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Rotta balcanica, l'appello di Comune e Università per la salvaguardia dei diritti umani

Il Comune di Padova, il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e il Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova: «Basta violenze contro i rifugiati, il rispetto della dignità umana viene prima di ogni altra cosa»

Il Comune di Padova, il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e il Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova si dichiarano «profondamente indignati e preoccupati per le brutali violenze, pestaggi, torture e sofferenze inflitte sistematicamente alle persone che giungono ai confini dell’Europa, e in particolare della Croazia, attraverso la rotta balcanica.

Diritti umani

E' ampiamente documentato, da giornalisti, operatori umanitari e osservatori internazionali: allarmano le condizioni disumane in cui sono costrette da lunghe settimane, nel gelo di un rigido inverno, le persone che ogni giorno tentano il cosiddetto “game” per chiedere asilo in Europa. L'appello richiama quanto affermato solennemente dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani laddove si ricorda che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. 

Europa

Il Comune di Padova, il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e il Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova «chiedono l’intervento immediato dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa e di tutte le agenzie internazionali delle Nazioni Unite per mettere fine a questo intollerabile scandalo nel cuore dell’Europa; condividono e ripropongono le raccomandazioni formulate con puntualità dalla rete “RiVolti ai Balcani” e in particolare chiede all’Unione Europea di: mettere a disposizione immediata le risorse economiche e le strutture necessarie per soccorrere le persone bloccate in condizioni disumane nel nord ovest della Bosnia e assicurare almeno il rispetto della loro dignità; utilizzare tutte le misure necessarie per mettere fine alle violenze delle polizie coinvolte nei respingimenti fermando altresì i respingimenti a catena, le riammissioni
 e le espulsioni collettive e garantendo a tutti l’accesso alla procedura di asilo; sostenere con concreti aiuti e programmi economici gli Enti e le comunità locali della Bosnia ed Erzegovina dove si concentrano i rifugiati e richiedenti asilo in transito».

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