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Sebastian Kohlscheen, Liberi e Uguali : "Rispetto per storie ed esperienza ma c'è un futuro da costruire"

Il segretario provinciale Sinistra Italiana: "Se Liberi e Uguali vuole crescere deve fare uno scatto in avanti anche dal punto di vista della proposta soggettiva che mette in campo"

Occupatici di chi le elezioni le ha vinte, siamo andati a vedere come stanno quelli che hanno fatto davvero un brutto risultato. Proviamo a capirlo con Sebastian Kohlscheen, segretario provinciale di Sinistra Italiana, una delle tre anime di Liberi e Uguali.

Gli errori

Quando Sinistra Italiana e Possibile si sono messi insieme con MdP, davvero non pensavate che questi vi avrebbero fatto sentire il loro peso? Che correvate il rischio di venire da loro cannibalizzati? “Non si è trattato di cannibalizzazione, anzi, abbiamo condiviso ogni passaggio del processo che ha portato alla costruzione della lista di Liberi e Uguali. E’ evidente che dentro una situazione come quella delle elezioni politiche del 4 marzo, e l’esigenza di costruire, con dei limiti anche in termini di tempo, una proposta politica alternativa allo storico centro sinistra e alle due forze politiche che si sono poi dimostrate egemoni anche sul nostro territorio, ci fosse una fretta, una necessità, di accelerare alcune decisioni. Che si sono basate fondamentalmente su dei rapporti di forza di tipo nazionale, a quel punto. Detto questo io continuo a rivendicare e sostenere che le liste, soprattutto quelle territoriali nostre, quelle per cui posso parlare maggiormente, fossero delle liste molto equilibrate, che al loro interno hanno saputo tenere insieme anche provenienze, competenze, credibilità diverse in una forma che ha dato anche pari dignità alle forze che componevano, compongono e spero comporranno Liberi e Uguali”.

Vita e lotta

Quindi Liberi e Uguali è vivo? “Sicuramente è ancora vivo, anche se bisognerà aprire una profonda riflessione per valutare che cosa non ha funzionato. Sono personalmente convinto che non si può e non si deve tornare indietro rispetto a un processo che si è aperto. Si deve però cambiare la forma metodologica che anima e fa vivere Liberi e Uguali”. Parafrasando un vecchio adagio, se è vivo, se e per chi lotta? “Liberi e Uguali deve continuare a lottare per quei milioni di persone che vivono sulla propria pelle le condizioni di precarietà, di povertà, che ricordiamo sempre più presente nel tessuto sociale del nostro Paese. Deve lottare per una accoglienza degna, per il diritto alla salute, per il diritto allo studio e a una casa. E’ questo il terreno su cui muoversi. Deve lottare per affermare che un modello alternativo alla destra leghista, quella fatta delle proposte fiscali a garanzia dei più ricchi e della persecuzione degli emarginati soprattutto se provenienti da Paesi esteri, e al tempo stesso alternativa alla proposta dei 5 Stelle, che per basata su delle condizioni e delle visioni che non sono quelle che appartengono a noi. Detto questo deve saper comunque interloquire con alcune di queste realtà, sicuramente tra le due, non ho dubbi su quale sia quella con cui avere un margine di interlocuzione, cioè quella dei 5 Stelle. Lo dicono anche le analisi del voto di questi giorni, un terzo dell’elettorato che votava a sinistra si è spostato lì”.

La Lega

Non vi sembra un errore non riconoscere che ad esempio in Veneto la Lega forse la gente la vota perché ha dimostrato di saper amministrare? “C’è un problema, secondo me, di percezione. Parlare alla pancia delle persone, essere anti casta, è stato il leit motiv dal punto di vista del linguaggio. Noi dobbiamo mirare ad altro, ad essere capaci di parlare a teste e cuori”. Perché non prendere ad esempio le esperienze come quelle di Coalizione Civica per formare le liste? “Dal punto di vista del metodo i processi come quello di Coalizione Civica a Padova sono quelli da prendere a modello, ma non sono percorsi semplici o brevi. La partecipazione va costruita, non è una cosa semplice. Ha bisogno di grande lavoro, non te la inventi e la pratichi tre mesi e via. Quella è retorica della partecipazione non un’azione di coinvolgimento reale. Coalizione Civica era alternativa al primo partito cittadino. Noi non ci siamo concentrati solo sull’essere anti qualcosa ma propositivi di altro”.

Tempi e movimenti

Chiudiamo con qualcosa di personale. Fino a qualche anno fa eravamo abituati a vederti protagonista sia nelle idee che nelle pratiche. Ti si vedeva sui giornali, sui media locali. Oggi che ci sarebbe bisogno di facce nuove e giovani, tu e altri come te, o scomparsi o nascosti dietro le quinte. “Non penso che perché si diventa grandi che si smette di fare movimento. Si cambiano le strutture e le analisi su come trasformare la realtà, ma non si mette in discussione l’appartenenza e la pratica politica nei movimenti... Stare in un partito non significa stare fuori dai movimenti, anzi, bisogna esserne parte e lavorare per essere utili agli stessi. Ad esempio, visto che siamo nei giorni attorno all'otto marzo, penso a “Non una di meno”, uno dei movimenti più veri e grandi, a livello globale, che anima il nostro presente e che è capace di parlare non solo di una problematica specifica, ma di un’idea di mondo è di società. I movimenti se vengono a mancare è un guaio per tutti perché sono ossigeno per la società. Al di là di me, penso sia uno dei temi all’ordine del giorno, se LeU vuole crescere deve fare uno scatto in avanti anche dal punto di vista della proposta soggettiva che mette in campo. C’è una storia che è passata e che va conservata come qualcosa di prezioso. E’ la cassetta degli attrezzi da tenere sempre vicino ma c’è un futuro da costruire a cui pensare".

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