaci delle maggiori città capoluogo, le categorie economiche, da Confindustria ad Unioncamere, e le organizzazioni sindacali. Il tutto guardando con un occhio di riguardo all'obiettivo del riordino stesso, che è quello di migliorare la qualità dei servizi erogati ai cittadini e di contenere la spesa".

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