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Salvini, direttiva contro i cannabis shop. Bressa: «Solita propaganda, non asseconderemo la sua caccia alle streghe»

Un negoziante: «Siamo qui dal 2002, la legge lo consente e i nostri clienti sono tutto fuorché dei drogati. La direttiva di Salvini? Propaganda, è come se si volesse mettere fuori legge un carciofo visto che la canapa legale è priva di principio attivo»

La tanto declamata direttiva contro i cannabis shop annunciata dal ministro Matteo Salvini è arrivata. Invita alla vigilanza e a serrati controlli come azione di prevenzione contro gli stupefacenti. Una situazione decisamente curiosa visto che sono negozi legalmente riconosciuti e regolamentati dalla legge da moltissimi anni. 

Bressa critica Salvini

La reazione dell'assessore al commercio, Antonio Bressa, non lascia spazio a dubbi su come la pensano in amministrazione sul tema: «Salvini dimostra ancora una volta quanta sia la differenza tra gli annunci e la realtà. Straparla in tv promettendo la chiusura dei cannabis store ma in realtà si deve limitare a chiedere controlli, attenzioni e limitazioni da parte degli enti locali perché lui di più non può fare. Si tratta infatti della vendita di prodotti con un esiguo livello di principio attivo che è consentito dalle norme che fanno riferimento al Ministero della Salute. Salvini comunque non si preoccupi, il Comune di Padova continuerà la seria attività di controllo e di prevenzione insieme alle forze dell’ordine come ha sempre fatto, ma certo non asseconderà la sua personale caccia alle streghe. A nostro avviso chiudere questi store porterebbe ben più benefici alla criminalità organizzata che alla salute dei consumatori. Meglio controllare e regolare il fenomeno dentro le norme che lo consentono piuttosto che lasciarlo in mano a chi vende sostanze ben più forti e fuori controllo. Metta piuttosto risorse per investire in azioni di informazione, prevenzione e percorsi di recupero e si occupi come Ministro dell’Interno delle vere piazze di spaccio presenti nel nostro Paese». 

Negozi 

Un negoziante, Stefano, di Boomalek: «Siamo qui dal 2002, la legge lo consente e i nostri clienti sono tutto fuorché dei drogati. La direttiva di Salvini? Propaganda, è come se si volesse mettere fuori legge un carciofo visto che la canapa legale è priva di principio attivo». In questi esercizi si trovano prodotti realizzati con la canapa, come carta, tessuti, ed estratti per uso alimentare e cosmetico.  Di canapa è fatto materiale edile, cosmetici e pure cibo, mentre quella terapeutica, ritenuto un farmaco da vendersi dietro presentazione di ricetta medica, viene ottenuta da piante con una concentrazione di Thc tra 7 e 22 per cento per alleviare dolore, nausea, vomito ed effetti della chemioterapia. Ma questa la si può acquistare solo in farmacia sotto prescrizione medica. 

Dirimpettai

«Fino a centocinquanta anni fa - racconta Stefano - di canapa in Veneto ce n'era tantissima. Sui colli fino a centocinquanta anni fa era pieno di canapa. Figurati che le reti che i pescatori usavano nell'Adriatico erano fatte di canapa e quando erano danneggiate o avevano finito il loro ciclo di utilizzo perché usurate venivano lasciate in fondo al mare e diventavano cibo per i pesci. Oggi si usano i derivati del petrolio per fare le reti. Un esempio che spiega sia l'utilizzo che l'impatto ambientale, che è zero». Voi vendete erba da fumare? «Noi vendiamo infiorescenze a uso tecnico. Possono essere usate per fare tisane rilassanti, o se un cliente nel privato a casa sua vuole fumarla nessuno può impedirlo. Non stiamo parlando di una droga». Vista la posizione del negozio, è curioso notare che la tua dirimpettaia sia la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Abitava qui anche prima di essere presidente e ha sempre coperto ruoli importanti nelle istituzioni. Non c'è certo confidenza perché anche per carattere tendo a non essere invadente, ma se ci incrociamo certo che ci salutiamo. Lei è sempre molto gentile, questo sicuramente». 

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