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Mercoledì, 24 Aprile 2024
ELEZIONI 2022

«Rotonde dedicate alle donne iniziativa di facciata. Servono supporti veri»

Le attiviste del gruppo "Tutta Nostra la città" criticano la scelta dell'amministrazione Giordani: «Tra l'altro molte di queste verranno smantellate per farci passare la seconda linea del tram»

«C’è bisogno di costruire una città davvero delle donne e per le donne». Sono le parole di Lia Toller, portavoce di Tutta Nostra la Città, e Alice Furlan, attivista. Due voci del neonato gruppo politico che fa riferimento a Potere al Popolo e Catai, che ha scelto di chiamarsi "Tutta nostra la città" e provare a presentare una lista per le prossime elezioni comunali con un proprio candidato sindaco (ancora non scelto). L'iniziativa dell'amministrazione Giordani di intitolare 30 rotonde a delle donne che si sono particolarmente messe in luce, non è piaciuta agli attivisti e militanti: «Seppur mossa da un’esigenza senza dubbio reale, è un'iniziativa inefficace e puramente di facciata - sostengono - .Prima di tutto perché, affermano, rimarrà il fatto che su più di 1500 vie di Padova solo 74 sono dedicate a delle figure femminili. Inoltre, il Comune non è stato in grado di ascoltare la cittadinanza, come spesso accade».

In particolare hanno segnalato come sia stata ignorata la proposta del progetto Decolonize your eyes che tramite una raccolta firme chiedeva di intitolare a Rosetta Molinari, partigiana e prima donna eletta nel Consiglio Regionale Veneto, non una rotonda dell’Arcella ma un luogo del rione Palestro, dov’è nata e cresciuta: «Ma la cosa più grave, che mette a nudo la natura esclusivamente propagandistica del progetto - dicono le attiviste - è che la stessa amministrazione che si è fatta promotrice dell’iniziativa dovrà eliminare a breve alcune delle rotonde, come quelle di via Tommaseo, perché possa passarci la nuova linea del tram. Non vogliamo che ci intestino rotonde solitamente anonime per ricordarci che per le donne non c'è spazio. Vogliamo che le vie della nostra città portino i nostri nomi e non quelli di guerrafondai e assassini come succede ad esempio nel quartiere Palestro. Ma soprattutto, perché Padova sia davvero una città delle donne, bisogna che il Comune si impegni a risolvere le necessità e i problemi materiali che gravano sulle cittadine, facendo ad esempio una battaglia con la Regione per implementare il numero di consultori favorendo una sanità pubblica territoriale diffusa; migliorando il servizio offerto dagli asili comunali che hanno attualmente delle liste d’attesa lunghissime. Vorremmo una città che dia supporto alle donne in difficoltà economica - concludono - una città che investe in servizi pubblici che contribuiscono a diminuire il carico del lavoro di cura. Una città che investa in una vera educazione di genere nelle scuole, e che non tolleri discriminazioni».

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